Agriasilo: i bambini? Mandiamoli a zappare!

Non stiamo apologizzando la riesumazione della pratica che nella miserrima Italia dei bei tempi andati, vale a dire negli anni successivi all’unità, imponeva che i minori, spesso anche di soli 6 o 7 anni, venissero utilizzati nei campi e nelle miniere, nei cantieri edili e nelle filature o nelle fabbriche finché quelli di sesso maschile sopravvissuti a incidenti, malaria, colera, scrofola, pellagra ed altre malattie crescessero il necessario per essere mandati a morire ammazzati nelle trincee della I Guerra Mondiale.Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 003No, stiamo pensando ai bambini odierni, a quelli che vivono nelle nostre città. Esclusi pochi fortunati che frequentano scuole sperimentali – il Trotter a Milano, per esempio – a parte sortite nei parchi, in qualche bosco o fattoria didattica, i bambini vivono rinchiusi dal mattino al pomeriggio in cubi di cemento dotati di un patetico giardino attrezzato con qualche gioco di plastica.Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 001Credono che i polli nascano tutto petto o tutta coscia, e che i mirtilli spuntino in un guscio di plastica nera cellofanata in una serra che si chiama supermercato, insieme con gli alberi degli ombrelli. E respirano quello che respirano.
Fortunatamente, oltre alla meritoria iniziativa chiamata Piedibus e della quale seguiamo attentamente gli sviluppi, esistono scuole materne ed elementari inserite in un contesto verde.
Ma anche gli asili si stanno attrezzando: stanno nascendo gli agriasili, asili a tutti gli effetti ma situati all’interno di un agriturismo. La differenza rispetto a un asilo tradizionale sta nel tempo che si passa all’aria aperta svolgendo tante attività come coltivare le piante, socializzare con gli animali e imparare a conoscere i ritmi dei contadini.
Neanche a dirlo: sono nati nel Nord Europa, in particolare in Danimarca, ed hanno conosciuto un’ampia diffusione in Svizzera. In italia, dopo una partenza in Trentino, Veneto e Piemonte, si stanno timidamente diffondendo e sono già un centinaio le strutture private censite.Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 005Possono essere considerati un’evoluzione della fattoria didattica e costituiscono ambienti educativi informali dove anche i più piccoli possono stare quotidianamente a contatto con la natura assimilando una cultura dell’attenzione alla qualità della vita e alla sostenibilità ambientale.
Persino i giocattoli, in un agrinido, si costruiscono con quello che si recupera dagli scarti: legno, cartone, stoffa e via di colla, forbici e fantasia!Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 006Si mangiano i prodotti locali, che (tenerezza!) gli stessi piccolini hanno contribuito a coltivare e, nel limite delle loro pasticciose possibilità, a preparare. Si vive vicino agli animali imparando a conoscerli e a rispettarli. In un agrinido i bambini si avvicinano progressivamente all’ambiente agricolo, interagendo quotidianamente con la natura e facendo esperienza nella coltivazione delle piante e nell’allevamento. Inventano storie che recitano al Teatro nella Natura e giocano nell’agriludoteca, un posto magico dove essi stessi realizzano giochi fantastici utilizzando esclusivamente prodotti naturali reperibili in loco.
L’agrinido è sempre più esplicitamente inserito nelle attività agricole previste dai piani di sviluppo rurale regionali e sta crescendo il riconoscimento delle finalità sociali delle fattorie, sostenute nelle loro iniziative per l’educazione anche con interventi economici per adeguare gli edifici ai rigidi standard stabiliti dalle normative nazionali per i servizi destinati alla prima infanzia.Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 002Questo significa che presso l’azienda agricola possono trovare allocazione micronidi, ma anche servizi integrativi e sperimentali per la prima infanzia e servizi di ludoteche oltre ai nidi in famiglia. Non è affatto trascurabile, inoltre, il fatto che i progetti di questo tipo aiutino aziende agricole e cascine a riciclarsi per affrontare la crisi economica in modo innovativo.
A questo punto il dado (bio) è tratto: se in campagna è facile, in città non è impossibile. E non solo nelle aree verdi periferiche come Vettabbia, Parco Sud, Forlanini, Lambro, Nord, Groane, Bosco in Città per citare alcune realtà milanesi. Anche in quartieri più centrali è tecnicamente possibile, dove esistono adeguate aree dismesse che non abbisognano di particolari bonifiche dei suoli poiché le precedenti attività non vi rilasciavano sostanze pericolose o nocive.
Un’ipotesi progettuale da non trascurare, suscettibile di dare verde, serenità, socialità e conoscenza ai più piccoli e creare opportunità di lavoro. Senza dimenticare che in un contesto di cohousing, sia esso urbano oppure di campagna o montano, un agrinido ci sta benissimo.Cesec-CondiVivere 2014.10.14 Agriasilo 004Noi abbiamo deciso di pensarci seriamente. Questo scritto è solo la proposta di un’idea che possiamo sviluppare in modo diffuso: abbiamo l’opportunità di individuare strutture acquistabili a costi sensibilmente inferiori ai valori di mercato e possediamo le necessarie capacità progettuali, organizzative e di sostegno finanziario attraverso business angels, investitori, individuazione di sostegni pubblici agevolati.
Chi ha voglia di seguirci perché anche nella propria località di residenza nascano asili nell’orto o nel bosco?

Alberto C. Steiner

A passo d’asino, per andare lontano

Tra le attività ecosostenibili e sociali da inserire in quella che chiamiamo ormai la nostra cascina in provincia di Bergamo un posto di assoluto rilievo, insieme con l’agriasilo, è occupato dall’onoterapia, la pet-therapy effettuata utilizzando gli asini.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 002Abbiamo incontrato alcuni esponenti della Cooperativa Sociale Onlus A Passo d’Asino, formata da persone appassionate e competenti che operano in varie sedi: aziende agricole, scuole, parchi compreso quello di Monza offrendo interventi assistiti, trekking someggiato, ricerca e consulenza veterinaria, attiviutà per bambini, gruppi, singoli.
L’onoterapia riveste per noi un significato di particolare importanza per le sue componenti ecologiche, sostenibili e di condivisione nel rispetto degli animali.
L’asino è un animale accogliente, empatico ed affettuoso che ama il contatto fisico e la sua socievolezza e disponibilità lo rendono un animale dotato di notevoli capacità relazionali e l’attività di mediazione, ovvero pet-therapy, con gli asini può essere rivolta a tutte le persone di qualsiasi età, in buona salute o che presentino problematiche psicomotive, relazionali, affettive, cognitive, fisiche, organiche.
Il progetto A Passo d’Asino parte dal presupposto che l’asino ha in sé il passo come andatura naturale, un passo lento e sicuro col quale si muove verso obiettivi precisi.
Chiunque può affiancare un asino in cammino e anche le persone che vivono in situazioni di disagio avranno la possibilità di trovare nell’asino un amico a cui aggrapparsi: ciò significa procedere a passo d’asino e da qui ha origine il progetto.
Insieme con l’asino, compagno dell’uomo lungo la storia, la Cooperativa si pone come obiettivo l’essere a servizio della persona, offrendo attività che abbiano nel miglioramento della qualità della vita un comune denominatore.
L’asino non è da intendersi come strumento ma come protagonista, e prioritaria è la sua rivalutazione e tutela globale.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 003L’asino coinvolge la persona nella sua totalità fisica, cognitiva e psicologica. Mentre il cavallo reagisce alla sensazione di pericolo scappando, l’asino resta dove si trova trasmettendo sicurezza e tranquillità; per tale ragione è maggiormente indicato in situazioni che richiedono un intervento nella sfera emotivo-relazionale.
Sembra banale: l’asino ha il mantello e ciò consente di accarezzarlo trasmettendo e ricevendo sensazioni piacevoli; il tatto è legato alla dimensione emotiva, riportando ai momenti di intimità con la figura materna e concorre alla strutturazione dell’identità.
A differenza di altri animali usati per le TAA, Terapie Assistite con Animali, l’asino contiene, vale a dire che è sufficientemente dimensionato per offrire accoglienza e protezione; può essere abbracciato da terra e montato, inducendo rilassamento attraverso il contatto, ed è inoltre sufficientemente robusto per sopportare pesi in modo da accogliere e restituire accoglienza.
Infine l’asino è curioso, socievole, rispettoso e ciò lo rende adatto nei casi in cui il paziente non sopporti intrusioni nel proprio spazio vitale ed abbia bisogno di procedure di avvicinamento graduali e delicate.
Nel contempo l’asino cerca il contatto fisico, ha bisogno di essere in comunicazione emotiva con gli umani, di essere toccato e coccolato.
Per finire, quando un bambino ed un asino si incontrano nasce un legame speciale, difficile da spiegare a parole, ma così forte che sorprende tutte le volte. L’ennesima dimostrazione in tal senso si è avuta a Milano dal 7 all’11 luglio, quando dodici bambini si sono incontrati al Parco Nord per condividere esperienze e prendersi cura di Ledi, Guendalina ed Ulisse.Cesec CV 2014.07.30 A passo d'asino 001Ringraziamo Paolo Regis e Ilaria Raffa per il gradevole e proficuo incontro che abbiamo avuto presso la “nostra” cascina bergamasca come premessa alla prossima fattiva collaborazione.

Alberto C. Steiner

Tra tanti fiori di lillà la bellezza riscopre la tradizione

Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 1Dopo l’apoteosi chimica che ha contrassegnato gli anni Ottanta e Novanta la bellezza si scopre green friendly. Fosse anche solo per opportunitstiche scelte di marketing, resta il fatto che spa a km zero, creme al tarassaco, alla salvia o alla calendula, vacanze relax in campagna stanno trovando uno spazio sempre più ampio nel settore cosmetico.
La bellezza riscopre la tradizione e i numeri delle vendite, non solo nelle erboristerie, dimostrano come sempre più spesso i clienti si orientino verso la Natura.
E non è solo il retail a dirlo, ma anche la sempre maggiore richiesta di soggiorni o anche solo di sessioni gionaliere, in campagna che, convenientemente attrezzata, torna ad essere un luogo privilegiato in cui ritrovare benessere ed equilibrio regalandosi ritmi rallentati ed appagando vista, odorato e voglia di farsi coccolare.Cesec CV 2014.07.11 Cosmesi 3Del resto i dati di Coldiretti parlano chiaro: 12 miliardi di euro spesi nel 2013 per il turismo ecologico, che nel nostro Paese offre 871 aree protette ed oltre 20.500 agriturismi, pur considerando la falcidia che lo scorso anno ne ha visti chiudere ben il 22 per cento: ma non si trattava di agriturismi, bensì poco più che di osterie di campagna, senza o con poca terra sulla quale non producevano nulla e che non avevano saputo o voluto rinnovarsi con offerte accattivanti.
L’approccio verde che oggi nella cosmetica si incontra sempre più spesso non è solo una modo, ma un preciso orientamento di consumo mutuato da una sempre più diffusa consapevolezza che i prodotti naturali sono migliori rispetto a quelli di sintesi chimica.pure drops of waterErbe officinali, aloe, olio di oliva, lavanda, l’immancabile salvia, tarassaco oltre a fieno, cortecce, radici e prodotti a base di vino, nel quale si può anche fare un bagno dalle incredibili proprietà costituiscono ormai un must irrinunciabile per chi voglia offrire un trattamento di qualità ai propri ospiti.
E’ quello che accadrà anche nella nostra cascina, nel silenzio dei campi a meno di un’ora da Milano.

Anima in Cammino

Network Marketing e teoria dello schiavo

Ricevo periodicamente la newsletter di uno dei troppi guru della finanza creativa che insegnano al colto e all’inclita come far soldi senza soldi, nella fattispecie come diventare trader immobiliari e proprietari di sterminati patrimoni edilizi dai quali trarre un reddito, semplicemente mettendo a frutto l’intento, seguendo i costosi corsi tenuti da questi dispensatori di Sapienza e Verità e, perché no, come ricavare denaro partecipando a strutture di network marketing. Qualche lettore potrebbe osservare: ma se l’argomento ti fa così schifo perché non ti cancelli dalla newsletter? Per due ragioni. Anzitutto per conoscere cosa gira nel panorama di riferimento, discariche comprese. In secondo luogo perché, come diceva tanti anni fa un amico torinese: “Leggo Stampa Sera per poterla disprezzare con cognizione di causa.” Nella fattispecie il nostro guru racconta tutto tronfio di essere appena tornato da un viaggio alle Hawaii organizzato da una società di network marketing e, tiene a sottolineare: “Pagato da loro“. E, gigionando, non manca di far osservare: “Mi ero iscritto circa 4 anni fa e piano piano ho costruito una struttura. La cosa magica del network è la duplicazione. 11 persone inserite sono diventate 2060 per effetto della duplicazione. E anche se guadagno 11 euro a persona in media al mese incominciano ad essere soldi che attirano la mia attenzione. Soprattutto per la qualità del denaro che ad un certo punto perde la proporzione tra sforzo e risultato. L’azienda ha distribuito premi per 71.000.000 di $ in una sera. Da 50.000 a 2.400.000 a persona… C’erano 3.000 persone (che guadagnano dai 200.000 a oltre 10.000.000) e circa 400 persone hanno avuto accesso al bonus… Io ero tra i barboni… Inoltre feste a tema, cene di gala ecc ecc tutto per confermare l’eccezionale stile di vita che questo tipo di attività dà a chi ci crede e si impegna.KL-Cesec-CV-2014.04.02-NM-005Afferma inoltre che il NM non è per tutti ma solo per chi è attrattivo o vuole diventarlo, e la misura del successo è data da crescita personale ed assegno, che vanno di pari passo; l’importante è che l’azienda abbia prodotti che creano fan, dato che si guadagna dal consumo: se il prodotto non crea consumatori fedeli ogni volta bisogna cercare nuovi clienti/distributori e la struttura non cresce in maniera esponenziale. E, da quel guru che è, conclude la concione affermando: “Qualunque commerciale dovrebbe fare network, qualunque imprenditore dovrebbe avere almeno una entrata da network. La cosa buona del network sono le abilità che devi sviluppare per crescere. Se non ti formi, non impari e non fai non cresci. Può essere fatto full time, part time o per aggiungere un piccolo reddito da casa.”Computer study
Invito chi legge a focalizzare l’attenzione sull’insipienza di quanto questo figuro afferma, nonché sugli squallidi riferimenti offerti come modelli inarrivabilii, non senza far notare come (stranamente?) costui ometta il nome del network foriero di cotanta cornucopia… Continuo a ribadire il mio pensiero sull’argomento: se ho un prodotto ripetibile, assumo agenti e rappresentanti perché me lo vendano, loro si presentano ai clienti che a loro volta possono essere distributori o negozianti, se il prodotto è buono e loro sono bravi vendono e, se il prodotto va, mi rinnovano gli ordini tramite i rappresentanti. Naturalmente, compatibilmente con le mie possibilità e funzionalmente a strategia e target, investo anche in pubblicità e comunicazione, e il prezzo finale del prodotto è ovviamente formato anche dai miei costi di promozione e vendita. In ogni caso io sono il produttore, lui è il rappresentante, quell’altro è il negoziante e tutti sanno con chiarezza chi sono e chi siamo. E vissero tutti felici e contenti. Detto in altri termini, tutti lavoriamo e io, come è giusto che sia, mi assumo il rischio d’impresa. Trovo che il concetto del Network Marketing, che preferisco continuare a chiamare con il nome che gli spetta: Catena di Sant’Antonio, fatti salvi alcuni casi di eccellenza sia l’antitesi del concetto di lavoro, che parte dalla premessa interiore di guadagnare alle spalle degli altri. E sempre che non si configuri come una truffa; tutti ricorderemo il caso Tucker, il tubo che non serviva a un tubo che ha spopolato nel decennio scorso.KL-Cesec-CV-2014.04.02-NM-004E, mi duole doverlo affermare ma sono i fatti a sostanziarlo, la maggior parte di chi cede alle lusighe del Network Marketing si colloca ideologicamente nella fascia della cosiddetta alternativa, quella che aborre il lavoro in quanto fonte di sfruttamento. Non sto parlando a vanvera, e cito solo due casi. Uno si chiama Aloe più o meno vera, che impazza nel mondo di una certa spiritualità e meditazione. Per guadagnare devi cominciare a spendere 250 euro di prodotti, e il reclutamento avviene attraverso il passaparola utilizzando cene e serate in location più o meno gradevoli. L’altro è anche peggio perché non presuppone l’esistenza di un prodotto ma solo l’anelito ad arricchirsi: si chiama Ruota dell’Abbondanza, imperversa nello stesso mondo, in particolare in quello dei Sanniasyn di Osho e consiste nell’intortare (scusate, ma intortare è più pregnante rispetto a convincere o persino irretire) otto illusi affinché versino 10.000 Euro ciascuno; una volta che la ruota è completata il promotore ritira il malloppo, e intanto gli altri hanno istitutito a loro volta altrettante ruote. Costo dieci, resa ottanta. Se va bene. Naturalmente è tutto ammantato dal segreto, anche perché questi censori della morale capitalista ben sanno che è tutto in nero, nulla si scrive, tutto si dice sottovoce e mai al telefono. Si organizzano feste in casa ora dell’uno ora dell’altro, ci si autoincensa e via. Qualcuno rimane con il cerino acceso in mano, a qualcun altro son capitati in casa i Carabinieri a rovinare la frittata, se ne è molto parlato l’anno scorso specialmente in certe zone del Piemonte.E tutto questo per tacere dei modelli di riferimento: denaro, luccichii, guadagnare senza far nulla. Non mi stupisce che prenda molto certi soggetti che aborrono anzi avversano l’idea di imprenditoria, sbandierandosi peraltro puri, consapevoli e alternativi. E vi è mai capitato di avere a che fare con questi reclutatori, peggio ancora se sono fra coloro che il network lo stanno inventando? Vi invitano per un caffè e, dopo una premessa evanescente condita da fantasmagorici dati snocciolati, vi propongono di entrare a far parte di un team di successo: partiamo da cinque e entro un anno siamo a duemilaottocentotrentasette, ti mostrano uno schema piramidale come se ti svelassero le cellule della Resistenza. Ti parlano di piattaforme, di e-gadget, di e-book, e il loro tono giunge invariabilmente all’untuoso di sapore levantino. Ti parlano di milioni di euro e sono vestiti da straccioni, li conosci e sai bene quanto fatichino a sbarcare il lunario pur non avendo mai capito bene cosa facciano per vivere. In ogni caso sono improbabili. E poi ci sono quelli che del network fanno già parte, e te li ritrovi vicini di tavolo a una cena alla quale hai partecipato per divertirti e rilassarti, ti rintronano con le loro mirabolanti performances basate su valori che per loro sono assoluti ma che – almeno per me – non significano nulla, anzi sono fuffa. Non infrequentemente sono dei tamarri sottoacculturati, e lo dimostrano nell’abbigliamento e nell’accessoristica, nell’auto che non perdono occasione di far notare. Se sono donne, sono delle assatanate, di una volgarità esemplare, di quelle con le quali un uomo normale si vergognerebbe a farsi vedere in giro. Estetiste che argomentano di alta finanza lasciandoti intravvedere le tette. Con il cellulare sul tavolo che squilla incessantemente. Il network marketing, così concepito, costituisce in realtà una delle peggiori forme di schiavitù, quella che ti fa credere di esserti riscattato, di essere diverso, migliore, un ganzo. E vi dimostrerò il perché.KL-Cesec-CV-2014.04.02-NM-001Il nostro Paese, così come lo conosciamo e prima che si sfasciasse, è stato costruito dall’imprenditoria. Più o meno illuminata, più o meno lobbistica, più o meno qui, più o meno là, ma imprenditoria. Un’imprenditoria proveniente da Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito che, affiancata da lungimiranti locali, generalmente di nobili origini, cospicui patrimoni fondiari e qualche esperienza protoindustriale, ha dato vita all’Italia di fine Ottocento: pensiamo solo alla ferrovia dei Giovi destinata a creare uno sbocco marittimo ai mercati centro-europei, pensiamo alle tramvie a capitale prevalentemente belga che per ogni dove solcavano le strade, in particolare quelle lombarde per trasportare merci, pensiamo alle realtà torinesi, milanesi, a Sesto San Giovanni, al Bresciano. Pensiamo allo sfruttamento delle risorse idriche per produrre energia elettrica. E pensiamo alle innumerevoli attività artigianali che hanno segnato la storia del nostro Paese.KL-Cesec-CV-2014.04.02-NM-002E tutto questo prima che arrivasse l’Iri di Prodi. Prima che arrivassero la finanza di carta e i finanzieri di cartone. Prima dei vari Cultrera, Sgarlata, Fiorini, Canavesio e prima degli imbonitori televisivi. Prima che quelli che avevano vissuto di tangenti si reinventassero equosolidali. Poi è arrivato il peggio: l’Italia dei venditori di spazzole con la barzelletta sconcia, l’Italia puttaniera e della menzogna, l’Italia del fottere lo Stato, anzi del diventare stato per potersi fare i cazzi propri. L’Italia che ha avuto spazio perché sostenuta da tanti che bramavano di essere così. L’Italia che sembrava quella dei filmacci con Boldi e De Sica. Cosa c’entra l’industrializzazione nazionale con il network marketing? C’entra, eccome. C’entra nella misura in cui si è creata l’attuale cultura del non lavoro. O, ancora peggio, la cultura del mio figlio farebbe qualsiasi cosa, ma non trova niente. La questione è anche questa: essere disposti a fare qualsiasi cosa, compreso farsi sfruttare in un call-center per imbrogliare telefonicamente chiunque capiti a tiro proponendo qualsiasi cosa, pur truffaldina che sia. E per quattro soldi, oltretutto. Di cosa sto parlando? Sto parlando della mentalità dello schiavo. Che poi finisce per credere di essere padrone, addirittura alternativo. E questo concetto inizia ad essere instillato dalla famiglia, dalla scuola dove ti insegnano ad essere uno schiavo (presente In fila per tre di Bennato?) però in modo ben più raffinato che in passato. Sto parlando del non reinventarsi, dell’accogliere supinamente modelli, e non fa nulla che chiunque potrebbe obiettare che a nessuno piace lavorare, ma quando si è sottoposti alla necessità di vivere allora si cerca il lavoro, addirittura si combatte per esso giungendo al punto che qualunque mansione andrebbe bene, e si è persino disposti a morire per coloro che fingono di riconoscerci diritti, ma che lo fanno nel loro interesse. Che è quello di tenerti sempre più sotto il tallone. Proviamo invece a pensare esattamente al contrario: non è  forse perché alle persone non interessa nulla di profondo, nulla che oltrepassi la soglia della sopravvivenza, dell’anestesia allietata da innumerevoli gadget che si costringono a lottare e sgomitare? La soluzione sta nell’affrancarsi dall’ancestrale paura della fame riprendendo possesso della propria dignità, della propria nobiltà interiore dedicandosi anzitutto a ciò che di più elevato si riesce a produrre interiormente, vale a dire l’identificazione con la propria anima, l’unica vera essenza nella quale è già scritto qual è il mestiere al quale dobbiamo dedicarci per vivere in maniera equilibrata. Tanto per cambiare sto parlando di Consapevolezza, di vivere nel Presente. Questa è una civiltà che mira a fabbricare servi, e da sempre i servi complottano per fottersi tra loro, senza ritegno, molto spesso per assomigliare ai tanto vituperati padroni. Ma nessuno ci vieta di riacquistare la nostra dignità, per esempio non accogliendo come alternative o liberatorie attività che altro non sono che una forma di sfruttamento. Tutto qui. Ciascuno ne tragga le considerazioni che preferisce.

Alberto C. Steiner

Vorrei uno chalet svizzero. Mi dispiace, si è inceppata la stampante.

L’avevamo già letto l’anno scorso su Livescience e su Daily, ed ora lo ritroviamo su Focus di gennaio.
Nei laboratori dell’Università della Southern California giurano che si può: stampare case in 3D non è una missione impossibile. Infatti hanno creato un robot in grado di stampare (leggasi costruire) in 3D un’intera abitazione.
In un futuro neanche tanto lontano l’intero comparto dell’edilizia potrebbe essere totalmente rivoluzionato da questa gigantesca macchina dotata di due braccia meccaniche capaci, mediante un procedimento detto countour crafting, di creare in sole 24 ore una casa a due piani di circa 240 metri quadrati.
Le braccia meccaniche si muovono su due binari come una gru aggiungendo strato per strato tutti i componenti edili dell’edificio e riducendo al minimo gli sprechi, senza l’ausilio di muratori, manovali, falegnami, lattonieri o carpentieri. La macchina riceve istruzioni computerizzate per interagire con una pompa per il getto del materiale usato per edificare, composto da due parti di calcestruzzo standard, due parti di sabbia e una parte d’acqua. Un software avrà cura di guidare la gettata lungo i profili dei tracciati che si basano su elaborati planimetrici, realizzati dai progettisti e convertiti in codice per essere interpretati dal software. Una volta terminata la realizzazione dei muri, agli operai umani resterebbero le finiture: posa dei pavimenti, impianti idroelettrici e sanitari, infissi e serramenti, riscaldamento.
Il robot sarebbe addirittura socialmente utile: in caso di calamità naturali potrebbe essere facilmente trasportato sui luoghi dei disastri ed essere impiegato per la rapida realizzazione di rifugi di emergenza.
Relativamente alla robustezza ed all’antisismicità l’inventore ed il suo team di ingegneri sostengono che le case costruite in questo modo sono molto più robuste di quelle tradizionali, poiché i muri stampati dalla Contour Crafting sono formati da due profili di cemento separati da un distanziale, e lo spazio interno viene riempito con altro cemento sagomato a S. No comment…KL Cesec CV 2014.01.30 Case 3DL’inventore, il professor Behrokh Khoshnevis, ha dichiarato: “L’obiettivo finale è quello di automatizzare la costruzione delle case senza necessità di impiegare manovalanza. Il vantaggio di questa tecnologia permetterà di costruire alloggi d’alta qualità a basso costo. Questa nuova tecnologia, secondo le mie previsioni, migliorerà l’economia perché darà impulso al settore dell’edilizia con nuove opportunità d’investimento“.
Il novello Stranamore è convinto che l’utilizzo della sua tecnologia durerà nel tempo e si proietterà nel futuro, quando i suoi macchinari robotizzati verranno portati nello spazio guidati da terra, per costruire sulla Luna e persino su Marte le città che accoglieranno i futuri colonizzatori. L’idea di un robot che può essere inviato su un pianeta extraterrestre per costruire autonomamente un edificio apre a scenari da fantascienza, e non poteva non incuriosire la Nasa, che avrebbe avviato studi per renderla realizzabile).
Questa tecnologia è come una roccia in equilibrio in cima alla montagna” ha spiegato l’inventore “basta una spintarella per provocare un’inarrestabile valanga di idee“. Già, anche con i castelli di carta succede così. Però, esimio professor-ingegnere-inventore, una roccia che cade da una montagna si chiama frana… ci dia retta, si sputtana se va in un cantiere a parlare di valanga. Già ma, esimio, c’è mai stato, lei, in un cantiere?

Meglio un asino vivo…

A furia di essere subissati nostro malgrado da notizie su ciò che fanno, pensano, dicono i protagonisti della politica nostrana ci è venuta voglia di parlare di asini.
Questo splendido animale, da sempre ingiustamente citato come esempio di stupidità e invece degno della massima considerazione, ci affianca da quasi cinquemila anni anche se, almeno relativamente al nostro opulento mondo occidentale, negli ultimi decenni è stato messo in disparte dall’avvento delle macchine che lo hanno sostituito nei lavori, soprattutto in campagna e, se non si è estinto, lo si deve solo alla passione ed alla lungimiranza di pochi allevatori.KL-Cesec - Asino 001Forse non è accaduto ai nostri genitori, ma ai nostri nonni e bisnonni, specialmente se di origine contadina, è sicuramente capitato di avere a che fare con un asino in quanto, dopo il cane, è sicuramente uno dei primi animali che hanno accompagnato le vicende umane. Il cavallo, per esempio, è arrivato molto tempo dopo.
Da qualche anno è in atto la sua riscoperta e sono numerosi gli allevatori che attendono rassicurazioni, legislative e in termini di mercato, che consentano loro di effettuare investimenti importanti per portare le strutture a trasformare un’attività oggi prevalentemente amatoriale in un vero e proprio ramo d’azienda. Da un ruolo marginale, dove le sue potenzialità sono sfruttate solo parzialmente, l’asino diverrebbe così un prezioso alleato nell’impresa che acquisterebbe un ruolo multifunzionale in grado di garantire anche un’importante integrazione dei redditi.
L’asino è un prezioso strumento della pet therapy e nel trekking e il suo pregiato latte è ottimo per l’alimentazione di chi soffre di intolleranze alimentari, ma soprattutto per i neonati e per gli anziani. Deve questa sua fama all’elevata digeribilità, al contenuto di vitamine, sali minerali, proteine e zuccheri. Il suo profilo biochimico è talmente vicino a quello umano che numerosi pediatri lo prescrivono come una valida alternativa al latte materno, in grado di allontanare allergie ed intolleranze al lattosio, molto più comuni in risposta al latte vaccino. Solo in Italia la questione riguarda annualmente non meno di 20mila bambini, che trovano nel latte d’asina i nutrimenti e le sostanze che non potrebbero assumere altrimenti.KL-Cesec - CleopatraI latte d’asina è persino utilizzato da millenni come prodotto cosmetico: Cleopatra docet….
Particolarmente nell’Italia meridionale era usuale vedere sino agli anni Sessanta in paesi e cittadine un ragazzino che portava in giro per le strade un’asina per vendere il latte, mungendola davanti alla porta del cliente (altro che Km 0!) nell’orcino del cliente stesso che invariabilmente utilizzava questo latte per nutrire un bambino. Il prezzo ha un’oscillazione consistente,  dai 7 ai 18 euro al litro e la collocazione non è difficile quanto lo è invece avere una produzione omogenea nell’arco dell’anno, sulla base media giornaliera di due litri.
Per chiarire il concetto: un nostro conoscente appassionato ha raccolto nel tempo un allevamento che comprende 90 femmine. Nell’arco di un anno è come se solo 9 di queste fornissero latte, nella misura di 4 litri al giorno ciascuna mediante due mungiture, ed una parte è ovviamente destinata all’alimentazione dei piccoli.
Produrre latte di asina non è quindi il passatempo della domenica ma un’attività rischiosa e impegnativa che deve prevedere una pianificazione seria, in attesa del riconoscimento di alimento medicamentoso come da molti auspicato. E’ un latte che più di altri si presta a trattamenti tesi all’allungamento della conservazione, all’innalzamento della sicurezza ed all’adattamento al trasporto, ma continua ad essere penalizzato da una normativa antidiluviana che permette la mungitura meccanica ma non la semplice pastorizzazione o una banale condensazione.
Per contro, mangiando di tutto, compresi i rovi, l’asino è un ottimo spazzino che contribuisce a mantenere intatto un ecosistema e risulta particolarmente utile nella pulizia del sottobosco. Il recupero del suo allevamento costituisce oggi una concreta azione di tutela della biodiversità, diventando un’occasione per lo sviluppo di molte aree marginali, per esempio come mezzo di trasporto per un turismo lento, sicuramente più ecologico e meno maleducato di una mountain-bike.
E’ adatto a persone di ogni età, grazie all’indole non reattiva, in particolare per  bambini iperattivi o autistici, anziani, persone con scarsa autostima stressate dall’ansia del giudizio altrui. L’onoterapia, da onos, asino in greco, se associata alle cure psicologiche funziona anche nei casi di disturbi alimentari o di tossicodipendenza.
Tra le caratteristiche l’hanno reso un medico, in grado di guarire le persone da ansie, attacchi di panico, problemi relazionali e affettivi ve ne sono alcune fondamentali. Quando ha paura si blocca e rimane immobile finché il timore non passa e poi riprende il cammino. A differenza del cavallo, focoso e spesso imprevedibile, non è mai brusco o violento,bensì quieto, affidabile e docile.
Giova, come sempre, ricordare che non è la prestazione o l’uso dell’asino, ma la capacità dell’animale di darci contenuti a costituirne il vero patrimonio. L’asino non parla, ma comunica con tutto il suo essere ed  attraverso la relazione con lui  possiamo trarre vantaggi, basta aprire gli occhi e il cuore per cambiare e  migliorare. Ma questo vale anche per tutti gli animali.
In campo asinino la Serbia detiene un primato mondiale: è suo il Pule, formaggio di latte d’asina più caro del mondo. Il latte con cui viene prodotto è raccolto nella Riserva Naturale di Zastavica e per produrne un chilo ne occorrono almeno 25 litri, che in Bosnia costano l’equivalente di 40 euro per unità. L’ultima quotazione nota parla di 1.350 $ al chilo. Presentato la scorsa estate ad una fiera del turismo, pare che ne sia stato venduto solo mezzo chilo.
Chiudiamo questo articolo, scritto per puro divertimento, con una citazione del rinascimentale Tommaso Garzoni, che più di altri e in poche righe ha saputo rendere le innumerevoli doti dell’asino: Vive di poco posto et contentasi di ogni cosa, sopporta molto la carestia, la fame, la fatica, le busse, è patientissimo d’ogni persecutione, di semplicissimo, et poverissimo spirito, sì ch’egli non sa discernere tra le lattughe, et i cardi, di core innocente, et mondo, e senza colera, et ha pace con tutti gli animali; onde in merito di questa sua bontà non ha pidocchi, rare volte inferma, et più tardo che ogni altra bestia muore.

Malleus