A passo d’asino, per andare lontano

Tra le attività ecosostenibili e sociali da inserire in quella che chiamiamo ormai la nostra cascina in provincia di Bergamo un posto di assoluto rilievo, insieme con l’agriasilo, è occupato dall’onoterapia, la pet-therapy effettuata utilizzando gli asini.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 002Abbiamo incontrato alcuni esponenti della Cooperativa Sociale Onlus A Passo d’Asino, formata da persone appassionate e competenti che operano in varie sedi: aziende agricole, scuole, parchi compreso quello di Monza offrendo interventi assistiti, trekking someggiato, ricerca e consulenza veterinaria, attiviutà per bambini, gruppi, singoli.
L’onoterapia riveste per noi un significato di particolare importanza per le sue componenti ecologiche, sostenibili e di condivisione nel rispetto degli animali.
L’asino è un animale accogliente, empatico ed affettuoso che ama il contatto fisico e la sua socievolezza e disponibilità lo rendono un animale dotato di notevoli capacità relazionali e l’attività di mediazione, ovvero pet-therapy, con gli asini può essere rivolta a tutte le persone di qualsiasi età, in buona salute o che presentino problematiche psicomotive, relazionali, affettive, cognitive, fisiche, organiche.
Il progetto A Passo d’Asino parte dal presupposto che l’asino ha in sé il passo come andatura naturale, un passo lento e sicuro col quale si muove verso obiettivi precisi.
Chiunque può affiancare un asino in cammino e anche le persone che vivono in situazioni di disagio avranno la possibilità di trovare nell’asino un amico a cui aggrapparsi: ciò significa procedere a passo d’asino e da qui ha origine il progetto.
Insieme con l’asino, compagno dell’uomo lungo la storia, la Cooperativa si pone come obiettivo l’essere a servizio della persona, offrendo attività che abbiano nel miglioramento della qualità della vita un comune denominatore.
L’asino non è da intendersi come strumento ma come protagonista, e prioritaria è la sua rivalutazione e tutela globale.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 003L’asino coinvolge la persona nella sua totalità fisica, cognitiva e psicologica. Mentre il cavallo reagisce alla sensazione di pericolo scappando, l’asino resta dove si trova trasmettendo sicurezza e tranquillità; per tale ragione è maggiormente indicato in situazioni che richiedono un intervento nella sfera emotivo-relazionale.
Sembra banale: l’asino ha il mantello e ciò consente di accarezzarlo trasmettendo e ricevendo sensazioni piacevoli; il tatto è legato alla dimensione emotiva, riportando ai momenti di intimità con la figura materna e concorre alla strutturazione dell’identità.
A differenza di altri animali usati per le TAA, Terapie Assistite con Animali, l’asino contiene, vale a dire che è sufficientemente dimensionato per offrire accoglienza e protezione; può essere abbracciato da terra e montato, inducendo rilassamento attraverso il contatto, ed è inoltre sufficientemente robusto per sopportare pesi in modo da accogliere e restituire accoglienza.
Infine l’asino è curioso, socievole, rispettoso e ciò lo rende adatto nei casi in cui il paziente non sopporti intrusioni nel proprio spazio vitale ed abbia bisogno di procedure di avvicinamento graduali e delicate.
Nel contempo l’asino cerca il contatto fisico, ha bisogno di essere in comunicazione emotiva con gli umani, di essere toccato e coccolato.
Per finire, quando un bambino ed un asino si incontrano nasce un legame speciale, difficile da spiegare a parole, ma così forte che sorprende tutte le volte. L’ennesima dimostrazione in tal senso si è avuta a Milano dal 7 all’11 luglio, quando dodici bambini si sono incontrati al Parco Nord per condividere esperienze e prendersi cura di Ledi, Guendalina ed Ulisse.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 001Ringraziamo Paolo Regis e Ilaria Raffa per il gradevole e proficuo incontro che abbiamo avuto presso la “nostra” cascina bergamasca come premessa alla prossima fattiva collaborazione.

Alberto C. Steiner

Or ben m’intendete: questa tramvia non s’ha da fare, né domani né mai

Il rinnovato tram Milano Seregno mangiato dall’Expo? A quanto riferisce il quotidiano Il Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-07-20/expo-pronte-prime-grandi-opere-081318.shtml?uuid=ABKSlecB sembrerebbe proprio di si, nonostante il progetto esecutivo e nonostante l’opera già appaltata la ricostruzione della tramvia Milano-Seregno slitterà, e il corsivo non è casuale.KL-Cesec - Metrotramvia Seregno

Per visionare i filmati cliccare qui

Ma consoliamoci: proprio oggi verranno inaugurati la Brebemi e l’arco Teem, 73 chilometri di asfalto per far viaggiare su gomma debito pubblico, corruzione, inquinamento e devastazione del territorio con il miraggio di snellire il traffico ma in realtà inducendo ad un suo incremento.
Forse qualcuno ha creduto che sarebbero bastati arresti e scandali per fermare la follia faraonica di Expo, che costerà ai cittadini un mucchio di soldi altrimenti spendibili per finanziare opere decisamente più utili. Per l’appunto come la tramvia per Seregno la cui realizzazione, in termini ufficiali, slitterà a dopo l’Expo.
Purtroppo ben conosciamo, e da decenni, le dinamiche delle provvisorie sospensioni, degli slittamenti e delle chiusure per riqualificazione di linee tramviarie.
Tanto per cambiare si è atteso il periodo estivo, quando le persone vanno in vacanza e l’attenzione si abbassa, per cambiare le carte in tavola.
Chissà se i comitati degli utenti saprano rispondere e organizzare la protesta per questo ulteriore gesto di malgoverno dei beni comuni.
In compenso neppure la Rho-Monza, rimasta priva di autorizzazioni ambientali e che avrebbe richiesto un investimento di 250 milioni, si farà. Sinceramente non ci dispiace.
Della tramvia Milano- Seregno avevamo parlato il 16 gennaio scorso su questo stesso Blog http://cesec-condivivere.myblog.it/2014/01/16/trasporti-integrati/.

ACS

Polli con 4 cosce? Gina Lollobrigida li produceva nel 1968

Che la salvezza sia nell’utopia condita da humor, in questo caso nero,  perché permette di fluttuare sugli oceani della massificazione? Forse… e chissà che non costituisca addirittura un paradigma etico, in un contesto dove “la perversione sessuale costituisce l’unica via di fuga possibile” come afferma Giulio Questi: regista, scrittore, ex-partigiano, attore nel film La dolce vita e sceneggiatore Giulio Questi, bergamasco classe 1924, che nel 1968 diresse il film La morte ha fatto l’uovo.Cesec CV 2014.07.23 La morte ha fatto l'uovo 001Un dramma noir stupefacente, a suo tempo pesantemente censurato  e successivamente dimenticato, incentrato sulla figura dei protagonisti: Anna e Marco. Lei una navigata e conturbante Gina Lollobrigida, ricca imprenditrice nel settore del pollame e lui, un complesso Jean Louis Trintignant, di qualche anno più giovane, dirigente d’azienda con il vizietto di inscenare a pagamento l’accoltellamento di prostitute.
La coppia, apparentemente felice, vive in una sontuosa villa ospitando la bella e giovane cugina di lei: Gabri, interpretata da Ewa Aulin, che naturalmente ha una relazione con Marco e, contemporaneamente, con un consulente pubblicitario dal gusto tamarro fissato con l’idea di far fuori la ricca imprenditrice ed il marito per mettere le mani sull’azienda. Ma le cose non andranno esattamente come preventivato…
Nel complesso un ottimo thriller psicologico, con atmosfere degne del miglior Dario Argento, agghiacciante nel proporre situazioni folli ed inserito nell’Italia del boom, post-moderna, impersonale e alienata. Architetture futuristiche in vetro e acciaio, motel automatizzati, l’azienda di polli un mostro metallico senza più operai rendono l’immagine di in un mondo psicotico e straniante dove si consumano orrori personali: la follia è nelle macchine ma la mano è quella dell’uomo con tutto il campionario di debolezze, perversioni, regressioni, repressioni e vizi.
Perché parliamo di questo film dimenticato? Perché le macchine che macinano e distribuiscono mangine, i rulli che conducono le uova, migliaia e migliaia di galline che becchettano rumorose e ritmiche in mangiatoie di metallo tenute costantemente sveglie da una stimolazione musicale a ritmo di Samba portano direttamente al laboratorio dove chimica e genetica sono al servizio del profitto creando polli con quattro cosce e mangimi alterati nella loro composizione genetica. A nostro avviso solo un genio poteva parlare di OGM mezzo secolo fa.
In un’intervista il regista Questi affermò: “Erano gli anni del boom economico, l’industrializzazione era una marea montante che travolgeva tutto, un inno al futuro, un frenetico impacchettamento di prodotti, senza distinzione tra inanimato e animato. I prodotti ancora vivi gridavano di terrore e di dolore. I grandi allevamenti di polli ne erano un simbolo. Ogni pollo era un uomo, ogni gallina una donna, ogni pulcino un bambino. Su di loro si costruiva la ricchezza. E su tutto trionfava l’uovo, bianco, liscio, perfetto, con la vita chiusa dentro. La perversione sessuale rimaneva l’unica via di fuga possibile“.
La scena finale costituisce a nostro avviso un cult e un monito: Jean Luis Trintignant scivola nel tritacarne che serve a preparare il becchime, ed i suoi resti sbriciolati vengono mangiati dalle galline.
Fine del film: pipì, caffè, sigaretta e brivido lungo la strada di casa, presi dalla consapevolezza che oggi ci siamo. Oggi è così che funziona.

Anima in Cammino

Non si sono mai viste in giro tante zoccole!

Si, sub crisi imperante si registra anche l’incremento di chi decide di prostituirsi, ma non è di quel fenomeno che intendiamo parlare, bensì delle zoccole altrimenti dette pantegane, ovvero topi di fogna.
Citiamo dal dizionario Treccani online: “zòccola s. f. [prob. der. di un lat. volg. *sorcula, dim. femm. del class. sorex -ĭcis «sorcio», incrociato con zoccolo1 (nel sign. fig. e spreg. del n. 1 b)], region. – 1. Topo di chiavica”.Cesec CV 2014.07.13 ZoccoleBene, esaurito il colto riferimento passiamo alle cose serie: l’aumento delle pantegane, non solo nelle città ma anche nelle campagne, è esponenziale. Vivono nelle fogne, vivono dei nostri rifiuti, si moltiplicano ad una velocità impressionante e diventano sempre più invasive, voraci ed aggressive. A Milano, il laghetto del parco Sempione ne è infestato e non è raro che qualcuna si spinga sino al sacchetto di patatine tenuto da qualcuno seduto su una panchina. E’ di qualche anno fa la notizia che uno di questi animali avrebbe ingaggiato una furiosa lotta nientemeno che con un pitbull. Corre addirittura voce che il carcere di San Vittore, sotto il quale scorre l’Olona, non abbia grandi protezioni contro le evasioni che potrebbero essere effettuate attraverso i sotterranei in quanto chi ci provasse non solo non ne uscirebbe vivo, ma di costui non si troverebbero neppure i più minuti ossicini.
Ma le grandi città: Milano, Roma, Napoli non sono le sole a vivere il fenomeno. Addirittura sui sentieri della via Francigena alcuni viandanti sono stati ad un passo dall’essere aggrediti; le guardie forestali toscane hanno addirittura ritrovato lo scorso autunno i resti di un cinghiale divorato da un gruppo di pantegane; un asilo ligure ha dovuto essere chiuso per la disinfestazione. E di casi potremmo citarne centinaia.
La costante ricerca di cibo, l’impulso a riprodursi a ritmi pazzeschi rendono da sempre le pantegane un pericolo, anche per le numerose e gravi patologie che possono trasmettere.
L’incremento della raccolta differenziata ed una consapevole gestione dei rifiuti urbani contribuiscono ad arginare il fenomeno nei centri abitati, ma il problema si sta spostando nelle campagne e nei boschi ed a farne le spese, per ora, sono piccoli animali, mammiferi e volatili.
E’ altresì noto come i topi rispondano ad un “segnale” collettivo, e le loro migrazioni assumono i contorni di un fenomeno di massa.
A livello pubblico della questione si parla poco, addirittura non se ne parla affatto, in realtà l’aumento esponenziale delle pantegane sta assumendo i contorni di un’emergenza sanitaria sempre più grave.

ACS

Tra tanti fiori di lillà la bellezza riscopre la tradizione

Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 1Dopo l’apoteosi chimica che ha contrassegnato gli anni Ottanta e Novanta la bellezza si scopre green friendly. Fosse anche solo per opportunitstiche scelte di marketing, resta il fatto che spa a km zero, creme al tarassaco, alla salvia o alla calendula, vacanze relax in campagna stanno trovando uno spazio sempre più ampio nel settore cosmetico.
La bellezza riscopre la tradizione e i numeri delle vendite, non solo nelle erboristerie, dimostrano come sempre più spesso i clienti si orientino verso la Natura.
E non è solo il retail a dirlo, ma anche la sempre maggiore richiesta di soggiorni o anche solo di sessioni gionaliere, in campagna che, convenientemente attrezzata, torna ad essere un luogo privilegiato in cui ritrovare benessere ed equilibrio regalandosi ritmi rallentati ed appagando vista, odorato e voglia di farsi coccolare.Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 3Del resto i dati di Coldiretti parlano chiaro: 12 miliardi di euro spesi nel 2013 per il turismo ecologico, che nel nostro Paese offre 871 aree protette ed oltre 20.500 agriturismi, pur considerando la falcidia che lo scorso anno ne ha visti chiudere ben il 22 per cento: ma non si trattava di agriturismi, bensì poco più che di osterie di campagna, senza o con poca terra sulla quale non producevano nulla e che non avevano saputo o voluto rinnovarsi con offerte accattivanti.
L’approccio verde che oggi nella cosmetica si incontra sempre più spesso non è solo una modo, ma un preciso orientamento di consumo mutuato da una sempre più diffusa consapevolezza che i prodotti naturali sono migliori rispetto a quelli di sintesi chimica.pure drops of waterErbe officinali, aloe, olio di oliva, lavanda, l’immancabile salvia, tarassaco oltre a fieno, cortecce, radici e prodotti a base di vino, nel quale si può anche fare un bagno dalle incredibili proprietà costituiscono ormai un must irrinunciabile per chi voglia offrire un trattamento di qualità ai propri ospiti.
E’ quello che accadrà anche nella nostra cascina, nel silenzio dei campi a meno di un’ora da Milano.

Anima in Cammino

Assegnati i premi ai Comuni Ricicloni

Assegnati ieri a Roma i premi ai comuni italiani che nel 2013 si sono distinti per il riciclaggio dei rifiuti urbani. Interessante notare come la classifica delle TopTen sia saldamente in mano al Triveneto:

  1. Ponte nelle Alpi BL
  2. Borso del Grappa TV
  3. Vattaro TN
  4. Bosentino TN
  5. San Gregorio nelle Alpi BL
  6. Asolo TV
  7. Santa Giustina BL
  8. Ovaro UD
  9. Maser TV
  10. Capriana TN

Comuni Ricicloni 1Fra le grandi città Milano spicca come prima in Italia e seconda d’Europa, dietro a Vienna. Stiamo parlando dei premi consegnati ieri a Roma nel corso della XXI edizione di Comuni Ricicloni: esclusa la Valle d’Aosta, completamente assente, assommano a 1.328 i virtuosi della raccolta differenziata dei rifiuti, corrispondenti al 16% dei comuni per un totale di 7,8 milioni di cittadini, rappresentativi del 13,7% della popolazione nazionale.
Riciclare e differenziare i rifiuti significa alimentare la Green Economy, che assomma attualmente ben 150mila posti di lavoro.
Per accedere alle classifiche i comuni devono aver raggiunto l’obiettivo di legge del 65 per cento di raccolta differenziata. La classifica è infine costruita attraverso un indice di buona gestione dei rifiuti urbani.Comuni Ricicloni 2I dati particolareggiatisono leggibili sul sito www.ricicloni.it  ma a noi interessa rimarcare come, oltre alle prime dieci posizioni conquistate dal Nord-Est, che ancora una volta si conferma l’area nazionale più attenta alla questione, si assista alla crescita di Milano che ha raggiunto il 50% di differenziata, collocandosi al secondo posto in Europa.
Analizzando infine i dati complessivi regionali, il Veneto si attesta al 66,95% con 389 comuni premiati su 581, il Trentino Alto Adige al 29% con 100 comuni su 333, la Lombardia al 18,82% con 291 comuni su 1,546, mentre tre regioni universalmente accreditate come polo della consapevolezza ecologica e dov’è tutto un fiorire di iniziative, simposi e convegni non brillano affatto: Emilia Romagna 5,45% con soli 19 comuni su 358, Toscana 9,40% con 27 comuni su 287 ed Umbria 4,34% con 4 comuni su 92.
E non intendiamo con questo aggiungere neppure un sospiro sotto il profilo dell’appartenenza politica: ai numeri la filosofia e la dietrologia non servono.
Chiudono come sempre la fila, prima della Valle d’Aosta con uno zero assoluto, Liguria, Calabria e Sicilia che non raggiungono il 2 per cento.

ACS

In Lombardia non si bonificherà più il territorio. Ope legis.

Solamente il quotidiano La Repubblica ha dato risalto, in un articolo pubblicato ieri, alla nuova legge regionale lombarda che, nell’ambito del governo del territorio consentirebbe disboscamenti selvaggi senza più obbligo di compensazione. Per il resto, dal Corriere della Serva al Geniale tutto tace, anche se il condizionale s’impone poiché non abbiamo ancora avuto modo di leggere il provvedimento sul B.U.R.L. e sappiamo quanto i giornali siano pressapochisti pur di fare notizia.
Il quotidiano riporta l’affermazione del prsidente regionale di Legambiente, che definisce il provedimento un regalo ai costruttori, e quella del consigliere regionale Carlo Malvezzi, NCD, che afferma: “E’ stato tolto un inutile balzello che frenava la crescita delle imprese” al quale fa da spalla Francesco Dotti, FDI, rimarcando come la nuova disposizione sia: “Un provvedimento importante per far ripartire l’economia“.Bosco lombardo, da: ilsostenibile.itNon entriamo nel merito di cultura, consapevolezza e lucidità mentale di chi avrebbere pronunciato siffatte affermazioni, ma ci sia permessa una breve chiosa prima di affrontare l’argomento che ci preme: operando nel settore, sul regalo ai costruttori abbiamo qualche riserva. Il tessuto imprenditoriale lombardo, nel comparto, è massimamente rappresentato da piccole imprese, spesso artigiane, che non sono quelle in grado di costruire mostri firmati da architetti di grido, finanziati dalle banche e che saranno rivenduti ad altre banche, e che rimarranno pressoché inabitati. I costruttori minori sono quelli che oggi hanno il respiro corto, con le banche che non li finanziano più, con i prezzi delle case scesi del 40 per cento. Sono quelli che ormai si propongono su Bakeca, e persino con bigliettini a strappo affissi alle fermate del tram, per rifare il bagno, pavimentare e persino imbiancare. Non è certamente a loro che è stato fatto il regalo.Oscenità urbane, da: milanofotografo.itPer quanto devastante sia la possibilità di abbattere alberi trentannali in montagna, e quindicennali in pianura, senza obbligo di compensazione, e per quanto folle sia l’apertura a gare di motocross ed escursioni in fuoristrada, a noi preme verificare ben altro aspetto. Già oggetto di un provvedimento legislativo, pare si annidi anche nelle pieghe di quello in argomento: una vera e propria agevolazione per quanto attiene alla bonifica dei suoli contaminati, d’ora in avanti lasciata alla facoltà di chi ne ha interesse, con mezzi a propria discrezione e presentazione finale di apposito certificato all’Arpa che si riserverà di verificare.
Una norma del genere, in sostituzione di quelle esistenti, per quanto lacunose, lascerebbe spazio al riuso di terreni contaminati, senza nessun controllo, con le immaginabili conseguenze.
Se così fosse non di agevolazione si tratterebbe, ma di licenza di uccidere. Questo è quanto ci preme verificare e, se del caso, contrastare.

Alberto C. Steiner