Etica e sostenibile: la Finanza può esserlo

cesec,condivivere,forum,finanza,etica,sostenibileDal 5 al 12 novembre si svolgerà in diverse città italiane la Settimana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile, un’iniziativa promossa e coordinata dal Forum per la Finanza Sostenibile.
Approfittiamo dell’evento, al quale prenderemo parte sia pure limitatamente ad incontri che si terranno a Milano, Bologna e Venezia, per esprimere alcune considerazioni circa la finanza, che può ed anzi dovrebbe essere etica e sostenibile. Si ma come?

cesec,condivivere,finanza,etica,sostenibilità,forum

Anzitutto riteniamo che la finanza debba generare un profitto. E’ dall’origine e dalla misura dello stesso, oltre dall’utilizzo che se ne fa che si esprime la vocazione etica e solidale dell’operatore.
Infatti, non casualmente la cosiddetta finanza sostenibile vanta, oltre ai suoi convinti seguaci, anche i suoi acerrimi oppositori. Tra i due estremi una variegata zona d’ombra di tiepido interesse, di moderato scetticismo e di chi semplicemente sta alla finestra a guardare. Insomma, come in tutte le cose terrene.
Giusto per esprimerci con la chiarezza che ci contraddistingue, e per non smentirci, ricorriamo ad alcuni esempi.

  • Primo esempio, surreale: traffichiamo in armi o stupefacenti, ma reinvestiamo i favolosi profitti che ne derivano nella costruzione di villaggi ecologici o in altre attività ecocompatibili ed all’insegna della solidarietà. Potrà avere una valenza karmica, ma non si tratta certamente di un’attività solidale.
  • Secondo esempio, questa volta connotato alla realtà: decidiamo di coltivare vasti appezzamenti di terreno secondo tecniche biodinamiche e collochiamo i prodotti sul mercato affermando che, oltre che biologiche, le nostre coltivazioni sono all’insegna della solidarietà perché abbiamo garantito un lavoro a n persone; in realtà queste persone sono sottopagate con la scusa dell’ecosostenibilità e della solidarietà. Anche in questo caso non siamto facendo proprio nulla di etico, anzi. E se il primo esempio appartiene alla sfera della fantasia, in questo caso molti che ci leggono sanno bene che non stiamo purtroppo parlando a vanvera.
  • Terzo esempio: costituiamo un fondo di investimento che con il denaro dei risparmiatori/investitori acquista fonti idriche inutilizzate. Dal fondo origina una serie di società, consorzi, cooperative e quant’altro legate al fondo per un’economia di scala ed un’uniformità normativa ma di esclusiva proprietà dei cittadini residenti nel territorio, nel comprensorio, nel comune, insomma nel bacino d’utenza di fruizione di quell’acqua. Le società, consorzi, cooperative e quant’altro sono proprietarie di ciò ciò che permette l’adduzione delle acque ed il loro smaltimento: condotte, rete distributiva, vasche di depurazione. Il vantaggio per gli utilizzatori/soci consiste nel fatto di sapere di essere gli effettivi proprietari dell’acqua che utilizzano, e che ovviamente pagano, ma a prezzi che corrispondono al costo reale degli impianti, della loro manutenzione, degli stipendi degli addetti. Il fondo a propria volta percepisce dei diritti, o royalties se così vogliamo chiamarle, che gli consentono di sopravvivere remunerando altresì il capitale degli investitori ad un tasso dignitoso pur se non certamente esorbitante.
  • Il quarto, ed ultimo, esempio è la fotocopia del precedente solo che al posto dell’acqua c’è il recupero di borghi abbandonati per trasformarli in complessi abitativi in cohousing, magari rurale ed all’insegna dell’ecocompatibilità.

Questi esempi, compreso il primo farneticante, sono inoltre tutti accomunati da un aspetto: non vi si parla di immaterialità. Patate e pomodori, acqua e case sono tutti beni concreti. In questo senso la nostra non tanto ipotetica attività finanziaria è la conseguenza di un lavoro reale, di produzione, di costruzione. Non di fantasie o scommesse su questa o quella catastrofe, sul fatto che i pomodori di Tizio potranno valere X e allora li acquistiamo ben prima della maturazione a X-60%, anzi già che ci siamo acquistiamo anche quelli di Caio, Sempronio e Mevio. Così abbiamo il monopolio della produzione di quell’anno e siamo noi a fare il prezzo. Siamo trogloditi finanziari? In effetti non siamo esperti di finanza o, peggio, guru; siamo solo professionisti e imprenditori che ad un certo punto hanno scelto di muoversi in un modo piuttosto che in un altro, nella consapevolezza che la decrescita non può essere legata agli abracadabra del pil: o è pil o è decrescita. E la decrescita o, se preferite, la consapevolezza, è ora più che mai necessaria se decidiamo di sopravvivere al futuro che ci aspetta. E decrescita non significa affatto tornare al medioevo o al paleolitico.

cesec,condivivere,finanza,etica,sostenibilità,forum

Ciò detto, appare quindi ovvio come gli investimenti finanziari, in quanto tali, implichino rendite. E’ vero, non è detto che tali rendite abbiano sempre origine diretta dal lavoro ma si sostanziano come etiche allorché seguono precisi parametri nell’ottica di un’equa riditribuzione della ricchezza generata.
In un mondo perfetto… afferma sempre uno di noi. Ok, il mondo perfetto non esiste, e se si aspetta la perfezione non ci si muove mai. Quindi ci muoviamo, programmando ma contemporaneamente navigando a vista pronti a correggere la rotta ogni volta che sia necessario od opportuno. Ma ponendoci costantemente la questione di affrontare questi temi secondo una matrice di sostenibilità e con meno iniquità possibile.

Ed è qui che accogliamo pienamente la teoria del male minore che, in una logica di sano pragmatismo, costituirà il filo conduttore della Settimana dell’Investimento Sostenibile.
In questa settimana coloro che interverranno: operatori finanziari, imprenditori, esponenti del mondo accademico non parleranno di aria fritta ma di engagement come nuova opportunità per gli investitori istituzionali, di cambiamento climatico e dei rischi connessi, delle nuove frontiere dell’impact investing e del responsible property investing, della possibile svolta sostenibile del mercato retail e, temiamo con poche speranze di successo, del ruolo dei decisori politici nella promozione di una cultura della sostenibilità in Italia.
L’Investimento Sostenibile Responsabile” spiegano i promotori dell’iniziativa  “è la pratica in base alla quale considerazioni di ordine ambientale o sociale integrano le valutazioni di carattere finanziario che vengono svolte nel momento delle scelte di acquisto o vendita di un titolo o nell’esercizio dei diritti collegati alla sua proprietà. L’ISR si esplica attraverso la selezione di titoli di società, per lo più quotate, che soddisfano alcuni criteri di responsabilità sociale, cioè svolgono la propria attività secondo principi di trasparenza e di correttezza nei confronti dei propri stakeholder tra i quali, per esempio, i dipendenti, gli azionisti, i clienti ed i fornitori, le comunità in cui sono inserite e l’ambiente. Investitori sostenibili e responsabili possono essere sia i singoli individui, che operano direttamente o attraverso la mediazione dei gestori, sia le istituzioni: fondazioni, fondi pensione, enti religiosi, imprese o organizzazioni non-profit“.

Vallesanta, un Ecovillaggio nella Foresta Casentinese

Vallesanta è una località nella Foresta Casentinese, frazione di Corezzo, borgo situato a 760 metri  di altitudine nel cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo e tappa obbligata sulla strada che collega i principali luoghi di culto della zona: il Monastero di Camaldoli ed il Santuario della Verna, dai quali dista circa 15 chilometri. Durante i mesi invernali il paese conta soltanto poche decine di abitanti, ma in estate si risveglia arrivando ad ospitarne centinaia.

cesec,condivivere,corezzo,vallesanta,cohousing,ecosostenibilità,territorio

Come molte numerose località di montagna, anche Corezzo ha subito un progressivo spopolamento a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, in ragione dei mutamenti sociali dovuti al passaggio dalla civiltà agro-pastorale a quella industriale del dopoguerra. Numerosi sono infatti nella zona i terreni agricoli abbandonati.

cesec,condivivere,corezzo,vallesanta,cohousing,ecosostenibilità

La Vallesanta ha conseguentemente subito un indebolimento del tessuto sociale per le stesse ragioni che abbiamo descritto nell’articolo Cohousing montano e salvaguardia del territorio pubblicato in questo Blog il 15 giugno scorso: e quindi scuole e negozi serrati, nessun servizio e, per inevitabile conseguenza, il disgregarsi della comunità locale superstite.

cesec,condivivere,autunno,circo,cohousing,ecosostenibilità

Ma alcune persone sensibili alla natura ed alla storia del territorio, dapprima per aggregazione spontanea e successivamente dandosi una denominazione, uno statuto, un regolamento  ed un progetto hanno pensato a come fare per riportare nuovi abitanti in questa zona montana, creando stimoli ed opportunità concrete per famiglie e singoli motivati a stabilirvisi, portando nuova linfa e nuove prospettive per un futuro vivo e vivibile nella Vallesanta, per non correre il rischio di creare un museo all’aperto o un borgo della ruralità intellettuale da salotto, per intenderci quella che noi chiamiamo macrovegetoveganbiobau che no ha mai vissuto la fatica del lavoro contadino e crede che le vacche si mungano da sole.

cesec,condivivere,corezzo,vallesanta,cohousing,ecosostenibilità,cottura, lastradi pietra

Appurata l’esistenza di un crescente interesse da parte di molte persone ecologicamente e socialmente motivate a tornare a vivere in zone ormai abbandonate e selvagge, con l’intento e la capacità di recuperare un territorio proprio perché ha conservato quel valore ambientale e paesaggistico che sancisce un’elevata qualità del vivere, si sono dati da fare. E qui, giusto per non dilungarci, preferiamo ricorrere ad un’ulteriore autocitazione: Perché vivere in un ecovillaggio, articolo pubblicato in questo Blog il 17 giugno scorso.
Soldi, come sempre, pochi. Ma la Regione Toscana, attraverso il Decreto 51/2004 che prevede misure straordinarie, urgenti e sperimentali per la progettazione e attuazione di interventi regionali pilota nel campo della bioarchitettura e bioedilizia, concorre per una disponibilità complessiva di 13 milioni di Euro alla realizzazione di interventi riferiti ad organismi abitativi con caratteristiche di sostenibilità ambientale e che favoriscano le relazioni umane e sociali. La norma risale a nove anni fa, ma si sa che le regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana sono state pioniere sotto il profilo legislativo, copiate da Lombardia, Umbria, Liguria e persino Trentino Alto Adige. Infatti la disposizione legislativa prevede persino l’autocostruzione.

cesec,condivivere,corezzo,vallesanta,cohousing,ecosostenibilità,progetto

Alta qualità del vivere, si diceva. E politica del fare, del rimboccarsi le maniche. Di case abbandonate nei boschi non ne mancano e allora si progetta un futuro sostenibile , fatto anche per famiglie con bambini.
Il progetto del Villaggio Ecologico in Vallesanta cerca quindi di realizzare un’offerta accessibile e attraente per chi è intenzionato a stabilirvisi, creandosi un’abitazione sana ed economica e occupazioni compatibili legate al territorio.
Non vuole inoltre essere un’entità isolata, ma intende collaborare con persone, associazioni, enti e istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale. A livello locale esistono già da diversi anni collaborazioni con l’Amministrazione Comunale di Chiusi della Verna, con le Pro-Loco della zona, con l’Ecomuseo del Casentino e con associazioni presenti sul territorio, nell’intento di creare sinergie utili a sostenere la qualità del vivere in una zona marginalizzata. Particolarmente intenso è il legame con la piccola scuola di Corezzo, grazie alla quale negli anni diverse famiglie hanno deciso di insediarsi nella zona, e con la quale sono state realizzate varie iniziative di carattere culturale e ambientale. Inoltre l’arrivo recente di alcune famiglie richiamate dal progetto dell’ecovillaggio ha permesso di allontanare la minaccia di chiusura della scuola.
Il progetto è sin dall’inizio animato dall’intento di realizzare abitazioni a minimo impatto ambientale, utilizzando materiali locali, naturali, biodegradabili – legno, paglia, terra, lana – e per quanto possibile di recupero, per ottenere case veramente ecologiche e che rispondano a criteri di alta efficienza energetica, obiettivo decisamente  difficile e costoso da ottenere nelle vecchie case in pietra.
Le abitazioni saranno inoltre armoniosamente inserite nel paesaggio, quasi a confondersi in esso, ma al tempo stesso raggruppate intorno a spazi comuni, con lo scopo di creare una nuova tipologia di insediamento che risponda a una nuova filosofia abitativa frutto di un approccio dei nostri tempi che tenga in considerazione l’ambiente, la socialità, la condivisone e lo scambio con il territorio, anche attraverso l’autocostruzione, obiettivo da realizzare nei termini più ampi possibili nel rispetto delle vigenti leggi in materia.
La vicinanza all’abitato di Corezzo è chiaramente considerata un atout per consentire l’integrazione con la comunità locale preesistente e per la fruizione di servizi come scuola, negozi, mezzi pubblici, ambulatorio medico.

I futuri cohousers immaginano, come noi abbiamo fatto da tempo, che hic et nunc siamo in un momento topico, perché viviamo contemporaneamente il fallimento della modernità e quello della civiltà contadina. E da questo doppio fallimento può uscire l’idea per un nuovo Umanesimo delle Montagne.

La partenza dei lavori è prossima, il Comitato per la realizzazione del villaggio cerca nuovi aderenti rendendo noto che ogni nucleo familiare che intendesse aderire al percorso può risultare assegnatario di un contributo fino a 35.000 euro, finalizzato all’autocostruzione partecipata della propria abitazione.
Il progetto prevede la realizzazione di 14 unità abitative autonome, 8 delle quali da terminare entro giugno 2016, provviste di sala polivalente, officina/falegnameria, lavatoio, orti comuni, frutteto. E’ naturalmente prevista la gestione condivisa e responsabile dell’acqua e delle fonti energetiche: lago e fitodepurazione.
Al fine di evitare sgradevoli sorprese il Comitato rende noto che aderire al progetto significa prendere parte ad un percorso di costruzione di fiducia reciproca. Per tale ragione l’adesione è subordinata ad un periodo di conoscenza ed all’accettazione degli attuali aderenti. Per consentire la partecipazione al Bando tutti gli aderenti versano inoltre una quota paritaria nelle intenzioni non superiore a 15.000 Euro per nucleo famigliare, una parte investiti come partecipazione alla Cooperativa ed il rimanente per la realizzazione delle case, anche attraverso lo svolgimento di attività lavorative comuni.

Per chi desidera informazioni l’indirizzo di questa Comunità è:

Comitato per un villaggio ecologico in Vallesanta
Località Biforco, 2 – 52010 Chiusi della Verna (AR)
 www.ecovillaggiovallesanta.org