Acqua, fonte non inesauribile

Lunedì 16 marzo 2015 alle ore 20.30 presso l’aula magna dell’Università della Montagna, a Edolo, si terrà il seminario Energia idroelettrica e montagna: quale futuro ci aspetta?, parte del un ciclo di incontri Conoscere il Bidecalogo CAI organizzati  in collaborazione con la Commissione TAM delle Sezioni CAI Valcamonica e Sebino. Primo relatore Alessio Cislaghi dell’Università degli Studi di Milano.Cesec-CondiVivere 2015.03.12 AcquaL’acqua, risorsa preziosa e insostituibile, è da sempre la fonte rinnovabile di energia per eccellenza per l’economia montana: dai grandi impianti e sino alle mini installazioni, l’energia idroelettrica ha saputo rinnovarsi completamente nel corso del tempo dovendo far fronte sia all’aumento dei consumi che alla prepotente ascesa di altre fonti rinnovabili come solare, eolico e termico.
Tuttavia, diversi sono gli impatti ambientali sul territorio. Per questa ragione il seminario presenterà brevemente il passato, il presente e il futuro di questa tipologia di energia rinnovabile discutendo di economia energetica e sostenibilità ambientale.
In margine all’incontro l’ing. Alberto C. Steiner di Cesec-CondiVivere presenterà ed illustrerà una breve memoria dedicata all’utilizzo dell’acqua piovana e di caduta come fonte gratuita di raffrescamento domestico in ambiti territoriali dove le condizioni igrometriche lo consentono e, una volta esaurito il ciclo, per l’irrigazione di orti e giardini.
L’incontro è aperto a tutti. La partecipazione è libera e gratuita.

ACS

Quanto costerà guardare l’arcobaleno?

“Toglieranno l’acqua da sotto la pancia delle anatre? Metteranno il cartellino con il prezzo a ogni goccia di pioggia? E quanto costerà la rugiada?”Cesec-CondiVivere 2014.09.30 Marta e l'acqua scomparsa 002Queste ed altre domande se le pone Marta, la bimba protagonista di Marta e l’acqua scomparsa, la favola bella, intelligente ed ecologica scritta da Emanuela Bussolati ed edita da Terre di Mezzo per riflettere sull’importanza delle risorse naturali, in particolare di quel bene vitale, di tutti e irrinunciabile che è l’acqua. Che improvvisamente scompare poiché c’è chi pensa di poterla vendere e comprare.Cesec-CondiVivere 2014.9.30 Marta e l'acqua scomparsa 001E’ quello che scopre Marta quando, un giorno, va a trovare la nonna e trova la fontana del giardino secca come la gola di un uomo nel deserto. Che è successo? L’acquedotto, spiega la nonna, è diventato di proprietà della Compagnia delle acque libere e, d’ora in poi, chi vorrà l’acqua dovrà comprarla.
“Una compagnia padrona dell’acqua? Ma non è giusto! Cosa accadrà” si chiede la bimba “durante i temporali?”
Del libro colpisce un’immagine: l’espressione della bambina all’interno dell’auto, mentre con la punta della lingua cerca di leccare le goccioline d’acqua che si rincorrono sulla parte esterna del vetro. Nemmeno l’umidità che appanna un po’ il vetro riesce ad offuscare la fiducia di quello sguardo incorniciato in un caschetto di capelli neri. E’ uno sguardo con tutti i suoi limiti: le gocce sono fuori, Marta non puo intercettarle ma proprio grazie a ciò lo sguardo resta aperto al mondo esterno. E pazienza se poi il mondo riserva brutte sorprese, come quella di chiudere la fontana nel cortile della nonna perché bisogna collegarla all’acquedotto: tra breve la sorgente non sarà più di tutti ma di una sola Compagnia e chi vorrà l’acqua dovrà pagarla.
Nel libro, un disegno molto evocativo ritrae la mamma di Marta di spalle sull’uscio di casa mentre la nonna sale le scale. La porta è aperta: sarà anche solo suggestione, ma il bianco candido dell’interno contrasta così tanto con l’incombente oscurità dell’esterno da risultarne persino minacciato. E in calce al disegno si legge: Non è giusto! – esclama Marta – L’acqua è di tutti!
Alla bambina questa cosa proprio non va. I grandi stanno zitti come la fontana che non canta più e nemmeno il sonno tranquillizza la bambina, che invece, tra un incubo e l’altro, si chiede se le nuvole diventeranno come banche gonfie di pioggia, se l’arcobaleno diventerà un bene di lusso, se la Compagnia metterà il cartellino del prezzo ad ogni goccia che cade. E poi c’è un problema… come faranno a far pagare i passeri che bevono l’acqua sull’incavo dei rami, sulle foglie e nelle gronde?Cesec-CondiVivere 2014.09.30 Marta e l'acqua scomparsa 003Insomma, un racconto ecologico e appassionato sull’acqua come bene di tutti.
Di chi è l’acqua? chiede sempre l’autrice ai bambini, prima di leggere loro Marta e l’acqua scomparsa. Ma quasi nessuno risponde: E’ di tutti. Abituati al fatto che le cose siano di qualcuno, non pensiamo che la Terra e le sue risorse fondamentali, tra cui l’acqua, siano un bene comune.
Spesso i libri per l’infanzia propongono modelli positivi di comportamento: non sprecare, non sporcare. Ma poi si cresce e ci si dimentica quello che si è imparato.
Perché allora non lasciar spazio all’immaginazione, potente qualità che può trasformarsi in azione? Che cosa succederebbe se l’acqua fosse in vendita? Qualcuno vorrebbe accaparrarsela, e si metterebbe in vendita perfino la visione dell’arcobaleno. Le nuvole sarebbero legate, perché non se ne vadano da altri affaristi, e via di seguito.
Ho proposto questa favola come necessario complemento alle iniziative di cohousing che pronuovo e come personale protesta con le purtroppo sempre più attuali minacce di privatizzare l’acqua. E so bene di non essere una Cassandra…

ACS

Quando l’acqua non muore: la scelta di Rochefort

Nelle piccole Comunità le idee nascono per essere applicate. E noi pensiamo che il futuro risieda nelle piccole Comunità autonome ed autosufficienti, pur se fra loro interconnesse.
L’acqua, ormai definita oroblu, costituirà sempre più un bene primario e dovrà essere messa al riparo dalle mani adunche della speculazione internazionale, in special modo se camuffata con il vestitino etico. Non con bombe, barricate o manifestazioni di piazza destinate ad essere strumentalizzate, bensì con l’unica arma veramente rivoluzionaria: il notaio.
Si, proprio quel professionista che serve a stilare gli atti necessari a costituire associazioni, consorzi, società. Per entrare legalmente nel sistema attuando interventi di finanza etica attraverso società, niente affatto marginali, di proprietà dei diretti utilizzatori dell’acqua. Vale a dire i cittadini di comuni, comprensori, aree territoriali più o meno estese.Cesec-CondiVivere 2013.10.20 Rochefort 002E che l’acqua non rappresenti solo un costo ma un utile potenziale persino nei suoi utilizzi apparentemente marginali, lo dimostra un’iniziativa partita sperimentalmente due anni fa nella città francese di Rochefort e che oggi conferma la validità della scelta di trasformare il costo di un depuratore delle acque reflue in risorsa per la collettività.
Ricordate quando i nostri nonni ci insegnavano che buttare è sbagliato? Bene, nella città francese affacciata sull’Atlantico hanno pensato bene di non buttare nemmeno… la cacca, Evitando di fingere che la recessione non esista ed aguzzando l’ingegno poiché i soldi erano pochi, quell’amministrazione comunale ha pensato a come mutare le difficoltà in opportunità trasformando i costi di un depuratore in introiti per la collettività. Va detto che il costo di depurazione delle acque reflue, generalmente piuttosto alto, è quantificabile in circa 60 euro annui pro-capite.Cesec-CondiVivere 2013.10.20 Rochefort 003A Rochefort, presso il fiume Charente, hanno quindi realizzato un impianto che depura le acque con la tecnica detta del lagunaggio: prima di raggiungere il fiume i liquami passano attraverso un sistema di bacini dove vengono ripuliti utilizzando luce solare e degradazione batterica; infine vengono fatti fermentare per produrre gas. Da ultimo acque e fanghi vengono separati.
Questo sistema ha ridotto dell’85% i consumi energetici rispetto ai depuratori tradizionali; i silos per la fermentazione dei fanghi posti a valle del sistema producono gas per autotrazione, venduto tramite distributori allestiti presso l’impianto medesimo generando in tal modo introiti per la collettività.Cesec-CondiVivere 2013.10.20 Rochefort 001Esaurita la notizia veniamo ora alla nostra realtà e, per un attimo, immaginiamo che esista una legge che consente l’utilizzo di detersivi, saponi e shampoo solo se biodegradabili al 100%. In questo modo anche i residui solidi potrebbero essere utilizzati senza nessun problema.
Non è impossibile, perché già oggi sono disponibili prodotti per l’igiene biodegradabili completamente e il loro costo, leggermente più elevato in ragione della relativamente modesta diffusione, diminuirebbe sensibilmente in ragione di un utilizzo massiccio, e verrebbe inoltre compensato ampiamente dai vantaggi economici derivanti dal binomio risparmio energetico + introito di un sistema come quello in uso nella cittadina francese.
Aggiungiamo che a Rochefort l’acqua è un bene comune e tale è rimasto, in barba ai furbetti, alle società multiutility colluse con le multinazionali speculative ed ai trasformisti capaci di dire contemporaneamente no ma anche sì.
E’ la dimostrazione che ha senso privatizzare il servizio idrico, facendo però in modo che tale privatizzazione sia pubblica, vale a dire che i soci della società proprietaria dell’acqua a livello di distribuzione locale siano i diretti fruitori. Non è affatto una contraddizione se tale atto, compiuto secondo le regole e le possibilità offerte dalla legge, costituisce una forma di autodetrrminazione ben più rivoluzionaria ed efficace di rivolte o blocchi stradali: rompe il sistema usando le regole stesse del sistema.
Acquistare l’acqua per salvare l’acqua non diventa più solo uno slogan, ma la dimostrazione che è possibile. I nostri Comuni devono solo modificare il proprio statuto inserendo una volta per tutte l’acqua come bene primario della comunità, appoggiando e sostenendo le iniziative tese a preservarla da speculazioni. Contribuendo così a cancellare quel capitolo dolente che, nel nostro Paese, viene mal-inteso come sviluppo, parola usata ed abusata spesso in abbinamento a pil.

ACS