Abbiamo fatto il danno: scoperto il cugino maggiore della Terra

Il telescopio spaziale Kepler della Nasa ha individuato un pianeta situato a 1.400 anni luce dalla Terra e che pare condivida molte delle sue caratteristiche, salvo avere un diametro più grande del 60 per cento. Anche la stella attorno a cui orbita, situata alla medesima distanza con cui la Terra si muove intorno al Sole, ha caratteristiche simili alla nostra stella, pur essendo del 10 per cento più grande e brillante e più vecchia di 1,5 miliardi di anni.Cesec-CondiVivere 2015.07.23 Kepler 542b 001Lo ha annunciato la divisione scientifica della Nasa in una conferenza stampa definendolo il pianeta il più simile alla Terra finora osservato.
Chiamato Kepler 452b, che è come dire il 452 barrato, sarebbe proprio un pianeta fratello, cugino, gemello da colonizzare. Evviva, anzi no: siamo rovinati.
Già immagino concioni, sermoni e dibattiti: “Grandi possibilità di esplorare questo pianeta a soli 1.400 anni luce da noi!” mentre Salvini, come al solito, metterà le mani avanti: “Si, ma aiutiamoli a casa loro.”
Aspettiamoci la crescita esponenziale di movimenti e sette di ogni specie e sottospecie il cui fine sarà quello di partire per fondare, sul nuovo corpo celeste, nuove civiltà eco bio bau veg niueig pissendlove: grado di difficoltà E, consigliati giacca a vento leggera e calzature da trekking, colazione al sacco, rtrovo alle ore 05:00 davanti alla chiesa di Santa Maria Nascente.
Non mancherà chi, seduto nell’immancabile posizione del Lotto – ma vanno bene anche Conciliazione, Cordusio e Villa San Giovanni: in fondo si tratta di traghettare – alzerà la manina porgendo il palmo per accogliere la Luce astrale mentre altri saranno finalmente certi che colà sostarono i Pleiadiani prima di giungere a noi. I potentissimi telescopi nasali avrebbero infatti individuato  le tracce di quello che sembra un campo base, con iscrizioni attestanti senso di protezione, prosperità, nutrimento ed in particolare una, che raffigurerebbe inequivocabilmente due mammelle puntate verso il cielo a significare apertura di Bellezza verso una Nuova Visione.Cesec-CondiVivere 2015.07.23 Kepler 452b 002Non mancheranno, infine, coloro che si suicideranno in massa convinti di assurgere a nuova vita sul Pianeta dell’Amore Universale: ciao ciao, ma passate prima dal nostro notaio.
La questione seria è un’altra, credo: abbiamo finalmente l’opportunità di colonizzare e impestare un nuovo mondo. Perché mai affannarci a salvaguardare questa vecchia Terra ormai asfittica?

ACS

Medioevo prossimo venturo? È già arrivato

Partiamo da una premessa dal sapore filosofico anche se, argomentando di sopravvivenza, c’è ben poco spazio per la filosofia: la filosofia va bene quando si ha la pancia piena e a noi piace il fare, non le chiacchiere.Cesec-CondiVivere 2015.03.20 Medioevo prossimo venturo 001Come nel Medioevo, vediamo i primi segni di incastellamento: luoghi sicuri cinti da mura, nella versione moderna con portineria, sensori anti-intrusione e telecamere, villette circondate da mura (a quando il fossato con i coccodrilli?), pubblicizzate come luogo di assoluta tranquillita’ e sicurezza, luoghi in realtà niente affatto inespugnabili sorti in ossequio ad una mentalita’ chiusa che ha sviluppato il marketing della paura, chiusi come prigioni, ma in realtà solo prigioni dell’anima.
Quello che da tempo andiamo propugnando non è un concetto di isolamento, bensì di comunità, e niente affatto chiusa o isolata. Semplicemente una comunità dove le menti ed i cuori non sono stati messi all’ammasso. Comunità orgogliose della propria identità, libere dalla paura, aperte a chiunque nell’ambito del reciproco rispetto, pensate per essere libere dai condizionamenti mediatici, i cui abitanti amano se stessi e quindi il mondo.
Sembra che sia destino di ogni cultura umana seguire un percorso ciclico, da una fase iniziale di novità, espansiva e innovativa, ad una fase di assestamento per poi giungere alla fase terminale di disgregazione, arroccamento su idee ormai svuotate del contenuto, chiusura verso il mondo, individualismo, solo più un fantasma, parodia di se stesso, destinato ineluttabilmente a crollare, spazzato via come un fragile gigante di argilla.Cesec-CondiVivere 2015.03.20 Medioevo prossimo venturo 002Prendiamo per esempio il caso italiano: in soli quattro lustri, il cosiddetto governo è diventato la parodia di se stesso, arroccato contro un nemico esterno che non è mai esistito ma solo creato ad arte per distogliere l’attenzione, contro un fantomatico partito eversivo dei magistrati, contro quei comunisti che sono in realtà, come sempre sono stati, solo scarti di sacrestia.
Le frasi d’ordine ripetute incessantemente come dei mantra sono: “Non si puo’ contraddire la volontà popolare”, come se quella massa ormai amorfa e istupidita chiamata popolo fosse in grado di esprimere un parere autonomo, ma questa è la truffa mistificatrice di tutte le cosiddette democrazie… Altra frase topica: “Bisogna pensare a lavorare”, e infatti oggi un giovane su cinque è disoccupato…, e per finire: “Bisogna fare le riforme”.
Nel Medioevo il sovrano era investito della sovranita’ in quanto eletto da dio, ovvero incoronato dal suo rappresentante in terra, il papa. Ma oggi, dove il valore alto della cultura non è certamente un dio sia pure in versione trascendente, bensì il Popolo, ecco che l’investitura ovvero il voto degli elettori assume la stessa valenza simbolica.
Ma in una piccola comunità questo voto non serve a delegare, ma solo a stabilire chi gode della fiducia e si assume una responsabilità. In altre parole chi fa che cosa, sotto il diretto controllo degli altri membri della comunità stessa, a loro volta singolarmente responsabili di un aspetto della vita sociale. Incapaci o truffaldini non verrebbero puniti semplicemente non rinnovando loro la fiducia ma verrebbero estromessi dalla comunità, senza trascurare la rifusione del danno. Legge tribale? E perché no?
Ferma restando la massima libertà, il libero arbitrio responsabile di ciascun individuo, in ossequio alla nota massima di Aleister Crowley: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge” con il corollario spesso volutamente dimenticato: “Amore è la legge, amore sotto la volontà”.
Quindi, non solo il sovrano non è infallibile, ma spesso – almeno dalle nostre parti – è nudo. E, sempre dalle nostre parti, vige il concetto della massima libertà. Ma libertà non significa affatto lassismo, permessivismo, fa cio’ che vuoi, né tantomeno Peace&Love a prescindere.

ACS

L’Africa morirà. Questo come la fa sentire? Non colpevole.

Accade di parlare della devastazione di cui sono preda i paesi del Sud del mondo e, inevitabilmente, il discorso vira puntando ai sensi di colpa che attanaglia certi occidentali: colpa nostra se sono ridotti così, li abbiamo per secoli colonizzati, sfruttati, ridotti in schiavitù.Cesec-CondiVivere 2014.12.06 Africa 001Per quanto mi riguarda mi dichiaro non colpevole. Penso anzi che per certi aspetti l’epoca delle colonie fu migliore di quella attuale, almeno le cose erano chiare e non esistevano democrazie di paglia, in realtà feudo di satrapi locali fantocci rapaci e feroci nelle mani di istituzioni finanziarie internazionali. Meglio ancora se li avessero lasciati in pace, ma questo è un altro discorso.
Oggi assistiamo ad una nuova colonizzazione di quei paesi, perpetrata da paesi che furono a loro volta colonizzati: e trattasi di una colonizzazione senza né pudore né ritegno, che va sotto il nome di land grabbing.Cesec-CondiVivere 2014.12.06 Land grabbingE la finanza dai denti a sciabola, indossato il vestitino ecosostenibile nonché solidale per non lasciarsi sfuggire il pallino e il boccone, ci marcia. Lanciando social impact investment, massiccie campagne di fund raising e via enumerando. Della serie: der Wolf, das Haar verliert… Non mi dilungo, ne ho scritto esaustivamente il 29 novembre 2013 nell’articolo Land Grabbing e vergini dai candidi manti dove, chi avrà voglia di leggerlo, ҄troverà illuminanti considerazioni sul povero negretto espresse da un amico di origine centroafricana, presidente di un’associazione che tenta di dare una mano alle popolazioni dell’Africa più povera.
E vengo al punto. Serge Latouche, avversario tra i più noti dell’occidentalizzazione del pianeta e sostenitore della decrescita e del localismo, racconta nelle sue memorie che un giorno un’anziana donna del Benin gli chiese: “Ma quando tornate voi francesi?” a significare che il paradosso africano seguiterà a congiungersi tragicamente a quello occidentale fintanto che la cultura occidentale si manterrà solo grazie al desiderio del resto del mondo di entrare a farne parte.Cesec-CondiVivere 2014.12.06 Africa 002Un progetto globale di socetà autonoma e fondata sulla decrescita deve ormai interessare anche i Paesi del Sud del mondo, considerato che oggi siamo di fronte all’evidenza di quanto Albert Tévoédjrè denunciò già nel 1978 nel volume La povertà, ricchezza dei popoli: l’assurdità del mimetismo culturale e industriale, i falsi bisogni, l’assenza di misura della società della crescita, la disumanizzazione dei rapporti sociali dominati dal denaro, la distruzione dell’ambiente elogiando nel contempo la sobrietà dell’autoproduzione delle piccole comunità tradizionali, come quella africana da lui ben conosciuta.
L’auto-organizzazione degli esclusi dalla modernità costituisce un esempio di costruzione di società autonoma, ed economa, in condizioni di infinita precarietà, che non deve quasi nulla alle élite locali. Un’alternativa autentica, costretta suo malgrado a subire la persistente minaccia di una globalizzazione arrogante e bellicosa.Cesec-CondiVivere 2014.12.06 Africa 003Dopo aver corrotto l’Africa ufficiale, la colonizzazione dell’immaginario minaccia sempre più anche quell’altra: media internazionali, radio, televisione, internet, finanza assistenzialista erodono la coesione sociale al punto che – ancora oggi – i paradisi posticci del Nord del mondo appaiono ai giovani ben più appetibili rispetto al loro inferno locale.
L’invasione di beni di consumo cinesi a prezzi stracciati mette anche qui in crisi quegli artigiani del riciclo che avevano battuto la concorrenza delle esportazioni europee, mentre i processi di emulazione minano la solidarietà che cementava l’universo alternativo.
E infine: macchine scassate, telefonini fuori uso, computer riciclati, rifiuti di ogni sorta dell’Occidente. Una società dei consumi di seconda mano che come un cancro divora le esistenze, segnata da un inquinamento dilagante senza né misura né ritegno. Chi in queste condizioni non sarebbe incazzato e divorato dal desiderio di rivalsa?
E tutto questo senza abdicare a quanto scrissi su queste stesse pagine il 14 marzo scorso nell’articolo intitolato Africa: quando i regali sono inutili.
L’unica speranza rimane la crisi in atto: che colpisca definitivamente i paesi del Nord, in tempo per lasciare al resto del mondo un po’ di speranza.
Certo, noi Occidentali non andremo più in vacanza alle Seychelles. Del resto già oggi è sempre più difficile andarci alle condizioni che ci siamo imposti nell’età dell’oro del consumismo chilometrico, che appartiene ormai al passato.
Chi si ricorda più di quando il compassato Financial Times sottotitolò Il turismo sarà considerato sempre più il nemico pubblico numero uno dell’ambiente l’articolo Welcome to the age of less a firma di Richard Tomkins pubblicato il 10 novembre 2006? Accadde allorché Richard Branson, fondatore di Virgin, lanciò l’idea dei viaggi turistici spaziali.
Che il gusto di viaggiare e il desiderio di avventura siano parte dell’animo umano va benissimo. Costituiscono una fonte di arricchimento che non deve inaridirsi, ma la curiosità legittima e il desiderio di conoscenza si sono trasformati in consumo commerciale e distruttivo dell’ambiente, della cultura e del tessuto sociale dei paesi target dell’industria turistica. Oggi qualsiasi bifolco, purché possa permetterselo, può andare ovunque e tornare sentenziando “ho fatto” lo Yucatan, piuttosto che lo Yemen o il Chenesò senza aver visto altro che il resort nel quale era confinato e il paesaggio dal finestrino del Land Cruiser che lo porta spot da qualche parte, può ammorbare vicini, conoscenti e amici con i propri inutili selfies, senza aver compreso un accidente del luogo che non ha visitato, e non lasciare nulla di suo, tranne qualche dollaro di elemosina in mance, acquisti di paccottiglia o, nei casi peggiori, uso sessuale di minorenni.
La mania di spostarsi sempre più lontano, sempre più rapidamente, sempre più spesso, e spendendo sempre meno, questo bisogno in gran parte artificiale indotto dal nulla, esacerbato dai media, sollecitato dai tour operator e da tutto l’indotto della macchina turistica deve essere ridimensionato.
Essendo di rapina, questo turismo non è rispettoso dei paesi visitati e dei loro abitanti, e non è assolutamente vero che costituisca un aiuto: per ogni 1.000 Euro spesi per una vacanza solo poco più di 150 rimangono nel paese ospite.
In futuro, anzi già sta accadendo ora, la penuria di risorse energetiche ed economiche, i cambiamenti climatici, le tensioni politiche e sociali ci imporranno di viaggiare sempre meno lontano, meno spesso e meno rapidamente. E a prezzi sempre più alti.
In realtà la prospettiva è drammatica solo per chi deve colmare il vuoto e il disincanto indotti da chi tenta di farci vivere sempre più virtualmente, viaggiando però concretamente a spese del pianeta.Cesec-CondiVivere 2014.12.06 Africa 004Forse è arrivato il momento di riappropriarci della saggezza. Ma come sempre 90/10: ci sarà chi soccomberà e chi no.
Intendiamoci, non sono un Templare della Decrescita, però possiedo una grave limitazione: penso. Oltretutto con la mia testa, e non mi importa il classico accidente se le mie opinioni, e soprattutto il mio sentire, sono fuori dal coro. Anzi.
In ogni caso non mi piacciono i fervorini annegati nella melassa dello sviluppo sostenibile, che denunciano la frenesia delle attività umane o l’imballarsi del macchinario del progresso del quale, se sicuramente non siamo il motore, siamo però gli ingranaggi e perfino i lubrificatori e gli addetti al rifornimento.
Andremo a sbattere contro il muro, prima o poi, ed io sinceramente spero più prima che poi, in modo che questo Moloch criminale e criminogeno vada in pezzi. Così potremo, con qualche utile frammento recuperato, ricostruire un mondo veramente sostenibile. Fino alla prossima volta.
Oggi ci vengono proposti obbrobri come lo sviluppo sostenibile, continuamente invocati in modo incantatorio e che mi sono stancato di chiamare ossimori ma ai quali preferisco attribuire il nome che meritano: truffe, per convincerce del cambiamento in corso attraverso una rottura tranquilla, utile solo a mascherare il non cambiamento. Per mantenere intonsi i profitti, evitare il mutare delle abitudini e cambiare rotta di pochi gradi, giusto per far vedere ai crocieristi che la scia si è modificata, mentre il pianista nel salone delle feste strimpella con sempre maggiore fervore.
Forse la verità è che si preoccupano per noi e non vogliono renderci infelici… E invece sarebbe una gran cura, addirittura la migliore delle cure possibili: una bella stramusata di realtà che ci metta una volta per tutte di fronte alla fatica di vivere, allo specchio dove riflettere tutta l’inutilità dei giocattolini dei quali ci circondiamo per compensare l’orrore del vuoto, il terrore del silenzio.

Alberto C. Steiner

Green economy? L’ha inventata il Duce: si chiamava Autarchia

Premessa: se ciò che sto per scrivere sarà causa di turbamenti per i figli dei figli dei fiori, vale la risposta che Jack Nicholson, nei panni del colonnello dei Marines Nathan R. Jessep, diede al suo vice, tenente colonnello Matthew Andrew Markinson, nel film Codice d’Onore.
Ieri sera, breve attesa di un atterraggio. Deambulo presso il Careàs International Airport de Öre al Sère, Bèrghem, e in un cestone dell’edicola libreria, la modica cifra di 14 Euro oltretutto scontati del 50 per cento mi consente di illuminarmi sui temi rifiuti zero, rincorsa a un’economia a basso impatto ecologico, ricerca di una riduzione dei consumi e degli sprechi, riciclaggio totale dei rifiuti, dieta povera di carne che privilegi i vegetali, bioedilizia, città a misura di bicicletta, carburanti alternativi, energia solare…
Il programma elettorale di un partito ambientalista? La ricetta di un guru dell’ecologia? Nulla di tutto questo, sto parlando dell’Italia del 1935, quando il tema era all’ordine del giorno. E pensare che di rifiuti se ne producevano meno di un terzo rispetto a quelli attuali.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 001Il libro Autarchia verde, un involontario laboratorio della green economy di Marino Ruzzenenti edito da Jaca Book nel 2011 e, per quel che ne so, passato sotto assoluto silenzio (perché fuori dall’ortodossia che vede l’intellighenzia sinistrorsa-chic unica detentrice dei temi ecosostenibili? chissà…) prende semplicemente atto in meno di duecento pagine di piacevolissima lettura di come la crisi del 1929 prima e le sanzioni economiche poi abbiano fatto sì che l’Italia fascista si trovasse a dover affrontare negli anni Trenta molte di quelle sfide delle risorse, a partire dai carburanti, che ora attanagliano per ben diverse ragioni i Paesi cosiddetti avanzati.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 002E se in quel periodo molte nazioni, a partire dagli Stati Uniti del New Deal di Roosevelt che non faceva mistero di apprezzare le scelte economiche mussoliniane, furono costrette a mettere in campo scelte simili, solo in Italia si arrivò a una teorizzazione precisa e molto vicina agli ideali di alcuni fan della moderna sostenibilità ambientale.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 005“E poiché la fonte prima della produzione è la terra, la gran madre, quella che se lavorata non tradisce… combatteremo e vinceremo la battaglia dell’autarchia, intesa nel settore rurale a ricavare dalla terra prodotti che essa ci può dare” scriveva in proposito Benito Mussolini. Se è indubbio che molti esperimenti autarchici si rivelarono delle vere stupidisie, come scrive Giorgio Nebbia nella prefazione, altri avevano una solida base scientifica.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 006Il regime coinvolse da subito nel comparto energetico Guglielmo Marconi, il Cnr e almeno tre figure di grandi scienziati ebrei: Guido Segre dal quale nacque Carbonia, Mario Giacomo Levi per gli studi sul metano, Camillo Levi per quelli sul tessuto nazionale. Purtroppo, in quanto Ebrei vennero successivamente perseguitati ed allontanati dai loro studi e dal loro entusiasmo.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 007Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 004Ma la loro eredità ebbe modo di protrarsi, come ci ricorda per esempio e niente affatto banalmente la rassegna Pitti Immagine Uomo del 2008, quando la griffe Milky Wear presentò abiti realizzati da derivati del latte, morbidi come un abbraccio, vale a dire una riedizione del Lanital realizzato in periodo fascista. Allo stesso modo moltissimi esperimenti pionieristici sull’eolico e sul solare furono cantierizzati e brevettati proprio in quegli anni. Per non parlare di una nuova visione del trasporto ferroviario.
Leggendo il libro di Marino Ruzzenenti mi sembra di sfogliare una moderna rivista ecologista: risparmio energetico, riciclaggio estremo dei rifiuti, raccolta porta a porta, lotta allo spreco, studio di nuovi materiali ecologici e sostenibili. Tutto questo lo ritroviamo nella fase autarchica degli anni ’30 in Italia, forse l’unico momento storico che, depurato dalle incrostazioni dovute all’ideologia fascista, in cui il nostro Paese ha potuto veramente definirsi una nazione sostenibile. Non solo ho riscontrato un rigoroso studio che mira a rivisitare le realizzazioni del periodo autarchico italiano, nella prospettiva di limitatezza dello sviluppo dovuto proprio alla connotazione del nostro Pianeta, ma anche la proposta di una chiave di lettura che offre interessanti spunti d’iniziativa che permetterebbero di uscire dall’impasse economico-ambientale in cui ci troviamo oggi.
Autarchia Verde mette peraltro in evidenza i limiti di alcune idee che si stanno facendo strada in alcuni settori ambientalisti come, ad esempio, una sperata autosufficienza alimentare del nostro Paese. L’Italia nel periodo antecedente alla seconda guerra mondiale contava circa 42 milioni di abitanti che riuscivano a malapena a sfamarsi, pur mettendo in campo quanto di meglio poteva offrire l’impegno autarchico. Come potrebbe essere autosufficiente oggi con 60 milioni di abitanti e con una fetta importante del territorio nazionale sacrificata alla cementificazione?
Stesso discorso vale per le materie prime. Si seppe trasformare il carbone in petrolio, tuttavia bisognava avere del carbone. Si rimpiazzò il carbone con la legna, in ogni caso bisognava averne a sufficienza. Il problema era: con che cosa ci si scaldava? Con il carbone? Ma allora, bisognava rinunciare ad utilizzarlo per fare del carburante.
Si rimpiazzò la seta con il rayon, ma bisognava avere la cellulosa. Se ne deduce quindi come l’Italia dovesse non solo pianificare delle strategie decrescenti, ma anche realizzare fitte reti di scambio con altri Paesi proponendo ciò che poteva offrire: allora come oggi eccellenze, cultura, arte e turismo senza per questo diventare un paese di ristoratori e camerieri.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 008Nonostante le numerose difficoltà da affrontare Giorgio Nebbia nella prefazione del libro ricorda che un’autarchia va oggi praticata perché abitiamo tutti in un’unica nazione, il Pianeta Terra, i cui confini sono chiusi: “Possiamo trarre quello che ci occorre soltanto dal suo interno e la nazione planetaria soffre degli stessi limiti che affliggevano i paesi in guerra nel XX Secolo. Contare sulle proprie forze, fare di più con meno non sono capricci, ma linee della politica economica da adottare nel XXI secolo”.
In conclusione, se è comprensibile che l’autarchia sia stata oggetto di ostracismo a causa dei suoi ccessi e del suo orientamento alla preparazione della guerra, uno dei meriti principali di questo libro è rammentarci che negli stessi anni, nei paesi democratici, le stesse politiche – come il citato New Deal di Roosevelt – avevano invece l’obiettivo di salvare la pace. Persino Keynes, nell’opuscolo intitolato La fine del laissez-faire, lo scrive chiaramente: “Inclino a credere che, quando il percorso di transizione si sarà compiuto, una certa misura di autarchia o di isolamento economico tra le nazioni, maggiore di quello che esisteva nel 1914 possa piuttosto servire che danneggiare la causa della pace”.Cesec-CondiVivere 2014.12.05 Autarchia Verde 003E gli attuali ecovillaggi non sono altro che l’emblema della ricerca di uno tile di vita rallentato all’insegna della decrescita a km zero: in altre parole comunità e autarchia.

Alberto C. Steiner