Nuovi giocattoli bancari: la Bad Bank. A spese dei contribuenti.

“Mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente”, avrebbero sentenziato Carpinteri e Faraguna, le glorie satiriche del quotidiano triestino Il Piccolo.
Invece no, è tutto vero e se ne sta discutendo in questi giorni. Ma in che cosa consiste la Bad Bank per le sofferenze, ed in particolare per quelle immobiliari? Assolutamente in nulla di nuovo e, naturalmente, in nulla che si possa fare senza il consenso di Commissione e BCE.CC 2016.03.03 Bad Bank 1Ma vediamo come funzionerà il giocattolo: lo schema di accordo prevede che il Tesoro presti, dietro una remunerazione che dovrà essere di mercato per evitare l’accusa di aiuto di Stato, una garanzia fideiussoria alle società-veicolo costituite ad hoc – la o le bad bank – per l’acquisto dei crediti in sofferenza oggi detenuti dalle banche italiane. Non di quelli buoni, bensì di quelli marci: anomali, tossici, di dubbia esigibilità.CC 2016.03.03 Bad Bank 4Le società veicolo compreranno dunque i crediti in sofferenza effettuando un investimento che sarà remunerato attraverso due meccanismi: incassando i crediti da quegli stessi debitori in sofferenza che già facevano fatica a ripagare (meglio, che non ripagavano proprio) le banche o, se non dovesse essere sufficiente, escutendo la garanzia rilasciata dallo Stato.
Lo Stato si accollerà quindi, almeno parzialmente, il rischio credito connesso al mancato rimborso delle sofferenze attualmente nella pancia delle banche e lo sforzo sarà tanto più oneroso quanto più alto sarà il prezzo che le bad bank dovranno pagare alle banche per l’acquisto. Quello che rende complicato un meccanismo apparentemente semplice è proprio il fatto che il prezzo di cessione dei crediti sarà inevitabilmente condizionato dal valore al quale essi sono attualmente iscritti nei bilanci delle banche. Valore ormai ampiamente esuberante rispetto al valore di mercato dei beni a suo tempo costituiti a garanzia.CC 2016.03.03 Bad Bank 3Faccio un esempio: immaginiamo un prestito in sofferenza del valore nominale di 1.000 Euro, a suo tempo garantito da un immobile del valore di 1.000 ma iscritto per 3.000, e già c’era qualcosa che non quadrava… Il prestito sarà stato svalutato in funzione delle concrete probabilità di recupero, per definizione inferiori al 100% trattandosi, appunto, di sofferenze; la banca, cioè, avrà già registrato nel conto economico degli anni passati una perdita pari alla quota del credito che non ritiene più recuperabile. Ora, se ipotizziamo che la svalutazione sia stata del 50% (e quindi che la banca immagini ancora di recuperare il residuo 500) e che non voglia subire ulteriori perdite, il credito dovrà essere venduto a un prezzo non inferiore a 500. In caso contrario, la stessa cessione alla bad bank genererà altre perdite nei bilanci delle banche, e la necessità di nuovi aumenti di capitale. Come si fanno gli aumenti di capitale? Semplice: mungendo il parco buoi, vale a dire i risparmiatori sottoscrittori delle azioni della banca.
Si dà il caso che il grado di svalutazione medio delle sofferenze nei bilanci bancari vada da un minimo del 43% (Banco Popolare) a un massimo del 65,3% (Montepaschi).
E si dà anche il caso che, secondo le previsioni, il prezzo medio stimato per le cessioni di portafogli di sofferenze sia intorno al 25%-30%; se queste stime si rivelassero corrette, il sistema bancario si troverebbe difronte alla concreta possibilità di dover sopportare nuove perdite per una cifra vicina ai 40 miliardi di euro, rappresentati da quel 10-20% medio di delta tra grado di svalutazione e prezzo di cessione, se vorrà davvero liberarsi delle sofferenze.
Ci ritroveremo, dunque, da un lato le banche che tenteranno di tenere il prezzo dei crediti più alto possibile, dall’altro le bad bank che cercheranno di abbassarlo temendo di perdere parte dell’investimento necessario ad acquistarli. In mezzo rimarrà il Tesoro, che con le sue mirabolanti fideiussioni a garanzia rischierà di fare la fine del vaso di coccio tra i due vasi di ferro, prendendosi perdite scaricate dagli altri.
Non ci credete? Per averne la riprova basta chiedere dove le bad bank prenderanno i soldi per comprare i crediti. Nel posto più vicino e semplice da immaginare: saranno prestati dalle stesse banche cedenti. La bad bank emetterà obbligazioni, le obbligazioni verranno acquistate dalla banca cedente e la bad bank utilizzerà il danaro raccolto per acquistare i crediti, così restituendolo alla stessa banca cedente. La banca cedente metterà successivamente sul mercato i titoli, completando così nei fatti una cessione fino a quel momento effettuata solo sulla carta.
Sembra un po’ strambo, ma questo meccanismo è usuale nelle operazioni di cosiddetta cartolarizzazione, e comporta un rischio: che il prezzo di cessione dei crediti non corrisponda al loro valore reale perché negoziato tra due controparti non indipendenti tra loro. Nelle operazioni di mercato questo rischio è trascurabile, poiché la banca sa bene che se vuole liberarsi dei titoli emessi dalla bad bank, deve farlo a prezzi corretti pena il rischio di non trovare compratori. Ma siamo sicuri che accadrà la stessa cosa anche in un’operazione in cui interviene lo Stato con la sua garanzia? E’ evidente che in questo caso le banche e le bad bank potrebbero avere la tentazione di gonfiare i prezzi, approfittando della presenza del Tesoro e delle sue garanzie per scaricare sui contribuenti gli effetti della sopravvalutazione dei crediti ceduti.CC 2016.03.03 Bad Bank 2Negli Stati Uniti sarebbe addirittura considerato illegale e fioccherebbero condanne fino a 75 anni di detenzione, che non verrebbero trascorsi al centro clinico del carcere o ai domiciliari…
Ora possiamo finalmente tornare alla domanda dalla quale siamo partiti: questo meccanismo può funzionare senza il consenso dell’Unione Europea? Considerato che la garanzia statale sarà finanziata dallo Stato in deficit, che il deficit sarà coperto dal debito pubblico, che il debito pubblico italiano viene abitualmente acquistato dalla BCE nel contesto del programma di Quantitative Easing e che seduti nel board della stessa BCE non ci sono proprio dei fessi… beh, direi che la risposta è abbastanza semplice. Fine della storia e…. chi vuol esser lieto sia.

Alberto C. Steiner

Arriveremo a bassa quota con il sole alle spalle, e a un miglio di distanza gli sbattiamo la musica: Regione Lombardia entra nel Parco di Monza

La rivista monzese online Vorrei ne scriveva giorni fa in termini di ipotesi, il quotidiano online MB ha riportato ieri la notizia dell’avvenuta firma della delibera che sancisce l’ingresso della Regione nel parco recintato più ampio d’Europa.
Il provvedimento passerà ora all’esame del Consiglio comunale ma “Con la delibera l’amministrazione monzese, comproprietaria del bene insieme al Comune di Milano che ha adottato un analogo provvedimento, si impegna a condividere la proprietà secondo quanto previsto da un’intesa raggiunta tra i due comuni e la Regione” specificano i pretoriani del Comune brianteo.CC 2015.09.25 Parco Monza RegioTradotto in soldoni, perché di quelli si tratta, stiamo parlando di 70 milioni di euro ripartiti nel prossimo decennio, 21 dei quali nel triennio 2015 – 2017, con i quali Regione Lombardia finanzierà interventi di manutenzione, valorizzazione e difesa del polmone verde, “alla promozione di una fruizione attenta e consapevole delle attività svolte nel complesso, nel rispetto delle sue valenze storiche, culturali, paesaggistiche e naturalistiche.” A partire dall’autodromo, perché il G.P. di Formula 1 “svolge un ruolo centrale per la funzione sociale, sportiva e per la rilevante incidenza sull’economia dei territori circostanti.”
A parte il fatto che i ventuno milioni, in sede di accordo si sarebbero inspiegabilmente ridotti a sette, a me viene in mente che per la devastante alluvione che ha colpito il Veneto alcuni mesi fa sono stati trovati quattro risicati soldi. Però è comprensibile: i Veneti mica possiedono una risorsa naturale come l’autodromo, e poi hanno rotto le palle con questa menata dell’indipendentismo…
Mi viene anche in mente, come mi raccontava un amico medico proprio ieri, che il governo, per risparmiare, ha proposto l’abolizione di 180 (centoottanta) accertamenti diagnostici.
Dice: ma questi sono soldi della Regione Lombardia, non dello Stato. Certo, è come a casa mia quando ero ragazzo ed i miei genitori possedevano un panificio, e mia mamma per non fare confusione infilava in bustine di plastica trasparente i soldi per la Barilla piuttosto che per la Saiwa o la farina: sempre dal cassetto del negozio uscivano.
Erano mesi, per non dire anni, che si sentiva parlare in modo nebuloso di progetti per il rilancio dell’Autodromo di Monza, con conseguente stanziamento di settanta o ottanta milioni secondo un progetto caldeggiato dall’Automobile Club e, giusto per non scontentare nessuno, di un progetto collaterale per il Parco. Affidato a una società di consulenza aziendale, mica ad esperti architetti, paesaggisti, naturalisti e agronomi.
Bene, la nebbia è svanita e io, seguendo un’idea che mi ha fornito Vorrei, mi riguardo Cuore di Tenebra, il capolavoro di Conrad che ispirò Apocalypse Now di Coppola.
La platea per gli elicotteri esiste già all’interno del parco, secondo me meriterebbe di essere valorizzata affiancandola ad una pista di decollo per aerei, ovviamente realizzata con tecniche sostenibili.
Per il resto rimando all’apocalittica visione onirica immaginata da Giacomo Correale Santacroce nel citato articolo pubblicato da Vorrei, però con un’avvertenza: quello lì è matto, è un catastrofista, uno schifoso complottista e un disfattista che non comprende le magnifiche sorti e progressive.
Nell’articolo è presente un’annotazione, che trovo inquietante: la condizione posta dalla Regione, espressa attraverso l’affermazione “La sottoscrizione (dell’Intesa) e la conseguente messa a disposizione di risorse da parte di Regione Lombardia sono legate a chiarimenti del Governo (addirittura! n.d.r.) sul mantenimento a Monza del Gran Premio d’Italia di Formula Uno”. Mi associo quindi al slogan pubblicitario: “No Gran Premio, no Park”. Park? No, forse l’articolista si è sbagliato o non conosce bene la lingua d’Albione. Penso volesse scrivere pork…
Fin qui la notizia. La mia opinione di cittadino monzese che vive nella Monza vera, quella del ciuentro, vale a dire quella che finisce al Ponte dei Leoni, non Sant’alessandro, San Fruttuoso o peggio ancora San Rocco: quella non è Monza, è fuffa per poveri, è che i monzesi gongolano. Non tutti, ma quelli che piangono sono pochi e invisibili.
Ah già, dimenticavo la frase pronunciata in Apocalypse Now da Robert Duvall, il tenente colonnello della Cavalleria dell’Aria William Kilgore: “Arriveremo a bassa quota con il sole alle spalle, e a un miglio di distanza gli sbattiamo la musica.” Non è completa. La parte mancante è: “Io uso Wagner, fa cacare sotto i Vietnamiti. I miei ragazzi l’adorano!” Così è, se vi pare.

Alberto C. Steiner