Si, sub crisi imperante si registra anche l’incremento di chi decide di prostituirsi, ma non è di quel fenomeno che intendiamo parlare, bensì delle zoccole altrimenti dette pantegane, ovvero topi di fogna.
Citiamo dal dizionario Treccani online: “zòccola s. f. [prob. der. di un lat. volg. *sorcula, dim. femm. del class. sorex -ĭcis «sorcio», incrociato con zoccolo1 (nel sign. fig. e spreg. del n. 1 b)], region. – 1. Topo di chiavica”.Bene, esaurito il colto riferimento passiamo alle cose serie: l’aumento delle pantegane, non solo nelle città ma anche nelle campagne, è esponenziale. Vivono nelle fogne, vivono dei nostri rifiuti, si moltiplicano ad una velocità impressionante e diventano sempre più invasive, voraci ed aggressive. A Milano, il laghetto del parco Sempione ne è infestato e non è raro che qualcuna si spinga sino al sacchetto di patatine tenuto da qualcuno seduto su una panchina. E’ di qualche anno fa la notizia che uno di questi animali avrebbe ingaggiato una furiosa lotta nientemeno che con un pitbull. Corre addirittura voce che il carcere di San Vittore, sotto il quale scorre l’Olona, non abbia grandi protezioni contro le evasioni che potrebbero essere effettuate attraverso i sotterranei in quanto chi ci provasse non solo non ne uscirebbe vivo, ma di costui non si troverebbero neppure i più minuti ossicini.
Ma le grandi città: Milano, Roma, Napoli non sono le sole a vivere il fenomeno. Addirittura sui sentieri della via Francigena alcuni viandanti sono stati ad un passo dall’essere aggrediti; le guardie forestali toscane hanno addirittura ritrovato lo scorso autunno i resti di un cinghiale divorato da un gruppo di pantegane; un asilo ligure ha dovuto essere chiuso per la disinfestazione. E di casi potremmo citarne centinaia.
La costante ricerca di cibo, l’impulso a riprodursi a ritmi pazzeschi rendono da sempre le pantegane un pericolo, anche per le numerose e gravi patologie che possono trasmettere.
L’incremento della raccolta differenziata ed una consapevole gestione dei rifiuti urbani contribuiscono ad arginare il fenomeno nei centri abitati, ma il problema si sta spostando nelle campagne e nei boschi ed a farne le spese, per ora, sono piccoli animali, mammiferi e volatili.
E’ altresì noto come i topi rispondano ad un “segnale” collettivo, e le loro migrazioni assumono i contorni di un fenomeno di massa.
A livello pubblico della questione si parla poco, addirittura non se ne parla affatto, in realtà l’aumento esponenziale delle pantegane sta assumendo i contorni di un’emergenza sanitaria sempre più grave.
ACS