Leo Szilard avrebbe voluto essere ricordato per un brevetto firmato insieme con Albert Einstein: quello di un frigorifero.
E invece… la reazione a catena degli atomi, la pila atomica, il ciclotrone, il microscopio elettronico, equazioni e formule scientifiche erano il suo pane quotidiano. Prima fisico e poi biologo, e tra quel prima e quel poi le bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Dopo la guerra scoprì una nuova arma: la penna, che dedicò magistralmente alla biologia e ad una sempre più intensa battaglia contro l’uso militare dell’energia nucleare, dando vita ad una serie di racconti di fantascienza. Grand Central Terminal è uno di questi, compreso nel libro La voce dei delfini e altre storie. “Non crediate che il mio libro esalti l’intelligenza dei delfini” affermò l’autore “denuncia la stupidità degli uomini”.Questo libriccino destinato ai bambini venne pubblicato da Giunti oltre mezzo secolo fa,nel 1961, e narra la vicenda di un equipaggio alieno giunto sulla Terra dopo dieci anni di viaggio, trovandovi estinta ogni forma di vita a causa di un conflitto termonucleare che ha visto tutti vincitori…
Essendo atterrati a New York iniziano la loro indagine da uno degli edifici più imponenti di quel che rimane della città: la Grand Central Terminal, ovvero la maggiore stazione ferroviaria, deducendone che i terrestri non dovevano essere tecnologicamente molto avanzati, se affidavano i trasporti “ad un sistema primitivo costituito da rudimentali macchinari a motore che si muovevano su guide metalliche trascinando veicoli su ruote con grande dispendio di energie dovute agli attriti, alle dispersioni termiche e ad altre concause che sarebbe troppo lungo spiegare”.
La cosa che li colpisce maggiormente è l’esistenza di loculi, rigorosamente ripartiti in Ladies e Gentlemen, dove si entra grazie ell’inserimento nella porta di un disco metallico che fa ruotare altri dischi metallici. Vale a dire un coin, cioè una moneta. Comprendono che quei loculi erano deputati alle deiezioni e, dopo attente ricerche condotte anche in abitazioni private dove i loculi esistono ma l’inserimento del disco metallico non è previsto, ipotizzano che i terrestri attribuissero una valenza rituale alla defecazione in luoghi pubblici. La stessa valenza attribuita ai dischetti metallici, utilizzati anche per scambi di beni e servizi, convincendosi che i terrestri non dovevano essere particolarmente razionali, perché non avrebbero collaborato in imprese di cooperazione senza uno speciale incentivo.
Sui dischi sono raffigurate diverse immagini e la parola Libertà, che ritrovano anche in altre occasioni, deducendone che quella parola avesse un significato tenuto in gran conto sul pianeta.
Dall’analisi di dipinti ed immagini fotografiche scoprono inoltre che esistevano tre specie di terrestri: una con la pelle affumicata e due con la carnagione chiara, una delle quali dotata di ali. Ma quest’ultima dev’essersi estinta da tempo, deducono dall’analisi degli scheletri.
Un libriccino da leggere ad un bambino, o al bambino che è in noi. Per chi è capace di ritrovarlo.
ACS