Riabitare Antiche Pietre

Dopo quasi un anno di assenza dovuta a questioni organizzative riprendiamo le pubblicazioni sul blog Riabitare Antiche Pietre:CC RAP 2015.03.30 WP Copertinauno strumento di servizio, tramite il quale proporre soluzioni immobiliari in campagna e in montagna, terreni, aziende agricole dismesse, rustici da recuperare, borghi abbandonati da riportare a nuova vita in qualità di residenze in cohousing, fattorie didattiche, ecovillaggi all’insegna di un’edilizia sostenibile, nel rispetto della Natura e adottando soluzioni tecnologiche non invasive, specialmente per l’approvvigionamento energetico e idrico e per il riscaldamento.
Non trascurabile il fatto che le proposte nascono da situazioni di contenzioso immobiliare, il che rende decisamente meno sensibile l’incidenza del costo di acquisto.
Segnaliamo in particolare il cambiamento della piattaforma da Myblog a WordPress, ed il primo articolo: Riabitare per CondiVivere, che parla di quello che non è un salto nel buio ma nella Luce.

ACS

Gli ulivi? Li abbiamo finiti…

Xylella: non è un trans anche se qualcuno si è inventato che sarebbe giunto dal Brasile, ma un batterio. Letale per gli ulivi.
Creato in laboratorio, prediligerebbe gli ulivi salentini. e non si sa bene per quale ragione sarebbe stato creato dalla solita demoniaca Monsanto. Non entro nel merito della questione, chi desidera approfondire può trovare notizie su butac, uno dei siti che sputtanano le bufale.Cesec-CondiVivere 2015.03.27 Ulivi eolico 002Grazie ad una segnalazione voglio invece raccontare la storia di un cittadino qualunque, proprietario di ulivi che la Forestale ha deciso che devono essere abbattuti. Perché lo chiede l’Europa, è ovvio.
Secondo me si dovrebbe procedere ad un nuovo ratto di Europa, tenendola segregata in qualche buco sulla Sila, in Aspromonte o da qualche parte in Sardegna, ma questo è un altro discorso, della serie chi vuol esser servo sia….
No, quello che mi preme è raccontare la storia di un signore qualsiasi, casualmente avvocato, che impugnando la penna sta facendo valere le proprie ragioni di Uomo e di cittadino. Si vabbè, cittadino itaGliano, però sta pur sempre dimostrando di avere gli attributi.
Non sto a riferirla, mi limito a riportare il link dal quale si evince la vicenda: lostrillonenews.
Aggiungo solo una considerazione finale, e qualcuno potrà anche darmi del complottaro, ma assicuro di non esserlo: le regioni del Sud, Puglia in testa, sono fra le più appetite per l’impianto di quella discutibile forma di approvvigionamento energetico che va sotto il nome di eolico. Ne ho parlato più volte su queste pagine, l’ultima l’8 gennaio scorso nell’articolo Reventino: la gente dice no all’eolico.Cesec-CondiVivere 2015.03.27 Ulivi eolico 001Oltre a devastare irrimediabilmente il paesaggio, a mutare le condizioni climatiche, a provocare una impressionante moria di volatili, il suo rapporto costi/benefici è esiziale.
Ma ai parchi eolici è estremamente interessata la mafia. Lo provano le numerose denunce ed i non pochi procedimenti penali in corso. Per averne cognizione è sufficiente visitare il sito Via dal Vento.

Alberto C. Steiner

Deforestazione ed utilizzo delle terre disboscate illegalmente: Europa killer

Secondo un rapporto appena pubblicato da Fern, organizzazione non governativa con sede a Bruxelles, dal titolo: Stolen Goods: the EU’s complicity in illegal tropical deforestation, Beni Rubati: la complicità dell’UE nella deforestazione, ogni due minuti viene illegalmente disboscato l’equivalente di un campo da calcio per la fornitura al mercato europeo di carni bovine, pellame, olio di palma e soia per alimenti, mangimi, scarpe di pelle e biocombustibili.Cesec-CondiVivere 2015.03.27 Deforestazione 001I cinque paesi  europei che risultano essere i maggiori consumatori delle suddette materie prime sarebbero Olanda, Italia, Germania, Francia e Regno Unito.
Ne parla con precisione, un documentato articolo pubblicato sul blog L’Ippocampo al quale rimandiamo.

ACS

L’Expo che verrà: ci sarà da mangiare…

Però riguardo alla luce tutto l’anno nulla sappiamo… Inaugurazione dell’Expo di Milano prevista per il primo maggio prossimo: 130 paesi partecipanti e centinaia di aziende si daranno appuntamento per riflettere e pianificare il futuro dell’alimentazione, con l’obiettivo di nutrire il pianeta, focalizzandosi sull’asse principale del diritto ad un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra.Cesec-CondiVivere 2015.03.26 Expo 002Così dicono gli slogan, ma sarà la verità? Sui media leggeremo resoconti, ma difficilmente affidabili visto che molti di questi saranno profumantamente pagati dagli stessi organizzatori di Expo. Il nostro parere, per usare un garbato eufemismo, è che i presagi non sono buoni.
Anzitutto sarà l’Expo delle multinazionali. E non potrebbe essere diversamente. Basta scorrere l’elenco dei partecipanti per capire come dietro allo slogan nutrire il pianeta si celi lo stesso clan che da decenni il pianeta lo affama o lo (mal)nutre di cibo di dubbia qualità e di sicura insostenibilità ambientale. Pensiamo solo al fatto che anche McDonald’s sarà presente a Expo come espositore e come sponsor, ed alle altre grandi firme già in prima fila: Barilla, tramite la propria fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, si occuperà addirittura di coordinare i lavori per la stesura del protocollo mondiale sul cibo, insieme di linee guida per la produzione sostenibile di cibo per il pianeta. Come chiedere all’oste se il vino è buono…
Ma Expo ha siglato anche una partnership con Nestlè che, attraverso la controllata San Pellegrino, diffonderà 150 milioni di bottiglie di acqua con la sigla Expo in tutto il mondo; l’impronta ecologica di ogni litro di acqua in bottiglia è da 200 a 300 volte più impattante di quella del rubinetto, non ci pare quindi una grande idea sponsorizzare un’ulteriore crescita dei consumi di plastica.
Nestlè inoltre, per chi non lo sapesse, promuove da qualche anno l’istituzione di una Borsa per l’acqua, strutturata esattamente come quella del petrolio. In pratica, come andiamo da tempo sostenendo, la borsa della sete, suscettibile addirittura di innescare conflitti armati per l’appropriazione di questo bene irrinunciabile. In parte già avviene a Chicago.Cesec-CondiVivere 2015.03.26 Expo 001E veniamo agli sponsor. Poiché Expo significa visibilità numerose multinazionali hanno donato grandi quantità di denaro all’organizzazione. Tra queste Ferrero con 3,8 milioni di euro, Coca-Cola con 6 mlioni e un contributo del 12% per ogni lattina venduta nel suo padiglione, Nestlè-San Pellegrino 5 milioni di euro, Illy 4,7 milioni e persino Martini con 1,2 milioni, in quanto è noto che gli aperitivi costituiscono un ottimo metodo per smorzare i morsi della fame, soprattutto nel terzo mondo. Non poteva mancare l’ineffabile Coop, che ha speso più di tutti: 12,4 milioni di euro per aggiudicarsi la qualifica di Official Food Distribution Premium Partner. Mica pizza e fichi, la qualifica consente di allestire all’interno dell’ambito fieristico uno spazio espositivo denominato Il supermercato del futuro.
Quanto alla comunicazione si sa, giornali e televisioni puttane sono, puttane restano e da puttane si comporteranno. Ce n’è per tutti: 5 milioni di euro per mamma Rai, 2 a Feltrinelli, 850mila euro a Mondadori, mezzo milione a Corriere della Sera e Repubblica, poco meno per Ansa, e poi a scendere Mediaset, Tm News, Il Sole 24 Ore, Il Foglio, Il Giorno. Seguono altri in ordine sparso, e non siamo al Giro d’itaGlia, senza dimenticare che 55 milioni sono già stati asssegnati a vari media nazionali in una operazione che puzza palesemente di investimento mirato a comprare un miglioramento nell’immagine di Expo dopo i tanti scandali. Giusto per dovere di cronaca: non è stata indetta nessuna gara d’appalto.
E con questo il rigore giornalistico nel denunciare eventuali nuovi scandali nell’organizzazione è garantito. Possiamo stare sereni.Cesec-CondiVivere 2015.03.26 Expo 003La grancassa mediatica ha sempre parlato, addirittura, di 100mila posti di lavoro. Si, come il milione di quelli berluscoidali… addirittura 102mila secondo una ricerca dell’Università Bocconi. A quanto pare gli unici ad aver trovato da lavorare durante l’Expo sono coloro che hanno accettato di farlo gratis: un esercito di oltre 16mila volontari, rimborsati con un buono pasto al giorno. E qui, ci dispiace dirlo, ma chi vuol esser schiavo sia…
Gli assunti regolari da parte dell’organizzazione sono solamente 793, con contratti a termine per la durata della fiera e con salari tra i 400 e i 500 euro mensili.
Però qualche vantaggio l’Expo lo ha comunque portato, alle imprese che hanno cementificato selvaggiamente, infierendo l’ennesimo colpo al già devastato territorio lombardo: 1.700.000 metri quadri di superficie per gli stand, 2.100.000 per strutture di servizio e supporto sull’area ex Alfa Romeo di Arese, opere ricettive per un fabbisogno stimato di 124.000 posti letto al giorno, realizzazione della terza pista a Malpensa e collegamento diretto Malpensa-Fiera, parcheggi presso il sito Expo e in corrispondenza di nuovi centri di interscambio, nuove tangenziali per Milano, Pedemontana e BreBeMi per complessivi 11 miliardi di investimenti per progetti già completati o in corso di realizzazione. Un’immane opera di smantellamento del patrimonio agricolo lombardo, destinata a segnare per secoli quella che un tempo era una delle pianure più verdi d’Italia.
Però ci saranno il laghetto circondato da prati e un nuovo naviglio che farà assomigliare tutto alla Venezia di Las Vegas. Non è vero: a tutt’oggi pare che il lago non vedrà mai la luce, mentre per quanto riguarda i nuovi navigli si stanno ancora cercando i soldi.
Se, inoltre, a un soggetto come Vittorio Sgarbi sono stati versati quasi due milioni per imprecisati progetti culturali, alla bolognese Best Union, strettamente collegata a Comunione e Liberazione è stata attribuita la vendita in esclusiva dei biglietti on-line. Ovvio, senza gara… ma che domande fate?
Per quanto riguarda il magistrato Raffaele Cantone, nominato come commissario straordinario anticorruzione quando i buoi erano già scappati, ha certificato anche grazie alla collaborazione della DNA, l’antimafia, come ben 46 aziende collegate alla malavita, 32 delle quali affiliate alla vera padrona di Milano, la ‘ndrangheta, siano riuscite ad aggiudicarsi appalti per oltre 100 milioni di euro.Cesec-CondiVivere 2015.03.26 Expo 004E se è vero che i posti di lavoro direttamente creati dall’Expo saranno solo una manciata e mal retribuiti pare però che migliaia ne arriveranno dall’indotto, tra bar, hotel, cooperative di costruzione, eccetera e sino alle immancabili slot. Sarà… fatto sta che per ora l’unico settore che incrementerà i propri guadagni sarà quello della prostituzione. Secondo un’inchiesta del Corsera saranno addirittura 15mila le professioniste del sesso a pagamento che sbarcheranno a Milano per allietare le pause dei milioni di turisti previsti per l’evento. E anche in questo caso, ovviam,ente, ci sarà lo zampino della malavita.
Bene, questo è quanto. Sono alcuni anni che ne parliamo, per la precisione da quando Milano presentò la propria candidatura. Siamo stati trattati da cinici e retrogradi profeti di sventura, esattamente come il mondo della politica e degli affari ha trattato i vari comitati territoriali che si sono opposti all’Expo.
E parliamoci chiaro: associazioni, comitati di quartiere, centri sociali, intellettuali (quelli non mancano mai) non servono più a niente. Dovevano svegliarsi prima, rischiando e battendosi come hanno fatto i Valsusini contro la TAV, non secondo la protesta alla milanese: a chiacchiere e spritz da Radetzky o al Rosmarino.

Alberto C. Steiner

Un uomo solo nel bosco

Una delle esperienze sicuramente più significative per Luigi Ugolini, avvocato e cacciatore, scrittore e pittore, fu il carcere al quale venne condannato nel 1940 in quanto antifascista, per alcuni suoi articoli contrari all’alleanza con Hitler e all’entrata in guerra con i tedeschi, e dove trascorse due anni temendo spesso di venire fucilato.Cesec-CondiVivere 2014.03.25 Un uomo solo nel bosco 001Nato a Firenze nel 1891 da un’antica e nobile famiglia aretina, la sua versalità di scrittore lo portò a dedicarsi completamente alle lettere e al giornalismo, collaborando con Il Messaggero, La Gazzetta del Popolo, La Nazione, Il Lavoro, la Lettura, Diana, Il Cacciatore Italiano e La Nuova Antologia, la più prestigiosa delle riviste culturali del Novecento. Appassionato cacciatore scrisse romanzi e manuali venatori, novelle di caccia, eleganti libri di ricette di selvaggina, ma anche saggi sulla vita di personaggi celebri: Dante, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Petrarca, nonché opere teatrali e di didattica per ragazzi. La sua produzione è stimata in oltre centocinquanta opere.
Tre sue opere legate alla caccia meritano una menzione particolare: Il Nido di falasco del 1932 e Musoduro del 1934, dalle quali vennero tratti dei film, e Un uomo solo nel bosco, romanzo di un boscaiolo cacciatore del 1941.
Desidero parlare di quest’ultimo, ormai introvabile, perché la sua trama suggerisce a quello che l’Autore chiama l’Uomo Naturale, ovvero quell’uomo creato per comprendere i codici intangibili della Natura, di stabilire un legame inviolabile con l’ambiente della sua vita. Nel caso specifico gli alberi, che diventano il sentire di un’anima semplice, fatta corteccia e corpo attraverso la figura di Natale, un essere solitario al confine fra l’elfo e la creatura arboricola: egli si muove tra le foglie annotando con lo sguardo del contemplatore solitario i mormorii degli arbusti, le voci delle fronde e quelle degli uccelli in una foresta sempre misteriosa, metafora dell’inconscio, del vagare onirico. Il bosco è visto come via di fuga e rifugio, in bilico tra la prigione e la liberazione. Non mancano scene di caccia, motivata dalla necessità di sopravvivere e vissuta ed osservata in silenzio con rispetto e gratitudine.
Un libro difficile da leggere, perché gli occhi tendono a chiudersi per lasciare spazio ad immagini dell’anima, a visioni di profonda comunione con la Natura.
Un libro magico che ricorda la foresta casentinese e che per certi versi richiama la Regola Camaldolese e la nota affermazione di Bernardo di Clarvaux: troverai più nei boschi che nei libri. Un libro per ragazzi dagli 8 agli 80 anni, come recita l’Autore, che fa meditare su quanto di prezioso la Natura ci offre.
E del rispetto che ci chiede in cambio.

ACS

Hortus Urbis. Ma anche su terrazzi e balconi è boom.

Saranno anche grossolane, le incubatrici del nostro orto sul terrazzo, ma intanto da novembre ad oggi l’insalata è al quinto taglio. Ed ora abbiamo messo a dimora fragole, aromatiche, piselli e pomodori.Cesec-CondiVivere 2015.03.24 Orti urbani 002A quanto pare siamo nella media, perché sembra che sia il momento dell’orto. Secondo un’indagine condotta da Coldiretti e Censis il 46 per cento degli italiani accudisce spazi verdi nei giardini e su terrazzi e balconi. Lo fanno perché desiderano mangiare prodotti sani e genuini, per passione e per risparmiare.
Parlo quindi nuovamente di orto urbano, un mezzo piacevole e visibile per permettere la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, attuato grazie a scelte urbanistiche che vincolano suoli altrimenti destinati a cadere o nelle mani della speculazione edilizia o nel nulla contribuendo al degrado del paesaggio.
Per creare un orto urbano basta poco, e non servono progetti di archistar vere o presunte, come quello attuato a Firenze dove Comune e Coldiretti hanno firmato uno scenografico Community Garden nella zona di Borgo Pitti, in pieno centro della città. Per creare un orto servono la vanga e la camicia bagnata di sudore sulla schiena, non il CAd o il rendering.Cesec-CondiVivere 2015.03.24 Orti urbani 001Non dimentichiamo che nel nostro passato c’erano gli orti di guerra: spazi urbani accuditi dai cittadini e privi di qualsiasi delimitazione, recinzione o lucchetto.
L’orto privato assomma l’attenzione alla qualità del cibo, per intenderci quella che orienta buona parte delle scelte per la spesa, cura per l’ambiente attraverso un riappropriarsi di spazi altrimenti inoperosi e suscettibili di degrado ambientale e sociale, la riduzione dei costi di approvvigionamento alimentare e la soddisfazione dell’autoproduzione.
Anche il fisco è favorevole: grazie agli incentivi fiscali che possono arrivare al 65% di detrazione Irpef, i cittadini che devono ristrutturare il terrazzo possono optare per il giardino pensile: ambiente migliore, isolamento termico naturale e minori infiltrazioni di acqua piovana e possibilità di servire in tavola frutta e verdura prodotte in casa.
Se in anni recenti l’orto individuale ha segnato un salto di qualità, da hobby di una minoranza a stile di vita sempre più diffuso, l’orto urbano costituisce una vera e propria rivoluzione verde che nasce al confine tra le decisioni pubbliche e le azioni private. Dati in affidamento gratuito o in comodato ad associazioni o gruppi di cittadini, o addirittura acquistati attraverso lo strumento del GAT, Gruppo Acquisto Terreni, si sono triplicati nell’ultim biennio passando da una superficie complessiva di 1,1 milioni di metri quadrati a 3,3 milioni. Un boom favorito dai bandi dei comuni, per dovere di cronaca emessi nell’81 per cento dei casi nel Centro-Nord, e da un’idea più evoluta, concreta e meno ideologica della cittadinanza attiva. Se a Roma sono stati censiti ben 150 appezzamenti, a Bologna un bando per l’assegnazione di 108 piccoli lotti di terreno di proprietà comunale ha visto candidarsi oltre duemila famiglie.Cesec-CondiVivere 2015.03.24 Orti urbani 003Non trascurabile, inoltre, il fatto che gli spazi dell’orto urbano non vengono sottratti solo all’incuria, ma anche al controllo della microcriminalità che spesso li utilizza per spaccio ed altre attività illecite, costituendo una forma morbida di controllo del territorio.
Tornati ad essere luoghi della comunità gli orti cittadini possono addirittura diventare strumenti di politica urbanistica: modificano l’aspetto del territorio e la stessa geografia urbana, e ove adeguatamente curati contribuiscono ad attenuare l’effetto di squallore che siamo abituati a percepire approssimandoci ai grandi centri urbani, in treno o in autostrada.
Gli orti urbani costituiscono inoltre una potenziale leva per creare lavoro in uno dei pochi settori, appunto l’agricoltura, dove il trend dell’occupazione in Italia è decisamente di segno positivo.
E poi c’è l’adozione di aree verdi, parti di giardini che vengono curati dai privati anche attraverso sponsorizzazioni, con un doppio vantaggio per le amministrazioni comunali: risparmio sui costi per la manutenzione del verde e certezza di protezione del territorio. Padova e Casale Monferrato hanno deciso di ringraziare i cittadini che si occupano a proprie spese di giardini pubblici o alberi di strada con uno sconto sulla tassa per i rifiuti.
E per avere la certezza che non costituiscano solo un diletto ecochic, basta pensare che ai tavoli del breakfast del Waldorf Astoria, albergo sito in uno degli edifici-simbolo di New York, ogni mattina si serve il miele fatto in casa, ovvero sul tetto, grazie a una delibera municipale che ha ammesso l’apicoltura urbana. Sempre a New York i tetti dei grattacieli di grandi società o di istituzioni pubbliche, dalla Bank of America al Whitney Museum of Art, sono diventati orti.Cesec-CondiVivere 2015.03.24 Orti urbani 004E nelle scuole, perché no? Li chiamano Orti in Condotta, MiColtivo, Ortogonale: di fatto nelle scuole italiane si sta sperimento questo strumento di didattica ambientale. Scorrendo la lista degli orti scolastici che fanno capo al movimento Slow Food se ne contano 500, alcuni dei quali contribuiscono a coprire una parte delle forniture per la mensa, ed altri che arrivano a coltivare addirittura sette ettari, come la Principe di Piemonte a Roma.

Alberto C. Steiner

Grand Central Terminal, rapporto da un pianeta estinto.

Leo Szilard avrebbe voluto essere ricordato per  un brevetto firmato insieme con Albert Einstein: quello di un frigorifero.
E invece… la reazione a catena degli atomi, la pila atomica, il ciclotrone, il microscopio elettronico, equazioni e formule scientifiche erano il suo pane quotidiano. Prima fisico e poi biologo, e tra quel prima e quel poi le bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Dopo la guerra scoprì una nuova arma: la penna, che dedicò magistralmente alla biologia e ad una sempre più intensa battaglia contro l’uso militare dell’energia nucleare, dando vita ad una serie di racconti di fantascienza. Grand Central Terminal è uno di questi, compreso nel libro La voce dei delfini e altre storie. “Non crediate che il mio libro esalti l’intelligenza dei delfini” affermò l’autore “denuncia la stupidità degli uomini”.Cesec-CondiVivere 2015.03.23 Grand Central Terminal 001Questo libriccino destinato ai bambini venne pubblicato da Giunti oltre mezzo secolo fa,nel 1961, e narra la vicenda di un equipaggio alieno giunto sulla Terra dopo dieci anni di viaggio, trovandovi estinta ogni forma di vita a causa di un conflitto termonucleare che ha visto tutti vincitori…
Essendo atterrati a New York iniziano la loro indagine da uno degli edifici più imponenti di quel che rimane della città: la Grand Central Terminal, ovvero la maggiore stazione ferroviaria, deducendone che i terrestri non dovevano essere tecnologicamente molto avanzati, se affidavano i trasporti “ad un sistema primitivo costituito da rudimentali macchinari a motore che si muovevano su guide metalliche trascinando veicoli su ruote con grande dispendio di energie dovute agli attriti, alle dispersioni termiche e ad altre concause che sarebbe troppo lungo spiegare”.
La cosa che li colpisce maggiormente è l’esistenza di loculi, rigorosamente ripartiti in Ladies e Gentlemen, dove si entra grazie ell’inserimento nella porta di un disco metallico che fa ruotare altri dischi metallici. Vale a dire un coin, cioè una moneta. Comprendono che quei loculi erano deputati alle deiezioni e, dopo attente ricerche condotte anche in abitazioni private dove i loculi esistono ma l’inserimento del disco metallico non è previsto, ipotizzano che i terrestri attribuissero una valenza rituale alla defecazione in luoghi pubblici. La stessa valenza attribuita ai dischetti metallici, utilizzati anche per scambi di beni e servizi, convincendosi che i terrestri non dovevano essere particolarmente razionali, perché non avrebbero collaborato in imprese di cooperazione senza uno speciale incentivo.
Sui dischi sono raffigurate diverse immagini e la parola Libertà, che ritrovano anche in altre occasioni, deducendone che quella parola avesse un significato tenuto in gran conto sul pianeta.
Dall’analisi di dipinti ed immagini fotografiche scoprono inoltre che esistevano tre specie di terrestri: una con la pelle affumicata e due con la carnagione chiara, una delle quali dotata di ali. Ma quest’ultima dev’essersi estinta da tempo, deducono dall’analisi degli scheletri.
Un libriccino da leggere ad un bambino, o al bambino che è in noi. Per chi è capace di ritrovarlo.

ACS

NemicoPubblico. Pecorelle, lupi e sciacalli.

Non sempre le ciambelle riescono col buco. In questo caso nella montagna, per realizzare un’opera inutile, costosissima e suscettibile di creare notevoli danni ambientali e alla salute pubblica.
Ma sbattere il mostro in prima pagina funzionava all’epoca della carta stampata e funziona ancora meglio grazie a televisione, internet, social. Funziona grazie all’incapacità di discernimento, con sempre maggiore successo indotta da chi le notizie non le riferisce ma le monta per creare flussi di opinioni e, spesso, distogliere l’attenzione dalle questioni reali generando falsi obiettivi, clima di paura, nemici inventati di sana pianta.

La copertina del libro NemicoPubblico. Pecorelle, lupi e sciacalli

               La copertina del libro NemicoPubblico. Pecorelle, lupi e sciacalli

E’ il caso del bel libro NemicoPubblico. Pecorelle, lupi e sciacalli pubblicato da Spinta dal Bass, il movimento NoTav che da anni lotta in Valle Susa per contrastare la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino – Lione.
In 107 pagine scritte a più mani l’analisi di un attacco mediatico in piena regola che è riuscito a creare ad arte il “mostro” per distogliere l’attenzione dalla lotta alla TAV che, nel 2012, stava riscuotendo simpatie e solidarietà in tutta Italia. Una manovra subdola e perfettamente riuscita che seppe smuovere gli istinti più bassi e beceri degli itaGliani, annebbiando le loro già scarse e residue capacità di analisi e critica sui movimenti sociali e sui meccanismi di manipolazione dell’opinione pubblica.
Una spirale di “informazione” che sacrificò intenzionalmente l’obiettività alla soggettività, mostrando la parte decontestualizzata anziché il tutto. Un vortice gelatinoso che fagocitò tutti tanto da riuscire ad imporre senza coercizione quello che alla fine si configurò come un pericoloso pensiero unico. Nel vortice caddero tristemente anche la maggioranza degli operatori dell’informazione, compresi quelli della cosiddetta sinistra progressista, che con differente livello di intenzionalità e consapevolezza scelsero di amplificare l’eco di una non-notizia, a scapito della verità.
NemicoPubblico, il libro notav che ha fatto infuriare politici e magistrati, è liberamente scaricabile in formato Pdf dal sito spintadalbass, gratuitamente ma con un’avvertenza: “Tenete presente che pur essendo scaricabile e da far girare liberamente “una mano sul cuore e una sul portafoglio” per le spese legali sono ben accette“.

Alberto C. Steiner

Medioevo prossimo venturo? È già arrivato

Partiamo da una premessa dal sapore filosofico anche se, argomentando di sopravvivenza, c’è ben poco spazio per la filosofia: la filosofia va bene quando si ha la pancia piena e a noi piace il fare, non le chiacchiere.Cesec-CondiVivere 2015.03.20 Medioevo prossimo venturo 001Come nel Medioevo, vediamo i primi segni di incastellamento: luoghi sicuri cinti da mura, nella versione moderna con portineria, sensori anti-intrusione e telecamere, villette circondate da mura (a quando il fossato con i coccodrilli?), pubblicizzate come luogo di assoluta tranquillita’ e sicurezza, luoghi in realtà niente affatto inespugnabili sorti in ossequio ad una mentalita’ chiusa che ha sviluppato il marketing della paura, chiusi come prigioni, ma in realtà solo prigioni dell’anima.
Quello che da tempo andiamo propugnando non è un concetto di isolamento, bensì di comunità, e niente affatto chiusa o isolata. Semplicemente una comunità dove le menti ed i cuori non sono stati messi all’ammasso. Comunità orgogliose della propria identità, libere dalla paura, aperte a chiunque nell’ambito del reciproco rispetto, pensate per essere libere dai condizionamenti mediatici, i cui abitanti amano se stessi e quindi il mondo.
Sembra che sia destino di ogni cultura umana seguire un percorso ciclico, da una fase iniziale di novità, espansiva e innovativa, ad una fase di assestamento per poi giungere alla fase terminale di disgregazione, arroccamento su idee ormai svuotate del contenuto, chiusura verso il mondo, individualismo, solo più un fantasma, parodia di se stesso, destinato ineluttabilmente a crollare, spazzato via come un fragile gigante di argilla.Cesec-CondiVivere 2015.03.20 Medioevo prossimo venturo 002Prendiamo per esempio il caso italiano: in soli quattro lustri, il cosiddetto governo è diventato la parodia di se stesso, arroccato contro un nemico esterno che non è mai esistito ma solo creato ad arte per distogliere l’attenzione, contro un fantomatico partito eversivo dei magistrati, contro quei comunisti che sono in realtà, come sempre sono stati, solo scarti di sacrestia.
Le frasi d’ordine ripetute incessantemente come dei mantra sono: “Non si puo’ contraddire la volontà popolare”, come se quella massa ormai amorfa e istupidita chiamata popolo fosse in grado di esprimere un parere autonomo, ma questa è la truffa mistificatrice di tutte le cosiddette democrazie… Altra frase topica: “Bisogna pensare a lavorare”, e infatti oggi un giovane su cinque è disoccupato…, e per finire: “Bisogna fare le riforme”.
Nel Medioevo il sovrano era investito della sovranita’ in quanto eletto da dio, ovvero incoronato dal suo rappresentante in terra, il papa. Ma oggi, dove il valore alto della cultura non è certamente un dio sia pure in versione trascendente, bensì il Popolo, ecco che l’investitura ovvero il voto degli elettori assume la stessa valenza simbolica.
Ma in una piccola comunità questo voto non serve a delegare, ma solo a stabilire chi gode della fiducia e si assume una responsabilità. In altre parole chi fa che cosa, sotto il diretto controllo degli altri membri della comunità stessa, a loro volta singolarmente responsabili di un aspetto della vita sociale. Incapaci o truffaldini non verrebbero puniti semplicemente non rinnovando loro la fiducia ma verrebbero estromessi dalla comunità, senza trascurare la rifusione del danno. Legge tribale? E perché no?
Ferma restando la massima libertà, il libero arbitrio responsabile di ciascun individuo, in ossequio alla nota massima di Aleister Crowley: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge” con il corollario spesso volutamente dimenticato: “Amore è la legge, amore sotto la volontà”.
Quindi, non solo il sovrano non è infallibile, ma spesso – almeno dalle nostre parti – è nudo. E, sempre dalle nostre parti, vige il concetto della massima libertà. Ma libertà non significa affatto lassismo, permessivismo, fa cio’ che vuoi, né tantomeno Peace&Love a prescindere.

ACS

Se Prato è a rischio terrorismo…

Ma come? Il 7 dicembre 2012 venne inaugurato a Prato, dalla Banca Popolare di Vicenza, uno sportello dedicato ai cinesi, che in quella città rappresentano almeno ufficialmente l’operoso 5 per cento della popolazione.
Tutti a lavorare, chini sul fatturato… E proprio oggi vengo a sapere che il 14 marzo sono arrivati trenta parà del 183° reggimento Nembo di Pistoia in missione anti terrorismo e che resteranno fino a giugno. Secondo informazioni governative una necessità, dovuta ad un allarme reale.

Un miliare nei pressi della stazione - Foto: Pratonotizie

Un miliare nei pressi della stazione – Foto: Pratonotizie

Oltretutto equipaggiati non come siamo abituati a vederli, con la sola pistola d’ordinanza ed accompagnati da un rappresentante delle forze dell’ordine, bensì da soli e con armi lunghe come prevedono le regole d’ingaggio militari. Ne deduco quindi che il compito e le regole sono militari, non di ordine pubblico.
Lo stesso sindaco Matteo Biffoni, stupito, ha chiesto lumi ai vertici militari dichiarando ad un giornale locale: “Mi sono informato sul perché fosse necessario portare l’arma lunga e il comandante dei parà mi ha spiegato che si tratta di regole di ingaggio inderogabili quando si tratta di anti terrorismo”.
Infatti i parà sorvegliano alcuni obiettivi sensibili e tra questi le cosiddette infrastrutture: stazioni Centrale e Serraglio, Duomo ed altri, sorvegliati con percorsi che mutano quotidianamente.
Questo accade a Prato, città operosa più del Veneto e della Brianza messe insieme, dove oltre che lavorare non si fa nulla, tanto è vero che persino l’ex sindaco Roberto Cenni esprimere il proprio scetticismo con un tweet: “Prato è veramente una città a rischio terrorismo?”
Me lo chiedo anch’io. Se Prato è una città a rischio terrorismo, qual’è il rischio che alla gente non viene reso noto di città come Firenze, Roma o Milano in predicato all’apertura dell’Expo?

ACS