Per fare finanza solidale servono onestà e concretezza

Abbiamo immaginato di voler acquistare in gruppo un’azienda agricola e di renderla produttiva grazie a metodi biologici e naturali che ci permettano di ottenere prodotti qualitativamente migliori e soprattutto nel pieno rispetto dell’ambiente.
Abbiamo anche immaginato di non voler avere nulla a che fare con situazioni tipo Parmalat, Cirio, Argentina, Banca 121 e tante altre che hanno segnato la memoria, e le tasche, di tanti risparmiatori.
Dall’immaginazione all’idea: investiamo il nostro capitale nel bene rifugio per eccellenza, la terra, e dedichiamoci a un’attività economica pulita sul piano ecologico ed etico.
Terra significa campi, orti, prati, boschi. Ma anche edifici, abitazioni, condivsione di spazi. Ed ecco inventato il cohousing. Ma può significare anche condivisione di interessi ed attività, ed ecco, per fare un esempio, il gruppo di acquisto solidale, quel pool di persone che decidono di acquistare insieme alimentari e beni di uso comune, solitamente di produzione biologica, eco-compatibile e solidale.
Può infine significare turismo responsabile e rispettoso del territorio, ed ecco inventato l’albergo diffuso. E se non ci dimentichiamo degli spazi e delle iniziative legate al benessere fisico e spirituale ecco, chiamiamola così per praticità, la componente olistica, magari legata alla presenza di acqua dotata di caratteristiche particolari.
La differenza tra questa iniziativa e l’investimento tradizionale, sta nel fatto che per aderire non si affidano i propri capitali ad un consulente o promotore finanziario, ad una sim o ad una banca, ma si uniscono le proprie risorse a quelle degli altri entrando a far parte di una società gestita da un normale consiglio di amministrazione formato dai soci.
Tale strategia permette ad un certo numero di risparmiatori di acquistare insieme un fondo, un terreno agricolo di una certa consistenza a un prezzo per ettaro in linea con il mercato. Oppure a costi inferiori se chi promuove l’iniziativa è in grado di reperire terreni ed immobili a prezzi inferiori a quelli di mercato, per esempio perché sottoposti a procedure esecutive. Però… però, però… si, effettivamente essere in gruppo è bello, ma un piccolo gruppo è pur sempre qualcosa di minuscolo: può incontrare difficoltà operative o finanziarie, vincoli commerciali.
E allora pensiamo in grande, ed ipotizziamo adirittura la costituzione di un Fondo, che è proprietario di una parte di tutti i terreni, i borghi recuperati e le aziende agricole, e del quale i risparmiatori investitori sono a loro volta comproprietari. La misura del Fondo permette una gestione altrimenti impossibile con un piccolo appezzamento, e in più la forma societaria delle singole srl agricole consente di superare problematiche di ordine fiscale garantendo l’investimento del risparmiatore.
Attualmente la legge italiana consente iniziative di questo genere, pur se in modo invero macchinoso e con tempi biblici per poter presentare i progetti, superando pareri, opinioni, e talvolta vere e proprie ubbìe, di comitati di comprensorio, territorio, quartiere, vicolo, pianerottolo. Il nostro è ormai diventato il paese dove si parla, dove si aprono i tavoli, tutti si aspettano che sia qualcun altro ad apparecchiarli, e alla fine nessuno li sparecchia o li richiude…
E’ possibile semplificare le cose, anche sotto il profilo fiscale, costituendo il Fondo in un Paese europeo: no, non stiamo parlando di paradisi fiscali o di altre amenità, stiamo parlando di un Paese, sicuramente extracomunitario, sicuramente a nord delle Alpi, sicuramente ad ovest del Danubio, attento alle istanze ecologiche più di quanto i mezzi di informazione nostrani facciano credere, dove la finanza costituisce il pane quotidiano, dove l’imprenditoria è supportata anziché essere svantaggiata da norme incomprensibili, balzelli medioevali, ruberie di vario genere. Dove il gravame fiscale è chiaro, certo e non provoca emorragie.
Tra i propositi del Fondo, naturalmente, vi sarà anche quello di rispettare le tipicità territoriali differenziando le destinazioni produttive a seconda di dove avvengono gli acquisti dei terreni. Quindi frumento duro e tenero nella pianura padana piuttosto che raccolta di funghi, frutti spontanei ed erbe officinali in area boschiva, pascoli, uliveti e vigne dove fanno parte della storia del territorio.
La struttura del Fondo prevede un investimento complessivo ripartito in quote, ed ogni partecipante potrà acquistarne, per singola operazione, sino ad un massimo che non conferisca nessun tipo di prevalenza rispetto agli altri soci, questo per evitare eventuali tirannie di pochi assicurando uguaglianza a tutti gli aderenti. Ovviamente si tratta di un modello base, adattabile alle singole situazioni.
Per finire, il ricorso al credito ordinario sarà attuato nella misura minima possibile e, se possibile, evitato. Per quanto riguarda il credito agevolato sarà possibile fruirne a condizione di non dover sposare nessuno sponsor politico.
La nostra iniziativa sta riscuotendo interesse da molte regioni e da molti gruppi intenzionati ad acquistare un terreno, un’azienda agricola, o a recuperare edifici rurali dismessi: lo provano le numerose richieste informative che ci pervengono.
L’intenzione è quella di diffondere l’iniziativa non escludendo la collaborazione, in parte già in atto, con alcune amministrazioni locali, enti ed organismi preposti alla tutela ed allo sviluppo del territorio, come per esempio sta avvenendo in Valtellina e sulla sponda gardesana orientale.
La nostra iniziativa, sicuramente variegata poiché comporta imprese basate sulla coltivazione naturale, la rivalutazione ambientale, la creazione di centri di educazione ambientale e agriturismo naturale, strutture che permettano di vendere i prodotti senza intermediari in modo da ottimizzare i margini, prevede per sua stessa natura un impegno finanziario etico e solidale.

Alberto Cazzoli Steiner

Per fare finanza solidale servono onestà e concretezzaultima modifica: 2013-11-21T23:43:33+01:00da cesec
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