Strage di alberi lungo la ferrovia Monza – Molteno

Non è stato nessuno. Trenord rigetta le responsabilità, affermandosi operatore di trasporto e quindi senza responsabilità in ordine alla gestione del territorio ed invitando anzi a non diffondere notizie prive di fondamento.Cesec-CondiVivere 2015.06.10 Abbattimento Alberi Ferrovia Brianza 001Rimane il fatto che i numerosissimi alberi abbattuti nelle ultime settimane, molti di loro più che centenari, si trovavano all’interno delle aree ferroviarie pertinenti agli impianti della ferrovia Monza – Molteno, e in particolare nelle stazioni di Villasanta, Biassono-Lesmo, Macherio-Canonica, Triuggio-Ponte-Albiate, ed anche di Macherio-Sovico lungo la linea Seregno – Carnate.
Si saranno abbattuti da soli perché volevano diventare mobili di pregio realizzati da qualche artigiano locale? Chissà.Cesec-CondiVivere 2015.06.10 Abbattimento Alberi Ferrovia Brianza 002Resta il fatto che il taglio degli alberi che va avanti incontrastato da alcune settimane è un giallo in cerca d’autore. Sabato 6 giugno è stata organizzata presso la stazione di Biassono una manifestazione di denuncia da parte degli Ecocivici Verdi Europei di Monza e Brianza, sono state scritte lettere ai sindaci dei comuni interessati, agli amministratori del Parco Valle del Lambro e a Trenord che, dopo la manifestazione citata, ha emesso il comunicato di cui abbiamo riferito più sopra, ed il cui testo integrale è possibile leggere negli articoli linkati.
Negli stessi articoli viene fatto notare come, se per la prima volta due diverse generazioni di attivisti per l’ambiente hanno collaborato insieme, i cittadini sono ormai incapaci di reagire, la coscienza collettiva sa ormai esprimersi solo attraverso i click sui social. E ci duole che chi si è preso la briga di scendere in paizza – o per meglio dire in stazione – abbia vergato documenti con toni molto diplomatici. Certo, è improntato al buonsenso scrivere: “Difendere gli alberi, proteggere la Terra, non significa porsi a favore di una parte, o schierarsi contro qualcuno, bensì mostrare a chiunque la straordinaria vitalità e bellezza delle nostre radici“. A nostro parere non è vero che non bisogna. Bisogna invece, eccome, perché bisogna scegliere da che parte stare.Cesec-CondiVivere 2015.06.10 Abbattimento Alberi Ferrovia Brianza 003Certo, è segno di civiltà e sensibilità abbracciare gli alberi e organizzare una biciclettata. Ma in certi momenti il buonsenso, la pacatezza, la buona educazione temiamo non bastino. E ce lo hanno insegnato anche certe esperienze e la conoscenza diretta di quale sia la considerazione che certi amministratori del bene pubblico hanno dei cittadini: zero.
Per non parlare di quella che hanno dei beni amministrati: non avendo più binari da smantellare per creare il deserto dove un tempo c’erano scali merci, rimaneva l’opportunità di abbattere gli alberi per restare nelle norme di sicurezza di un testo di legge assurdo e per evitare problemi di manutenzione del verde: “Effettivamente c’è una legge del 1980 che norma la sicurezza delle ferrovie. Ma se si dovesse applicare alla lettera si dovrebbero abbattere migliaia di alberi” afferma Roberto Albanese degli Ecocivici Verdi Europei di Monza e Brianza, aggiungendo: “In realtà in questo caso è venuto a mancare il buonsenso. O meglio, piuttosto che procedere alla manutenzione costante e a un progetto di riqualificazione coerente, si è preferito eliminare il problema con l’abbattimento degli alberi. Perché tagliare gli alberi costa meno che non mantenerli“.
Certo, andare a far presente a muso duro, sottovoce e senza troppi testimoni attorno a certi personaggi che sarebbe un vero peccato se il loro bambini dovessero piangere, aggiungendo perché non ci sono più gli alberi, è ovvio, costituirebbe un atteggiamento dai toni mafiosi che metterebbe allo stesso livello di questi parassiti. Purtroppo ai cittadini, a quelli perbene, non rimangono che l’espressione del voto e le denunce.
Così è, se vi pare. E intanto è come quando hanno ucciso l’Uomo Ragno: chi sia stato non si sa e nel frattempo si è risolto il problema buttando il bambino insieme con l’acqua.

Alberto C. Steiner

Gli articoli richiamati nel testo sono leggibili su Vorrei e su Lista per Biassono.

Or ben m’intendete: questa tramvia non s’ha da fare, né domani né mai

Il rinnovato tram Milano Seregno mangiato dall’Expo? A quanto riferisce il quotidiano Il Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-07-20/expo-pronte-prime-grandi-opere-081318.shtml?uuid=ABKSlecB sembrerebbe proprio di si, nonostante il progetto esecutivo e nonostante l’opera già appaltata la ricostruzione della tramvia Milano-Seregno slitterà, e il corsivo non è casuale.KL-Cesec - Metrotramvia Seregno

Per visionare i filmati cliccare qui

Ma consoliamoci: proprio oggi verranno inaugurati la Brebemi e l’arco Teem, 73 chilometri di asfalto per far viaggiare su gomma debito pubblico, corruzione, inquinamento e devastazione del territorio con il miraggio di snellire il traffico ma in realtà inducendo ad un suo incremento.
Forse qualcuno ha creduto che sarebbero bastati arresti e scandali per fermare la follia faraonica di Expo, che costerà ai cittadini un mucchio di soldi altrimenti spendibili per finanziare opere decisamente più utili. Per l’appunto come la tramvia per Seregno la cui realizzazione, in termini ufficiali, slitterà a dopo l’Expo.
Purtroppo ben conosciamo, e da decenni, le dinamiche delle provvisorie sospensioni, degli slittamenti e delle chiusure per riqualificazione di linee tramviarie.
Tanto per cambiare si è atteso il periodo estivo, quando le persone vanno in vacanza e l’attenzione si abbassa, per cambiare le carte in tavola.
Chissà se i comitati degli utenti saprano rispondere e organizzare la protesta per questo ulteriore gesto di malgoverno dei beni comuni.
In compenso neppure la Rho-Monza, rimasta priva di autorizzazioni ambientali e che avrebbe richiesto un investimento di 250 milioni, si farà. Sinceramente non ci dispiace.
Della tramvia Milano- Seregno avevamo parlato il 16 gennaio scorso su questo stesso Blog http://cesec-condivivere.myblog.it/2014/01/16/trasporti-integrati/.

ACS

Table: siamo ciò che mangiavamo

Cosa mangiavano i nostri antenati? Cosa mangiamo noi e, attraverso l’apparentemente semplice atto del mangiare, chi siamo? Ce lo racconta Table, una mostra, anzi una grande installazione artistica, realizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con Wood*ing che dal 12 aprile all’8 giugno occuperà la sala esposizioni dell’Arengario di Monza.KL Cesec CV 2014.04.08 Table 001Spreco alimentare, agricoltura familiare, migliori pratiche di nutrizione e biodiversità saranno i temi affrontati.
L’ingresso è gratuito, come i numerosi laboratori esperienziali a tema. Ne elenchiamo alcuni fra i più interessanti: Dal seme al pane, laboratorio di panificazione artigianale con lievito madre per bambini a partire dai 6 anni; Piante spontanee in cucina, per imparare ad apprezzare e cucinare quello che la natura ci offre stagionalmente; Annusiamo! laboratorio sensoriale sulle erbe per bambini a partire dai 3 anni; La cucina sostenibile, per imparare ad utilizzare in cucina scarti di frutta e verdura; Tisane, balsami e oleoliti, per imparare l’uso delle piante aromatiche e officinali per il benessere personale. Sono previste inoltre visite guidate a cascine della zona.KL Cesec CV 2014.04.08 Table 002Wood*ing nasce dalle  passioni di Valeria Margherita Mosca: la natura, l’esplorazione e il cibo attraverso l’indagine delle biodiversità e le mutevoli caratteristiche del territorio.
Valeria ha scelto di vivere tra montagne e boschi per avere la possibilità di studiare la natura e le sue infinite possibilità in materia di scienze alimurgiche, etnobotanica e tradizioni. Riconoscendo la l’etnogeografia  come fondamento gastronomico raccoglie con rispetto ciò che è disponibile stagionalmente, esplorando così il nostro ambiente commestibile e le materie prime spontanee della nostra regione.KL Cesec CV 2014.04.08 Table 003Indagando le potenzialità nutrizionali e organolettiche, i metodi di raccolta e d’uso, di cottura e di conservazione include nel suo ambito d’interesse anche i prodotti artigianali che ci parlano della storia culinaria della nostra terra e dei metodi di lavorazione nei tempi passati. Attraverso ingredienti semplici, freschi e spontanei, si generano così sapori che parlano delle nostre origini e del nostro ambiente, creando non solo un concetto di cucina ma anche un vero e proprio modo d’essere nuovo, che ci collega a questo luogo e al nostro tempo.

Anima in Cammino

Non muore la movida ma nasce la social street

CondiVivere è anche questo. Qualcuno ricorderà l’articolo pubblicato il 5 febbraio scorso sul nostro blog Riabitare Antiche Pietre intitolato Monza: la pace di una clinica svizzera a due passi dal centro. Ne riportiamo l’inizio: “Avrebbe dovuto diventare la via della Movida, ma visto che a parte uno storico negozio di biciclette, una gelateria, una vetreria artistica, qualche bottega etnochic, due pub (chiusi) e ristorantini tipici (non occorre fissare il tavolo), nonché le immancabili agenzie immobiliari, non si è mai… movida, è tornata ad essere la strada sonnacchiosa di sempre. Anzi, più di sempre: trasformata in isola semipedonale, riselciata in cubetti di porfido, abbellita da qualche vasca piantumata e chiuso il passaggio a livello in passato all’origine di tanti incidenti a incauti pedoni, è diventata un’oasi di tranquillità a due passi dal centro. Stiamo parlando della via Bergamo: strada riqualificata, case ristrutturate che però mantengono l’impronta vagamente Bohèmienne pur se, ad onor del vero, con un’atmosfera serale più ginevrina che parigina…KL Cesec RAP 2014.02.04 Monza via BergamoCantava de André, nell’indimenticabile Via del Campo: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
Senza pensare a tanto mi piace però immaginare che sia andata così: due persone una mattina chattano, nel mortorio dei propri negozi deserti. Ad un certo punto una sporge la testa oltre lo schermo, e vede la faccia dell’altra dietro la vetrina del negozio di fronte. Mollano il computer e si incontrano in mezzo alla strada. Una terza persona che svogliatamente seguiva la chat da casa propria scende in strada, seguita da una quarta, e da una quinta addirittura in ciabatte. E così decidono di esserci, toccarsi, annusarsi, condividere un caffè per davvero. E di fare qualcosa per evitare di rintanarsi nuovamente dietro la lucina azzurra.
Nella realtà è accaduto che qualcuno, ed in particolare l’associazione Proiezione 180 che si occupa di disabilità e disagio e che, guarda caso, ha sede proprio in una vecchia corte di via Bergamo, ha provato ad importare nel sonnacchioso capoluogo brianteo l’idea della social street nata un anno fa a Bologna. E sembra che ci stia riuscendo.Monza Social StreetPer ora c’è una pagina su Facebook, via bergamo socievole, già cult tra i monzesi e destinata a traghettare a costo zero dall’estraneità alla condivisione, dallo striminzito buongiorno tra vicini alla consapevolezza di far parte di un gruppo con l’obiettivo di trasformare la via in una palestra di buone pratiche, una community del buon vicinato: lezioni di pianoforte in cambio di un’ora di inglese, il materasso che da una cantina trasloca in casa di chi non ce l’ha, seggiolini per bimbi in prestito, sos per computer in panne, contrasto allo spreco alimentare. Un’ottima occasione utile per risolvere i problemi quotidiani di tutti, tenere la via viva e pulita, aiutare le persone sole e in difficoltà. I cittadini sono stati veramente in gamba organizzandosi in completa autonomia, senza offrirsi per fare da claque a tavoli, osservatori, congreghe.
Un segno che l’Energia della gente stia cambiando, che veramente si stia aprendo il Portale? Chissà… Resta il fatto che si tratta di una splendida iniziativa, perché è noto che da quando sono spariti i cortili, la tendenza è di interessarsi ognuno ai fatti propri.
E per le ore 19 di mercoledì 26 marzo è stato organizzato un aperitivo, dove tutti potranno incontrarsi, conoscersi meglio, gettare le basi delle innumerevoli iniziative che potranno nascere.
Nascerà anche qualche amore? Perché no, niente di più facile… e anche vita più facile per la movida che, ne siamo sicuri, risorgendo e crescendo assomiglierà sempre di meno a quella milanese di corso Como.

ACS

A scuola di orto, a Cernusco sul Naviglio

L’attenzione alla produzione alimentare a km zero ha portato alla nascita ed allo stabilizzarsi di manifestazioni locali, veri e propri mercatini di quartiere aperti al pubblico che vi può acquistare frutta, verdura, latticini, salumi commercializzati da produttori locali. Questi mercati si sono sempre più diffusi su tutto il territorio nazionale, e costituiscono un fenomeno di costume oltre che il segnale di una ritrovata consapevolezza al riguardo di un bisogno di natura e salute sotto il profilo alimentare. Secondo un censimento effettuato da Biobank, Federconsumatori e Coldiretti le aziende agricole bio lombarde che partecipano regolarmente a tali manifestazioni sarebbero 1.188: 237 con sede nella provincia di Milano, 37 di Monza e Brianza, 49 lecchesi e 62 comasche, 54 varesine e 42 della provincia di Sondrio e infine ben 255 bresciane, 290 pavesi e 162 mantovane. Non siamo riusciti a reperire dati dalla provincia di Lodi.KL Cesec CV 2014.03.10 Corbari 005A Milano, a parte la Cascina Cuccagna di Porta Romana, vero e proprio capostipite dei mercati bio, quelli storici sono il Verzierebio del sabato al quartiere Isola e il Mangiasano in Piazza Gramsci, ai quali recentemente se ne sono aggiunti altri dal carattere più o meno estemporaneo in varie zone cittadine; alcuni incontrano il favore del pubblico e si trasformano ben presto in incontri più o meno stabili, come per esempio quello che ha luogo una domenica al mese presso la Fabbrica del Vapore nell’area lasciata libera da un noto teatro che ha ritrovato la propria sede definitiva.
Anche in altre località dove la consapevolezza ecologista e l’attenzione al biologico non sono mai state particolarmente marcate si assiste ad un risveglio, per esempio a Monza dove ogni quarta domenica ha luogo il Mercatino del Biologico in piazza Duomo, inficiato però dalla presenza di emanazioni degli incombenti padroni di casa virtuali: volontari ed attivisti parrocchiali che propongono torte fatte in casa e ciarpame vario proveniente dallo svuotamento di soffitte e cantine con l’intento di raccogliere fondi, e ciò non contribuisce a fugare quell’atmosfera fumosa e mistificatoria che, per esempio nell’ambito finanziario, ancora oggi fa confondere la finanza etica con quella caritativa ed assistenziale.
Ben diversa invece l’aria che si respira, sempre a Monza, tra le bancarelle che ogni due settimane allegramente invadono la piazza del Carrobiolo, dove ha sede un convento i cui frati da qualche anno producono Fermentum, una birra bio eccezionalmente buona e che oltre a frutta, verdura, salumi e formaggi comprende anche manufatti quali tessuti ed abiti realizzati con filati e pigmenti naturali. Gli espositori non sono tutti a km zero: alcuni di essi provengono dalla Valtellina ed uno, che propone rimedi naturali ricavati da erbe, fiori e radici, addirittura dai colli piacentini.KL Cesec CV 2014.03.10 Corbari 003In altre realtà i mercati bio vengono spesso utilizzati per attrarre turisti, come quelli sul Lario a Como, Lecco, Bellagio o sul Garda a Gardone, Desenzano, Toscolano, Moniga, Sirmione, Salò.
Ma sta assumendo i contorni di un vero fenomeno sociale la spesa fatta direttamente in cascina: naturalmente non vi si trovano ananas o banane ma i prodotti locali secondo la rotazione stagionale.
Limitandoci alle verdure, in quanto Padani parliamo di ciò che troviamo dalle nostre parti, lieti di ricevere informazioni da parte di lettori residenti in altre aree geografiche. A marzo si inizia con le lattughe che ci accompagneranno fino all’autunno e con le diverse insalatine, e non è infrequente trovare quella vera e propria medicina che è il tarassaco, e poi spinaci, rucola, ravanelli, cicorino, catalogna, asparagi. In aprile e maggio la disponibilità riguarda zucchine, biete, piselli, fagiolini mentre a giugno, insieme con le prime patate novelle, arrivano pomodori, peperoni, melanzane, borlotti. E settembre é una vera esplosione di prodotti, con i primi radicchi, le zucche, i cavoli, i broccoli, le rape, le cime e così via fino all’autunno inoltrato in cui ai pomodori o melanzane si sostituiscono i finocchi, di nuovo gli spinaci, la valerianella, le coste, i cavolfiori, tutti i radicchi.KL Cesec CV 2014.03.10 Corbari 002I produttori più attenti danno inoltre ampio spazio in tutte le stagioni alle erbe selvatiche: ortiche, farinaccio, borsa del pastore, cecerbe, luppolo, rafanistro, rosolaccio, piantaggine e alle aromatiche: rosmarino, menta, basilico, salvia, lavanda, timo e ginepro dove le condizioni climatiche e l’altitudine lo consentono.
Ma un dato interessante emerge dall’ultimo censimento effettuato  congiuntamente da Istat, Federconsorzi e Coldiretti: cala il numero di aziende agricole ma aumenta la loro dimensione media. La conduzione familiare resta prevalente, ma si rafforzano forme più flessibili di gestione fondiaria mentre, pur nell’ambito di una riduzione della forza lavoro, cresce la manodopera salariata secondo un concetto di agricoltura sempre più professionale e imprenditoriale. Le aziende agricole e zootecniche attive in Italia sono 1.597.034 e registrano un calo del 34,7% rispetto al 2000, ma contemporaneamente cresce la dimensione media aziendale arrivando a 7,9 ettari di SAU, Superficie Agricola Utilizzata, con un incremento del 46,1 per cento su un totale di 13,7 milioni di ettari, in calo del 2,9% rispetto all’anno 2000. Tra queste sono aumentate quelle con un’estensione superiore ai 30 ettari e cresce il numero di quelle biologiche: tra nuove imprese e conversioni sono oggi 45.167 e la loro localizzazione prevalente è, neanche a dirlo, in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Toscana.
Mediamente la loro superficie è di 18 ettari, e coltivano prevalentemente cereali da granella, prati permanenti e pascoli oltre al prodotto prevalente nell’ambito delle coltivazioni certificate: la vite, con oltre 320 mila ettari, 56.042 dei quali localizzati in Veneto.
Oggi è normale parlare di aziende agricole bio e di prodotti a km zero, ma circa quaranta anni fa, quando i primi esperimenti cominciavano ad affacciarsi timidamente nel panorama nazionale, “quelli lì” erano i matti, i visionari, gli spostati quando non addirittura gli hippies, quei lazzaroni drogati che lasciavano banche, fabbriche e non di rado aziende di famiglia per imbarcarsi in questa avventura dai contorni oscuri e dagli esiti incerti.
Tra questi non sono mancati esponenti di grandi catene editoriali come i Crespi del Corriere della Sera o quelli dell’antica nobiltà fondiaria lombarda proprietaria dell’intera collina di Sant’Angelo Lodigiano, dove oggi si produce l’unico vino milanese e dove è stato realizzato uno dei meglio strutturati musei dell’agricoltura.KL Cesec CV 2014.03.10 Corbari 001Uno di questi matti si chiama Antonio Corbari. Nel 1976 molla la scuola professionale che dirige per collaborare con un amico contadino a Pessano con Bornago, nella Brianza milanese. Dopo un anno acquista un appezzamento a Cernusco sul Naviglio dove inizia a produrre ortaggi imprimendo poco dopo una svolta radicale alla propria attività dedicandosi completamente al biologico.
Si fa promotore del Biologico in Piazza e fa da incubatoio per l’attività di altri colleghi/concorrenti, sviluppando quella che diventa ben presto una vera e propria seconda attività: tenere corsi e seminari a tema aperti al pubblico ed agli operatori dalle provenienze più disparate, per esempio albanesi grazie al contatto con un missionario. Finché arriviamo alla nascita dei GAS, Gruppi di Acquisto Solidale. A chi si rivolgono i primi per avere consigli e prodotti? Ma ad Antonio Corbari, naturalmente. E infine arriva l’Istituto di entomologia della Facoltà di Agraria, che dopo una ricerca durata due anni sui terreni della sua azienda agricola scopre colonie di insetti che possono vivere solo in terre incontaminate. E oggi? E oggi provate, per esempio al sabato mattina, a fare la spesa alla Cascina Corbari, poco distante dalla Cascina Imperiale, quattrocentesco esempio di corte fortificata lombarda: mettetevi l’animo in pace, non sfuggirete alla coda. Ma è una coda piacevole, naturalmente rispettosa delle precedenze, dove c’è sempre qualcuno con cui scambiare opinioni, battute, racconti, consigli anche gastronomici: per esempio al riguardo del remulàss sula quale abbiamo scritto qualche tempo fa, una sorta di rapa che sembrava relegata al folclore di certe canzonacce milanesi e che invece qui, in stagione, è più che mai viva e pronta a finire in pentola!
Intendiamoci, l’estensione dei loro terreni non è quella delle piantagioni di Via col Vento e non potete pretendere che proprio tutto-tutto-tutto sia a km zero. Però è tutto bio, senza se e senza ma.
Sara Petrucci è una giovane agronoma entusiasta, con specializzazione in agricoltura biologica e multifunzionale che lavora da anni presso Corbari, ed è stata più  volte docente di corsi di orticoltura ed anche quest’anno, il 10, 12, 24 e 31 maggio terrà un Corso di Orticoltura Biologica Familiare: quattro lezioni che prevedono una parte teorica e prove pratiche in campo.KLK Cesec CV 2014.03.10 Corbari 004Il corso è rivolto a chiunque desideri apprendere conoscenze di base, eventualmente da approfondire, su come coltivare un orto per l’autoconsumo secondo metodi naturali e biologici. Questi i temi delle sessioni:

  • Sabato 10 maggio – Il terreno, le lavorazioni e la fertilità: l’importanza della sostanza organica e il compost con la prova pratica dell’allestimento di un un cumulo di compostaggio.
  • Sabato 17 maggio – Progettare l’orto biologico, rotazioni e consociazioni: le diverse famiglie botaniche a cui appartengono gli ortaggi coltivati, con prova pratica di lavorazione del terreno e formazione di aiuole.
  • Sabato 24 maggio – Caratteristiche fisiologiche e tecniche colturali: i principali ortaggi coltivati, lattughe, pomodori, zucchine, fagioli, con prova pratica di traianti e semine nelle aiuole formate durante la lezione precedente.
  • Sabato 31 maggio – La difesa ecologica da malattie, parassiti ed erbe infestanti: sostanzialmente la prova pratica della preparazione di un macerato e un giro di riconoscimento di flora spontanea commestibile.

Chi volesse aderire all’iniziativa partecipando al corso può farlo scrivendo all’indirizzo info@corbaribio.it o telefonando al numero impresso sul volantino.

Malleus