Or ben m’intendete: questa tramvia non s’ha da fare, né domani né mai

Il rinnovato tram Milano Seregno mangiato dall’Expo? A quanto riferisce il quotidiano Il Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-07-20/expo-pronte-prime-grandi-opere-081318.shtml?uuid=ABKSlecB sembrerebbe proprio di si, nonostante il progetto esecutivo e nonostante l’opera già appaltata la ricostruzione della tramvia Milano-Seregno slitterà, e il corsivo non è casuale.KL-Cesec - Metrotramvia Seregno

Per visionare i filmati cliccare qui

Ma consoliamoci: proprio oggi verranno inaugurati la Brebemi e l’arco Teem, 73 chilometri di asfalto per far viaggiare su gomma debito pubblico, corruzione, inquinamento e devastazione del territorio con il miraggio di snellire il traffico ma in realtà inducendo ad un suo incremento.
Forse qualcuno ha creduto che sarebbero bastati arresti e scandali per fermare la follia faraonica di Expo, che costerà ai cittadini un mucchio di soldi altrimenti spendibili per finanziare opere decisamente più utili. Per l’appunto come la tramvia per Seregno la cui realizzazione, in termini ufficiali, slitterà a dopo l’Expo.
Purtroppo ben conosciamo, e da decenni, le dinamiche delle provvisorie sospensioni, degli slittamenti e delle chiusure per riqualificazione di linee tramviarie.
Tanto per cambiare si è atteso il periodo estivo, quando le persone vanno in vacanza e l’attenzione si abbassa, per cambiare le carte in tavola.
Chissà se i comitati degli utenti saprano rispondere e organizzare la protesta per questo ulteriore gesto di malgoverno dei beni comuni.
In compenso neppure la Rho-Monza, rimasta priva di autorizzazioni ambientali e che avrebbe richiesto un investimento di 250 milioni, si farà. Sinceramente non ci dispiace.
Della tramvia Milano- Seregno avevamo parlato il 16 gennaio scorso su questo stesso Blog http://cesec-condivivere.myblog.it/2014/01/16/trasporti-integrati/.

ACS

Tra tanti fiori di lillà la bellezza riscopre la tradizione

Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 1Dopo l’apoteosi chimica che ha contrassegnato gli anni Ottanta e Novanta la bellezza si scopre green friendly. Fosse anche solo per opportunitstiche scelte di marketing, resta il fatto che spa a km zero, creme al tarassaco, alla salvia o alla calendula, vacanze relax in campagna stanno trovando uno spazio sempre più ampio nel settore cosmetico.
La bellezza riscopre la tradizione e i numeri delle vendite, non solo nelle erboristerie, dimostrano come sempre più spesso i clienti si orientino verso la Natura.
E non è solo il retail a dirlo, ma anche la sempre maggiore richiesta di soggiorni o anche solo di sessioni gionaliere, in campagna che, convenientemente attrezzata, torna ad essere un luogo privilegiato in cui ritrovare benessere ed equilibrio regalandosi ritmi rallentati ed appagando vista, odorato e voglia di farsi coccolare.Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 3Del resto i dati di Coldiretti parlano chiaro: 12 miliardi di euro spesi nel 2013 per il turismo ecologico, che nel nostro Paese offre 871 aree protette ed oltre 20.500 agriturismi, pur considerando la falcidia che lo scorso anno ne ha visti chiudere ben il 22 per cento: ma non si trattava di agriturismi, bensì poco più che di osterie di campagna, senza o con poca terra sulla quale non producevano nulla e che non avevano saputo o voluto rinnovarsi con offerte accattivanti.
L’approccio verde che oggi nella cosmetica si incontra sempre più spesso non è solo una modo, ma un preciso orientamento di consumo mutuato da una sempre più diffusa consapevolezza che i prodotti naturali sono migliori rispetto a quelli di sintesi chimica.pure drops of waterErbe officinali, aloe, olio di oliva, lavanda, l’immancabile salvia, tarassaco oltre a fieno, cortecce, radici e prodotti a base di vino, nel quale si può anche fare un bagno dalle incredibili proprietà costituiscono ormai un must irrinunciabile per chi voglia offrire un trattamento di qualità ai propri ospiti.
E’ quello che accadrà anche nella nostra cascina, nel silenzio dei campi a meno di un’ora da Milano.

Anima in Cammino

Assegnati i premi ai Comuni Ricicloni

Assegnati ieri a Roma i premi ai comuni italiani che nel 2013 si sono distinti per il riciclaggio dei rifiuti urbani. Interessante notare come la classifica delle TopTen sia saldamente in mano al Triveneto:

  1. Ponte nelle Alpi BL
  2. Borso del Grappa TV
  3. Vattaro TN
  4. Bosentino TN
  5. San Gregorio nelle Alpi BL
  6. Asolo TV
  7. Santa Giustina BL
  8. Ovaro UD
  9. Maser TV
  10. Capriana TN

Comuni Ricicloni 1Fra le grandi città Milano spicca come prima in Italia e seconda d’Europa, dietro a Vienna. Stiamo parlando dei premi consegnati ieri a Roma nel corso della XXI edizione di Comuni Ricicloni: esclusa la Valle d’Aosta, completamente assente, assommano a 1.328 i virtuosi della raccolta differenziata dei rifiuti, corrispondenti al 16% dei comuni per un totale di 7,8 milioni di cittadini, rappresentativi del 13,7% della popolazione nazionale.
Riciclare e differenziare i rifiuti significa alimentare la Green Economy, che assomma attualmente ben 150mila posti di lavoro.
Per accedere alle classifiche i comuni devono aver raggiunto l’obiettivo di legge del 65 per cento di raccolta differenziata. La classifica è infine costruita attraverso un indice di buona gestione dei rifiuti urbani.Comuni Ricicloni 2I dati particolareggiatisono leggibili sul sito www.ricicloni.it  ma a noi interessa rimarcare come, oltre alle prime dieci posizioni conquistate dal Nord-Est, che ancora una volta si conferma l’area nazionale più attenta alla questione, si assista alla crescita di Milano che ha raggiunto il 50% di differenziata, collocandosi al secondo posto in Europa.
Analizzando infine i dati complessivi regionali, il Veneto si attesta al 66,95% con 389 comuni premiati su 581, il Trentino Alto Adige al 29% con 100 comuni su 333, la Lombardia al 18,82% con 291 comuni su 1,546, mentre tre regioni universalmente accreditate come polo della consapevolezza ecologica e dov’è tutto un fiorire di iniziative, simposi e convegni non brillano affatto: Emilia Romagna 5,45% con soli 19 comuni su 358, Toscana 9,40% con 27 comuni su 287 ed Umbria 4,34% con 4 comuni su 92.
E non intendiamo con questo aggiungere neppure un sospiro sotto il profilo dell’appartenenza politica: ai numeri la filosofia e la dietrologia non servono.
Chiudono come sempre la fila, prima della Valle d’Aosta con uno zero assoluto, Liguria, Calabria e Sicilia che non raggiungono il 2 per cento.

ACS

In Lombardia non si bonificherà più il territorio. Ope legis.

Solamente il quotidiano La Repubblica ha dato risalto, in un articolo pubblicato ieri, alla nuova legge regionale lombarda che, nell’ambito del governo del territorio consentirebbe disboscamenti selvaggi senza più obbligo di compensazione. Per il resto, dal Corriere della Serva al Geniale tutto tace, anche se il condizionale s’impone poiché non abbiamo ancora avuto modo di leggere il provvedimento sul B.U.R.L. e sappiamo quanto i giornali siano pressapochisti pur di fare notizia.
Il quotidiano riporta l’affermazione del prsidente regionale di Legambiente, che definisce il provedimento un regalo ai costruttori, e quella del consigliere regionale Carlo Malvezzi, NCD, che afferma: “E’ stato tolto un inutile balzello che frenava la crescita delle imprese” al quale fa da spalla Francesco Dotti, FDI, rimarcando come la nuova disposizione sia: “Un provvedimento importante per far ripartire l’economia“.Bosco lombardo, da: ilsostenibile.itNon entriamo nel merito di cultura, consapevolezza e lucidità mentale di chi avrebbere pronunciato siffatte affermazioni, ma ci sia permessa una breve chiosa prima di affrontare l’argomento che ci preme: operando nel settore, sul regalo ai costruttori abbiamo qualche riserva. Il tessuto imprenditoriale lombardo, nel comparto, è massimamente rappresentato da piccole imprese, spesso artigiane, che non sono quelle in grado di costruire mostri firmati da architetti di grido, finanziati dalle banche e che saranno rivenduti ad altre banche, e che rimarranno pressoché inabitati. I costruttori minori sono quelli che oggi hanno il respiro corto, con le banche che non li finanziano più, con i prezzi delle case scesi del 40 per cento. Sono quelli che ormai si propongono su Bakeca, e persino con bigliettini a strappo affissi alle fermate del tram, per rifare il bagno, pavimentare e persino imbiancare. Non è certamente a loro che è stato fatto il regalo.Oscenità urbane, da: milanofotografo.itPer quanto devastante sia la possibilità di abbattere alberi trentannali in montagna, e quindicennali in pianura, senza obbligo di compensazione, e per quanto folle sia l’apertura a gare di motocross ed escursioni in fuoristrada, a noi preme verificare ben altro aspetto. Già oggetto di un provvedimento legislativo, pare si annidi anche nelle pieghe di quello in argomento: una vera e propria agevolazione per quanto attiene alla bonifica dei suoli contaminati, d’ora in avanti lasciata alla facoltà di chi ne ha interesse, con mezzi a propria discrezione e presentazione finale di apposito certificato all’Arpa che si riserverà di verificare.
Una norma del genere, in sostituzione di quelle esistenti, per quanto lacunose, lascerebbe spazio al riuso di terreni contaminati, senza nessun controllo, con le immaginabili conseguenze.
Se così fosse non di agevolazione si tratterebbe, ma di licenza di uccidere. Questo è quanto ci preme verificare e, se del caso, contrastare.

Alberto C. Steiner

Solo attraverso profondi cambiamenti individuali il nostro Paese potrà rinascere

Stiamo vivendo un momento assolutamente particolare, forse unico: c’è chi dedica le proprie energie a diffondere una cultura delle regole, chi si impegna nella difesa dell’ambiente, chi si mobilita nel volontariato, chi affronta la fatica di un periodo di lavoro o di studio all’estero o semplicemente impara una lingua straniera in più, magari il cinese, il russo, l’arabo.CC 2014.04.30 Rinascere 001Nel segno di un’Energia nuova e pulita sono tante le riforme dal basso che ciascuno di noi può avviare da subito, e costituiscono un antidoto alla lagnanza, alla rassegnazione, al senso di impotenza che non è mai nelle cose ma dentro di noi. Sono quell’impotenza, quella rassegnazione che respiriamo oggi in Italia nell’attesa sempre delusa di grandi cambiamenti, svolte, catarsi collettive, rinascite nazionali. Che dovrebbe essere sempre qualcun altro ad attuare.
Questo aticolo nasce sulla scia di interessanti scritti pubblicati recentemente dal sito partner Consulenza-Finanziaria.it argomentando di competitività estera e di malcostume delle aziende nostrane, oltre che di gestione del credito bancario.
Iniziamo accennando al tanto vituperato cuneo fiscale che fa occupare al nostro Paese un posto niente affatto invidiabile nella classifica Ocse ma che, senza entrare nella disamina dei numeri – per quella basta leggere i siti del Sole 24 Ore e dell’Istat – è comunque inferiore a quelli tedeschi o francesi. Pertanto se Germania e Francia sono più competitive dell’Italia sui mercati mondiali non è certamente in ragione delle tasse sul lavoro.
Non a caso tiriamo in ballo la Germania, oggi da noi nuovamente nel mirino di una propaganda strumentale, che non esitiamo a definire sconcia, tendente a spostare l’attenzione dai problemi veri per raccattare voti nell’imminenza delle elezioni europee.
Per comprendere da dove deriva la minore competitività del nostro Paese rispetto ai due concorrenti bisogna considerare i dati della produttività per addetto, e prima di tutto nelle aziende manifatturiere, cioè quelle globali per definizione. Qui i dati parlano da soli: la produttività manifatturiera per occupato è pressoché identica in Germania e Francia ed è vicina ai 65mila euro. In Italia è pari a 48mila, inferiore di circa un quarto.ALSTOM TRANSPORT CORADIA MERIDIAN FITTING IN SAVIGLIANI , ITALYE la differenza non dipende dal fatto che i francesi sono bravi a fare treni e tram ed i tedeschi auto e frigoriferi, beni a tecnologia intermedia o elevata, e gli italiani lo sono a fare scarpe e cravatte, cioè beni tecnologicamente semplici.KL Cesec CV 2014.04.30 Consapevolezza e cambiamento 003KL Cesec CV 2014.04.30 Consapevolezza e cambiamento 002Se osserviamo attentamente l’intero settore manifatturiero ci accorgiamo che le produttività tedesca e francese sono quasi sempre più elevate rispetto alla nostra, per esempio in uno dei settori tipici del Made in Italy: tessile, abbigliamento e calzature, tradizionalmente considerato a più bassa produttività rispetto alla media economica europea. Ma in Germania e Francia la produttività annua per occupato è pari rispettivamente a 43 e 46mila euro, mentre da noi siamo a 33mila. Quindi inferiore del 25% circa. Come nel resto dell’economia.
Questa premessa per dire che, visto dal nostro Paese, il mondo appare immenso e fa paura. E’ un mondo che sta cambiando a velocità inaudita, nel quale sono entrati di prepotenza nuovi protagonisti ben più grandi di noi, dove antichi equilibri si sono alterati, gerarchie di potere improvvisamente stravolte, in cui nuovi pericoli incombono, mentre sfide e problemi mai incontrati prima chiedono una soluzione.
E’ già accaduto che per provincialismo, miopia e furbizia dei nostri attori politici ed imprenditoriali l’Italia sia arrivata impreparata di fronte a grandi svolte, perdendo tempo prezioso, e sta per accadere di nuovo: se non saremo pronti ad intuire gli scenari del futuro, se non sapremo valutare la direzione del cambiamento nelle tendenze di lungo periodo, rischieremo di prendere una volta di più le decisioni sbagliate.KL Cesec CV 2014.04.30 Consapevolezza e cambiamento 004Tanto è vero che invasione è la parola più usata dagli attuali predicatori dell’Apocalisse prossima ventura: invasione di immigrati clandestini, di prodotti cinesi, di capitali stranieri che ci colonizzano. E non ci accorgiamo che tutto ciò che temiamo è in realtà già accaduto.
Sia chiaro, di fronte ad ogni cambiamento la paura è legittima perché le grandi novità spaventano, possono nascondere delle incognite e il riflesso più spontaneo è difendersi. O negare il cambiamento.
Ma qual è esattamente la natura dei pericoli che ci minacciano? E qual è il modo per difenderci attaccando, per vincere la sfida senza accontentarci semplicemente di limitare i danni?
Imprenditori illuminati (ne esistono anche da noi) ed osservatori dell’Impero di Cindia possono tentare di rispondere a queste domande offrendoci punti di vista nuovi e in un certo senso rivoluzionari: le scelte da fare non riguardano solo governi, classi imprenditoriali e dirigenti.
Riguardano prima di tutto la vita quotidiana di ciascuno di noi, che inevitabilmente si ripercuote nelle famiglie e nelle imprese, di qualunque dimensione esse siano.
Siamo noi che, con maturata consapevolezza, impegno civile, consumi responsabili, andiamo in cerca, anzi costruiamo, il nostro futuro. Detto in altri termini: è solo attraverso una profonda revisione dei nostri modelli produttivi, di consumo, sociali che possiamo agire per scuotere i sistemi politico e produttivo.
Ma se continuiamo a lamentarci attribuendo a chicchessia la responsabilità dei nostri fallimenti e del nostro non andare avanti, non solo resteremo al palo, ma inevitabilmente ci attende una regressione: economica, sociale, delle coscienze.
Non ci sono alternative: o ci risvegliamo da quello che alcuni hanno definito sonno verticale, aprendoci ad un mondo nuovo, dove il punto di riferimento non è più il pil bensì la decrescita più o meno felice, un nuovo approccio alla qualità della vita, o saremo già morti senza saperlo.KL Cesc CV 2014.04.30 Consapevolezza e cambiamento 005Ed i cimiteri che potremo visitare saranno alla portata di chiunque avrà occhi per vedere e cuore per sentire: autobus e metropolitane, centri commerciali, le strade dove passeggeranno torme di zombies.
Dall’insieme delle decisioni individuali, decentrate, che ciascuno di noi compie ogni giorno possono nascere gli innumerevoli stimoli che possono spingere il nostro Paese all’ormai indifferibile cambiamento.

Alberto C. Steiner

Parco delle Cascine: un sogno grande 10 milioni di metri quadri

Parliamo, com’è nostro costume, di una storia minore ma non per questo meno importante sotto il profilo di quella maturata consapevolezza che porta un numero sempre maggiore di cittadini a volersi riappropriare del territorio e conseguentemente della storia e dell’identità locali.
Dopo numerosi rinvii si è finalmente tenuto il 10 aprile il convegno dedicato al Grande Parco Martesana, rilanciando un progetto risalente all’anno 2008 finalizzato a creare un ambito protetto sotto il profilo ambientale che potrebbe sorgere dalla fusione del Parco delle Cascine di Pioltello con il Parco Cave Est di Brugherio, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese e Vimodrone: 10 milioni di metri quadri di verde agricolo, per il benessere e la salute dei cittadini della Martesana.KL Cesec CV 2014.04.23 Parco Martesana 001Cliccando su questa scritta è possibile visionare il video della durata di oltre 40′ sul futuro Grande Parco della Martesana, girato da appassionati tra i quali Marcello Moriondo, autore delle riprese, il Comitato Antinquinamento di Pioltello ed il Gruppo Arcieri Biancamano.
Ai lavori hanno partecipato Paolo Micheli, consigliere regionale del Patto Civico, Giordano Marchetti, assessore al territorio del Comune di Cernusco, Fabiano Gorla della Lista per Pioltello, Roberto Codazzi di Vivere Cernusco e Giuseppe Bottasini candidato sindaco di Pioltello con la moderazione di Ivonne Cosciotti di Vivere Pioltello.KL Cesec CV 2014.04.23 Parco Martesana 002La storia del parco inizia da lontano, esattamente dal 1983, quando il Parco delle Cascine inizia ad essere sottoposto ad aggressioni speculative che tentano di renderlo fruttuoso non con i frutti della terra bensì con quelli avvelenati del cemento, in piena contraddizione con la presenza di attività agricole e di allevamento anche di eccellenza.
Purtroppo qualche conseguenza non è mancata, particolarmente nel comuni di Segrate e Vimodrone, dove è stata cancellata ogni superficie agricola con l’abbandono e la successiva distruzione di buona parte delle cascine in previsione di volumetrie edificatorie, senza trascurare la devastazione operata dall’insediamento di gruppi di Rom con il conseguente abbattimento delle cascine Vallota e Bareggiate, quest’ultima ufficialmente distrutta da un incendio originato da un fornello acceso dai nomadi che la occupavano abusivamente, ma tollerati in quanto rappresentanti di quella cultura altra tanto cara a certi buonisti e politici.KL Cesec Cv 2014.04.23 Parco Martesana 003Il Parco delle Cascine confina a Nord, per un breve tratto nel territorio vimodronese con il Parco delle Cave Est, esteso su Brugherio, Carugate, Cernusco sul Naviglio e Cologno Monzese. Entrambi i parchi sono riconosciuti dalla Provincia come PLIS, Parchi Locali di Interesse Sovracomunale ed in entrambi è tuttora presente una significativa attività agricola. In particolare l’area pioltellese, di forma quadrata, estesa su 200 ettari e non attraversata da strade, è particolarmente pregiata dal punto di vista naturalistico. Le aree insistenti negli altri Comuni sono più frammentate ma complessivamente si estendono per 800 ettari. Fondendolo le due realtà quetse dipenderebbero da ben cinque amministrazioni comunali, alle quali dovrebbe essere sottoposta qualsiasi eventuale proposta di variazione dell’utilizzo  e sarebbe pertanto meno agevole stravolgerne la vocazione agricola e naturalistica.KL Cesec CV 2014.04.23 Parco Martesana 004Come è stato ricordato nel corso del convegno, i PLIS non nascono da una decisione statale o regionale, bensì dalla volontà della comunità locale di salvaguardare le proprie aree verdi ed agricole aggregandole a quelle dei vicini. Esattamente ciò che si propongono i promotori dell’unificazione dei due parchi.
Le tipologie di alberi che compongono i boschi inseriti nei due parchi sono quelle tipiche del nostro territorio: farnie e carpini bianchi, tigli selvatici e ciliegi, olmi campestri e rovere, meli selvatici e peri, gelsi bianchi e neri che tanta parte hanno avuto nella nostra storia anche economica per l’allevamento dei bachi da seta, pioppi nero e salici bianchi oltre a svariate tipologie di arbusti, il tutto a comporre una vegetazione forestale che riproduca ciò che era presente un tempo in vaste aree della Regio Insubrica.martesanaAd oggi il parco agricolo è stato finalmente bonificato in modo da poter tornare ad essere coltivato, grazie ad una convenzione con alcuni operatori agricoli che rende l’area facilmente e tranquillamente fruibile e quotidianamente percorsa da trattori e carri agricoli all’opera. Un bel colpo d’occhio lo si ottiene attraversando il nuovo ponte ciclopedonale sulla Statale 11 Padana nei pressi del supermercato Esselunga di Pioltello, di fronte al quale è tra l’altro sorto un gattile nato dalla passione di un pensionato. Ed è molto piacevole vedere come i cittadini si stiano riappropriando del Parco prendendo la buona abitudine di farci un giro in bicicletta o a piedi, rispettando la natura ed il lavoro dei contadini.KL Cesec CV 2014.04.23 Tram Bergamo-Albino 001E per finire, giusto per non lasciare il futuro parco ed il suo vasto territorio di riferimento alla mercè di una mobilità insostenibile, si potrebbe anche ipotizzare una tramvia che dall’aeroporto di Linate colleghi la stazione della metropolitana di Cernusco ed eventualmente quella di Cologno Nord attraverso l’Idroscalo e San Felice, Pioltello e la sua stazione ferroviaria che sta assumendo sempre maggiore importanza, da realizzare sull’esempio di quella che collega Bergamo con Albino.

Malleus

22 aprile, Giornata della Terra

Accendiamo il pc e sulla pagina iniziale il doodle di Google ci ricorda, con il suo grazioso colibrì rosso animato, che oggi è la Giornata Mondiale della Terra.KL Cesec CV 2014.04.22 Giornata della Terra 001E’ un attimo, e a quello del colibrì si susseguono i disegni animati di una medusa quadrifoglio, un macaco giapponese, un camaleonte velato, un pesce palla ed infine uno scarabeo.
Quest’ultimo è sicuramente uno degli animali più misteriosi della storia, da sempre legato a simbologie esoteriche nonché apprezzato ornamento sulla cui forma si sono modellati numerosi gioielli in metalli preziosi e gemme. Ma lo scarabeo costituisce altresì un anello fondamentale nella perpetuazione dell’ecosistema.
Ed è da questa evidenza che probabilmente origina la scelta di Google di dedicare anche al simpatico animaletto il proprio logo animato.
Oggi, 22 aprile, è la Giornata della Terra, istituita il 22 aprile 1970, esattamente un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, per sensibilizzare il mondo ai problemi della fame, dello sviluppo sostenibile, dell’inquinamento.
La celebrazione intende coinvolgere più nazioni possibili, oggi sono esattamente 175, per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Dall’originario movimento universitario, la Giornata è divenuta nel tempo un avvenimento educativo ed informativo, utilizzato da gruppi ecologisti come opportunità per valutare le problematiche del pianeta: dall’inquinamento di aria, acqua e suolo alla distruzione dell’ecosistema, dall’esaurimento delle risorse non rinnovabili alle migliaia di specie vegetali ed animali che scompaiono.KL Cesec CV 2014.04.22 Giornata della Terra 002Un esempio macroscopico di tale devastazione lo possiamo vedere in Cina, dove l’inquinamento è diventato talmente insostenibile da determinare l’invivibilità delle aree inquinate (notizia di qualche settimana fa: a Pechino alcune fabbriche hanno dovuto chiudere perché l’eccessivo inquinamento dell’aria impediva fisicamente il lavoro) ma addirittura influenza tutto il Pianeta.
Ed il nostro Paese non può certamente chiamarsi fuori da tali problematiche, a partire dal dissesto idrogeologico originato dalla devastazione, dall’incuria e dall’abbandono del territorio, in particolare di quello montano. Per tale ragione è nata Earth Day Italia, l’organizzazione italiana impegnata a promuovere l’Earth Day e le sue finalità sul territorio nazionale, favorendo lo sviluppo di progetti ed iniziative utilizzando, per esempio, il linguaggio dell’arte come moltiplicatore della sensibilità ambientale, ovvero dando voce e forza al mondo scientifico, istituzionale, delle imprese e della società civile per promuovere innovazione tecnologica e cambiamento culturale.KL Cesec CV 2014.04.22 Giornata della Terra 003Celebriamo dunque questa giornata, con spirito gioioso ma non come una festa, bensì come un momento di riflessione e impegno: ne va, letteralmente, della nostra vita e della sua qualità.

Cesec, Centro Studi ed Esperienze di Consapevolezza

Gestire un’area agro-forestale: un’opportunità di lavoro in Natura

Tramite l’Università della Montagna di Edolo apprendiamo di un’interessante iniziativa promossa da ERSAF Lombardia: l’Ente intende procedere mediante asta pubblica alla concessione dell’area agro-forestale demaniale Montanarium, con annesso Centro Visite della Riserva del Giovetto di Paline, situata nel comune di Borno, in Valcamonica.KL Cesec CV 2014.04.18 Montanarium 001L’area consta di 2,6 ettari di terreno boschivo e comprende le pertinenze del Centro Visite per complessivi 140 mq e la durata della concessione è stabilita in cinque anni con scadenza il 10 novembre 2018.KL Cesec CV 2014.04.18 Montanarium 002Con tale atto ERSAF intende perseguire le finalità della messa a coltura delle aree agro-forestali del Montanarium anche per finalità ecomuseali, la valorizzazione delle produzioni tipiche locali anche attraverso collaborazioni con le aziende agricole del territorio, nonché la promozione di una cultura agroambientale, oltre che aprire al pubblico il Montanarium gestendo il centro visite della Riserva attraverso iniziative promozionali specifiche: laboratori, mostre, feste in collaborazione con il territorio.KL Cesec Cv 2014.04.18 Montanarium 003E’ interessante il fatto che siano ammessi a partecipare alla gara giovani in età compresa fra 18 e 40 anni che:

  • Abbiano esercitato, per almeno 2 anni, attività agricola in un’impresa agricola come coadiuvante familiare o lavoratore agricolo;
    Abbiano conseguito un diploma di scuola media superiore, di istituto professionale o di centro di formazione professionale nel campo agrario o una laurea nel campo agrario, veterinario, delle scienze naturali, biologiche, ambientali;
    Possiedano una formazione professionale specifica di almeno 3 anni.

Ai partecipanti è richiesta la presentazione di un piano di gestione pluriennale e la base economica di riferimento a base d’asta è di soli 300 Euro. La scadenza del bando è fissata per le ore 12 del 16 maggio prossimo. Per informazioni e per scaricare il bando e le altre comunicazioni relative visitare il sito dell’Ersaf Lombardia.

Malleus

Mistificazioni ad Alta Velocità

Ah, se esistesse ancora il glorioso quotidiano La Notte! Potrebbe capitare di trovarvi un titolo come quello elaborato nell’immagine sottostante…Cesec CV 2014.04.08 Alta Velocità 001Abbiamo iniziato scherzando ma l’argomento è estremamente serio: l’alta velocità ferroviaria viene spacciata come l’alternativa sostenibile al traffico aereo. Non è vero. Nonostante la sua presunta efficacia, i treni ad alta velocità non rendono affatto più sostenibili gli spostamenti: pensiamo solo al fatto che i passeggeri che passano dai treni a bassa velocità a quelli ad alta velocità aumentano l’uso di energia e le emissioni di carbonio, per tacere dell’impatto ambientale e del taglio delle vene idriche dovuti ai lavori d’impianto.
Secondo l’UIC, Union Internationale des Chemins de Fer, i treni AV: “Giocano un ruolo chiave per lo sviluppo sostenibile e di lotta al cambiamento climatico”. Come viaggiatore ferroviario professionista, che sin dall’infanzia ha coperto regolarmente sulla rete nazionale ed europea lunghe distanze utilizzando indifferentemente ogni tipo di treno da quelli superlusso a quelli più fetenti, mi viene da dire che è vero il contrario, ma che anzi i treni ad alta velocità stanno distruggendo la più valida alternativa all’aereo: quella rete ferroviaria a bassa velocità onorevolmente in servizio da decenni.
Sappiamo come l’introduzione di relazioni ferroviarie ad alta velocità abbisogni di costosissime infrastrutture dedicate, essendo impensabile la commistione eterotachica con treni più lenti ancorché su binari dedicati, per le necessità progettuali altiplanimetriche e per la tensione di alimentazione, in Italia 3kVcc  per la trazione ordinaria e 25kVca50Hz per l’alta velocità. L’apertura all’esercizio di linee AV così concepite comporta invariabilmente l’eliminazione di quelle più lente, più abbordabili dal punto di vista economico, spingendo i passeggeri ad utilizzare le nuove soluzioni più costose o ad abbandonare il treno, relegandolo a collegamenti locali poiché le nuove linee escludono località intermedie. Il risultato è che chi viaggia per lavoro può anche passare dall’aereo al treno mentre, nel contempo, la maggior parte dei viaggiatori viene spinta ad utilizzare le linee aeree sempre più low-cost, le autolinee o addirittura l’auto privata.
Questo concetto non si applica alla Germania, unico paese europeo con un modello misto, dove i servizi tradizionali e ad alta velocità possono utilizzare ogni tipo di infrastruttura. I treni ad alta velocità possono utilizzare tratte ammodernate, mentre i servizi di trasporto merci utilizzano la capacità delle linee ad alta velocità inutilizzata durante la notte. La Germania ha relativamente poche tratte specifiche per l’alta velocità e i treni sono relativamente lenti.KL Cesec CV 2014.04.08 AV 004Studiando la storia ferroviaria europea appare evidente come la scelta che spinge a realizzare linee AV non è affatto obbligata: partendo dall’ottocentesca Valigia delle Indie Londra-Bombay che attraversava la nostra penisola da Modane a Brindisi per proseguire via mare, e passando dall’Orient Express Parigi-Costantinopoli nelle sue molteplici configurazioni, una sola delle quali, la Simplon via Losanna-Milano-Trieste, toccava l’Italia, arriviamo al 1956, quando venne istituita la rete dei TEE, Trans Europa Express, costituita da convogli dedicati di sola I classe ma non di lusso per i quali venne costruito materiale apposito in una stimolante gara alla comodità ed alla ricerca di soluzioni raffinate e tecnologicamente avanzate, che ha consentito di realizzare convogli estremamente accoglienti e, per l’epoca, dotati di innovative soluzioni tecnologiche.
Gli sforzi tesi ad organizzare veloci servizi ferroviari internazionali europei, sono sempre stati accompagnati da condizioni economiche vantaggiose e da servizi di bordo sempre più accurati.
Se osserviamo le tracce orarie di quei treni, oppure dei rapidi in servizio interno, ci rendiamo conto di come non pochi dei servizi resi in passato fossero addirittura, fatte le debite proporzioni, più veloci delle attuali Frecce.
Nel 1937 la coppia di rapidi R90/R95 Torino-Milano-Venezia, affidata a possenti locomotive a vapore l’ultima delle quali conservata al Museoscienza Leonardo da Vinci di Milano, percorreva i 267 km della tratta da Milano a Venezia senza fermate intermedie in tre ore secche. Oggi un Frecciabianca impiega 2h40′.
Sulla medesima relazione, inoltre, le ferrovie hanno impostato gli orari in modo da scoraggiare gli utenti dall’utilizzare i treni regionali o regionali veloci. Anzitutto tagliando la tratta a Verona, in modo che chi voglia andare da Milano a Venezia senza utilizzare i Frecciabianca sia costretto ad effettuare un cambio. Ma attenzione! l’orario cadenzato prevede che i treni da Milano partano alle :25 di ogni ora e giungano a Verona alle :20 dell’ora successiva, con una percorrenza di 1’55” contro 1’22” dei Frecciabianca ad un prezzo di €  11.65 in seconda classe (Frecciabianca minimo 21.50). I treni da Verona per Venezia partono alle :21, vale a dire esattamente un minuto dopo l’arrivo del treno da Milano: il modo migliore per scoraggiare gli utenti.KL Cesec CV 2014.04.08 AV 003Gli esempi potrebbero continuare: Milano-Como, per citarne solo uno, dove l’alternativa agli Eurocity svizzeri da 9 Euro per 33 minuti di percorrenza (esattamente quanto i vecchi Espressi che impiegavano 40′ con sosta a Seregno o Monza) sono regionali prevalentemente in condizioni da latrina che impiegano mediamente 59′ al costo di 4 Euro.
E per consultare gli orari sul sito di Trenitalia bisogna essere sgamati: chi vuole andare, per dire, da Milano a Bologna o a La Spezia senza ricorrere a frecce di qualsiasi colore, deve inserire località intermedie e ricollegare il percorso al contrario. Vale a dire: Piacenza o Fidenza per Bologna e Borgo Val di Taro, Pontremoli o Santo Stefano per La Spezia. Altrimenti solo Frecciabianca o niente treni e, nel caso di La Spezia, assoluta prevalenza della via Genova.
Naturalmente le ferrovie, per tale atteggiamento, sono state censurate, stigmatizzate, puntate con il ditino. Ed altrettanto naturalmente se ne fregano.
Un ultimo esempio d’epoca, e poi passiamo oltre: la relazione Milano-San Remo affidata al TEE Ligure Milano-Avignone impiegava 3h50′ con fermate a Voghera, Genova Savona e Imperia (oggi una Freccia impiega 3h38′) ed il suo costo nel 1970 era pari a Lire 4.740 (53 Euro attuali considerato il trend inflattivo) oltre al supplemento di Lire 1.340 (15 Euro) contro un attuale costo di Euro 39,50 in I classe e di 29,50 in seconda. Giusto per avere un riferimento, nel 1970 la paga oraria media di un lavoratore assommava a 597,30 lire.KL Cesec CV 2014.04.08 AV 002E’ del resto noto che, se le ferrovie italiane non se la sono mai passata granché bene, il loro peggioramento ha coinciso con la cacciata, negli anni Ottanta, di Mario Schimberni, che ebbe la pretesa di rivedere le spese folli, compresi cavalcavia pedonali realizzati per attraversare le stazioncine di soli due binari dove transitavano sei treni al giorno, per esempio su relazioni indubbiamente fondamentali come la Rocchetta Sant’Antonio – Lacedonia. Ed oggi assistiamo allegramente allo sperpero di centinaia di miliardi di Euro per realizzare attraversamenti sotterranei in città come Bologna e Firenze, che consentono di risparmiare al massimo dieci o quindici minuti di percorrenza.
L’Europa ha la rete ferroviaria più incredibile del mondo, in grado di condurre ovunque in qualsiasi momento, e un viaggio in treno finisce per essere più divertente e interessante di un viaggio in aereo. Per quanto non sia questa la sede per cantare le bellezze dei lunghi viaggi in treno, ogni anno diventa sempre più difficile viaggiare in Europa utilizzando i treni ordinari, e la colpa è dell’alta velocità che avanza senza sosta. Poiché sempre più sono le linee ferroviarie soppresse a favore di quelle ad alta velocità, i viaggi internazionali in treno raggiungono costi proibitivi. La cosa strana però è che molti di questi percorsi cancellati erano quasi più veloci, e qualche volta decisamente più veloci, delle più recenti e costose linee ad alta velocità.
Storicamente, le tariffe ferroviarie sono sempre state inferiori a quelle aeree. Ma la comparsa dei treni Av e delle compagnie aeree low-cost nel 1990 ha invertito questo stato di cose. Ricchi e poveri hanno semplicemente scambiato le modalità di viaggiare: le masse viaggiano ora in aereo, mentre le élite prendono il treno. Poiché ci sono sempre meno ricchi in Europa, ciò non comporterà ovviamente alcun risparmio né monetario né energetico, tantomento riduzioni delle emissioni di carbonio.
I treni Av condividono un problema fondamentale con quasi tutte le altre soluzioni high-tech che di questi tempi vengono millantate come sostenibili: sono troppo costosi per diventare la soluzione ideale. Questo spiega perché a fronte dell’installazione di 10.000 chilometri di linee ferroviarie AV, la crescita di passeggeri del traffico aereo in Europa non si è fermata. Dal 1993 al 2013 il traffico aereo in Europa è cresciuto in media del 5,2% annuo. E si stima che cresca di un altro 45% tra il 2014 e il 2030, nonostante l’attuale crisi economica e i nonostante i 20.000 km di linee AV che si vogliono ancora realizzare.
La differenza di prezzi tra biglietti di compagnie aeree low-cost e treni ad alta velocità è così grande che è impossibile pensare a un significativo trasferimento di passeggeri dal trasporto aereo a quello ferroviario. Nonostante questo, sia l’Unione Europea sia l’UIC persistono nel pubblicare report che mostrano come le persone stiano abbandonando gli aerei per passare ai treni, risparmiando emissioni di energia e di carbonio. Come può essere? Semplice, come affermava mio padre: la carta riceve di tutto. E giocando con i numeri si può fare quel che si vuole.

ACS

Le barriere sono nella mente. Tranne quelle architettoniche.

Cesec CV 2014.04.05 Disabilità 001Considerazioni di un disabile pro-tempore per CondiVivere un aspetto legato alla qualità della vita.
Oggi mi hanno tolto i punti al quadricipite sinistro: lo sbrego di venti centimetri creato dai chirurghi sopra il ginocchio per andare a recuperare e ricucire il tendine affinché continui a svolgere la propria funzione risalta, riluce, si mostra in tutto il suo splendore lasciando immaginare cruenti esiti di arrembaggi daga alla mano.
Ma il volo fantastico del pirata dei Caraibi dura giusto il tempo per assistere alla spennellatura con liquido antisettico d’ordinanza, alla protezione con ampio morbidoso cerotto ed alla ricopertura con calza antitrombo, che ad onta del nome non è un accessorio pensato da torturatori medioevali del Sant’Uffizio al fine di evitare intemperanze sessuali.
Riposizionato infine il tutore che mi fa sentire molto Robocop non restava altro da fare. Allora ho deciso per una passeggiata, sotto la mia responsabilità è ovvio: la vita per me è sempre stata senza rete, che sarà mai un giretto da pensionato?
Non ho naturalmente scelto levigati vialetti circondati da prati curatissimi in puro stile centro di riabilitazione, troppo comodo. Ho scelto la strada, si proprio quella dove transitano pedoni, autobus, camion e motorini. Insomma, quella dove scorre la Vita.
Ed ho scelto di percorrerla con il mio girello in leggerissimo tubolare, non ammortizzato e dotato di ruotine che sono cugine di quelle dei carrelli dei supermercati: vanno ovunque fuorché dove voglio io.
Tuta nera da Ninja, scarponcini da trekking che mi fanno sentire più sicuro – e che mi sono allacciato da solo, sembra una stupidaggine ma in queste circostanze rappresenta una conquista – gambottone bionico, giacca a vento rigorosamente rossa, complice la splendida giornata appoggiata con nonchalance sulla traversa del girello, e via. Durante la passeggiata mi sono pure fermato ad ammirare il panorama rollandomi una sigaretta en plen air.
KL Cesec CV 2014.04.05 Disabilità 003Ma, direte voi, se sei stato così fortunato da poterti muovere autonomamente a pochi giorni da un intervento chirurgico, qual’è il problema? Semplice: il girello. O meglio la percezione che se ne ha secondo arcinote costruzioni mentali. Chi ha bisogno di un girello per deambulare? Un disabile, è ovvio. Ma anche un anziano affetto dal Parkinson ed afflitto dall’immancabile badante.
Non ho la benché minima intenzione di trascorrere la convalescenza murato vivo come la Monaca di Monza e, se voglio andare in giro sia pure nel limite delle mie possibilità assaporando fioriture di glicini e azalee, profumo di pane appena sfornato e tutto ciò che fa sentire vivi e non malati, visto che non sono un Rettiliano che strissia come una bissia, devo per ora farlo utilizzando il girello.
E se questo è per me causa di turbamenti interiori poiché mi fa apparire, ai miei occhi beninteso, come un vecchietto disabile, vale la risposta data da Jack Nicholson al suo vice nel film Codice d’Onore.
Il girello mi crea problemi, o meglio barriere mentali? Benissimo, e allora mi ci ficco dentro fino in fondo e vado a spasso con il girello. Punto.
E’ stata una piacevole passeggiata di un’oretta e sono contento della sfida che mi sono autoimposto, con messaggio finale su Whatsapp alla mia compagna, che risponde: “Anch’io sono contenta e sono contenta che l’hai fatto con il girello abbattendo barriere mentali.
E sin qui le considerazioni legate alla percezione di sè, alla consapevolezza, all’intento, al risveglio ed a tutte quelle robettine lì.
Emergono però ben altre considerazioni, tra attraversamenti pedonali, salitine, discesine, marciapiedi, gaudiose pavimentazioni da arredo urbano e quant’altro: se da sano, e da progettista, ho sempre prestato attenzione alle problematiche legate alla disabilità motoria, da disabile pro-tempore ho avuto la conferma di tante fonti di disagio, minime ma al tempo stesso grandi: dalla reale portata delle barriere architettoniche, anche una ruga per terra diventa una barriera se ti muovi con il girello, alla percezione che di te ha la gente.
Il secondo aspetto è molto più positivo del primo: le persone si fermano per cederti il passo, si scansano, ti superano badando a non urtarti, ti sorridono (devo dirlo: specialmente le signore, anche se non mi davano l’idea dell’istinto materno…), si offrono di tenerti aperta una porta. Giusto per ricordarti di non dimenticare che le barriere sono dentro di noi e siamo noi a proiettarle sugli altri.SAMSUNG DIGITAL CAMERALe buche, il pavè sconnesso e le pezze sull’asfalto invece non sono dentro di noi, sicuramente son dentro i bilanci comunali; i pali della luce messi apposta per allenare allo slalom e le corsie per disabili più strette della carreggiata di una carrozzina, per di più inserite in una ciclabile, sono nel cad di un architetto deficiente. Una proposta, per gli specialisti dell’urban design: cari colleghi, perché un giorno ogni tre mesi non vi steccate una gamba in modo da tenerla rigida e andate in giro per i marciapiedi della vostra città con un girello, addirittura in carrozzina? No cari, quella con il joystick è vietata.

ACS