Se Prato è a rischio terrorismo…

Ma come? Il 7 dicembre 2012 venne inaugurato a Prato, dalla Banca Popolare di Vicenza, uno sportello dedicato ai cinesi, che in quella città rappresentano almeno ufficialmente l’operoso 5 per cento della popolazione.
Tutti a lavorare, chini sul fatturato… E proprio oggi vengo a sapere che il 14 marzo sono arrivati trenta parà del 183° reggimento Nembo di Pistoia in missione anti terrorismo e che resteranno fino a giugno. Secondo informazioni governative una necessità, dovuta ad un allarme reale.

Un miliare nei pressi della stazione - Foto: Pratonotizie

Un miliare nei pressi della stazione – Foto: Pratonotizie

Oltretutto equipaggiati non come siamo abituati a vederli, con la sola pistola d’ordinanza ed accompagnati da un rappresentante delle forze dell’ordine, bensì da soli e con armi lunghe come prevedono le regole d’ingaggio militari. Ne deduco quindi che il compito e le regole sono militari, non di ordine pubblico.
Lo stesso sindaco Matteo Biffoni, stupito, ha chiesto lumi ai vertici militari dichiarando ad un giornale locale: “Mi sono informato sul perché fosse necessario portare l’arma lunga e il comandante dei parà mi ha spiegato che si tratta di regole di ingaggio inderogabili quando si tratta di anti terrorismo”.
Infatti i parà sorvegliano alcuni obiettivi sensibili e tra questi le cosiddette infrastrutture: stazioni Centrale e Serraglio, Duomo ed altri, sorvegliati con percorsi che mutano quotidianamente.
Questo accade a Prato, città operosa più del Veneto e della Brianza messe insieme, dove oltre che lavorare non si fa nulla, tanto è vero che persino l’ex sindaco Roberto Cenni esprimere il proprio scetticismo con un tweet: “Prato è veramente una città a rischio terrorismo?”
Me lo chiedo anch’io. Se Prato è una città a rischio terrorismo, qual’è il rischio che alla gente non viene reso noto di città come Firenze, Roma o Milano in predicato all’apertura dell’Expo?

ACS