Un uomo solo nel bosco

Una delle esperienze sicuramente più significative per Luigi Ugolini, avvocato e cacciatore, scrittore e pittore, fu il carcere al quale venne condannato nel 1940 in quanto antifascista, per alcuni suoi articoli contrari all’alleanza con Hitler e all’entrata in guerra con i tedeschi, e dove trascorse due anni temendo spesso di venire fucilato.Cesec-CondiVivere 2014.03.25 Un uomo solo nel bosco 001Nato a Firenze nel 1891 da un’antica e nobile famiglia aretina, la sua versalità di scrittore lo portò a dedicarsi completamente alle lettere e al giornalismo, collaborando con Il Messaggero, La Gazzetta del Popolo, La Nazione, Il Lavoro, la Lettura, Diana, Il Cacciatore Italiano e La Nuova Antologia, la più prestigiosa delle riviste culturali del Novecento. Appassionato cacciatore scrisse romanzi e manuali venatori, novelle di caccia, eleganti libri di ricette di selvaggina, ma anche saggi sulla vita di personaggi celebri: Dante, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Petrarca, nonché opere teatrali e di didattica per ragazzi. La sua produzione è stimata in oltre centocinquanta opere.
Tre sue opere legate alla caccia meritano una menzione particolare: Il Nido di falasco del 1932 e Musoduro del 1934, dalle quali vennero tratti dei film, e Un uomo solo nel bosco, romanzo di un boscaiolo cacciatore del 1941.
Desidero parlare di quest’ultimo, ormai introvabile, perché la sua trama suggerisce a quello che l’Autore chiama l’Uomo Naturale, ovvero quell’uomo creato per comprendere i codici intangibili della Natura, di stabilire un legame inviolabile con l’ambiente della sua vita. Nel caso specifico gli alberi, che diventano il sentire di un’anima semplice, fatta corteccia e corpo attraverso la figura di Natale, un essere solitario al confine fra l’elfo e la creatura arboricola: egli si muove tra le foglie annotando con lo sguardo del contemplatore solitario i mormorii degli arbusti, le voci delle fronde e quelle degli uccelli in una foresta sempre misteriosa, metafora dell’inconscio, del vagare onirico. Il bosco è visto come via di fuga e rifugio, in bilico tra la prigione e la liberazione. Non mancano scene di caccia, motivata dalla necessità di sopravvivere e vissuta ed osservata in silenzio con rispetto e gratitudine.
Un libro difficile da leggere, perché gli occhi tendono a chiudersi per lasciare spazio ad immagini dell’anima, a visioni di profonda comunione con la Natura.
Un libro magico che ricorda la foresta casentinese e che per certi versi richiama la Regola Camaldolese e la nota affermazione di Bernardo di Clarvaux: troverai più nei boschi che nei libri. Un libro per ragazzi dagli 8 agli 80 anni, come recita l’Autore, che fa meditare su quanto di prezioso la Natura ci offre.
E del rispetto che ci chiede in cambio.

ACS