Il nuovo mondo: progettiamolo insieme

cesec,condivivere,futuro,ecosostenibilità,cohousing,neomedioevalismo,consapevolezzaIn questo intervento parliamo di come trasformare ecosostenibilità ed occupazione in sicurezza sociale. Ma è necessario partire da una premessa.
Noi siamo convinti che difficoltà ed ostacoli arrivino per portarci segnali e messaggi. Inutile, e persino pericoloso, tentare di scappare: fuggiremmo da un’opportunità di crescita personale e, se si tratta di nodi da sciogliere o cerchi da chiudere, finché non lo avremo fatto non avanzeremo di un passo.

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Certo, osservarsi dentro presuppone un profondo desiderio di cambiare ed implica coraggio. Altrimenti possiamo sempre continuare a fingere che…, a raccontarci menzogne da soli, ad autoconvincerci che siano gli altri ad avercela immotivatamente con noi, che siamo tanto belli e tanto buoni. Relazioni destinate al fallimento, imprese che non decollano, collaboratori, amici, amanti o soci, persino fratelli o sorelle, che ci tradiscono, la casistica può essere pressoché infinita.
La soluzione è una sola: smetterla di lamentarsi, di piangersi addosso, di cercare per ogni dove capezzoli da succhiare avidamente e darsi da fare. Una volta per tutte.

cesec,finanza,cohousing,condivisione,consapevolezza,ecosostenibilitàSiamo partiti da questa premessa per affermare che siamo convinti che l’attuale crisi, economica, sociale, ambientale, imponga profonde trasformazioni del sistema. Ma il sistema, guarda caso, siamo noi; siamo quindi noi a dover cambiare. Lo scibile potrebbe essere infinito, ci limitiamo qui ad un obiettivo, ambizioso ma non irrealizzabile: come costruire una società in grado di garantire una serena convivenza per tutti, nell’abbondanza e nel rispetto dei limiti del pianeta, che preferiamo chiamare con il nome che gli spetta di diritto: Madre Terra.

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Parliamoci chiaro, senza una bussola, senza una programmazione, senza un’idea di Società verso cui tendere, non possiamo affrontare neppure la fatica del giorno per giorno. C’è chi lo fa, e purtroppo i risultati si vedono. Essere centrati, vivere hic et nunc non significa affatto essere sbalestrati, cambiare idea come bambini di tre anni pur osservando le cose con la meraviglia del bambino. Significa essere ben radicati, chiari soprattutto con se stessi. Ma ne abbiamo già parlato in altre circostanze.

Ormai è certo: per ripristinare l’equilibrio ambientale dobbiamo ridurre produzione e consumi, ma fintanto che il motore dell’economia rimane il mercato, l’arresto della crescita comporterebbe seri contraccolpi sociali. Questione ambientale e sociale sono due temi indissolubili, se affrontiamo l’uno senza preoccuparci dell’altro non abbiamo futuro.

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Noi abbiamo la soluzione. Conosciamo il modo per dimostrare che è possibile coniugare sobrietà con piena occupazione e sicurezza sociale. E non stiamo sputazzando mere affermazioni di principio, siamo persone concrete e sappiamo quanto la gente abbia ormai bisogno di concretezza, voglia sapere come si ottiene il miracolo, chi e come elabori le proposte di riorganizzazione e le relative strategie di attuazione.
Gli obiettivi che ci siamo posti non si raggiungono con piccoli ritocchi ma richiedono un capovolgimento culturale nel nostro modo di concepire rapporti con la Natura, diritti, lavoro, tecnologia, mercato, comunità, benessere. I nostri obiettivi, che siamo felici ed onorati di condivivere, richiedono una revisione profonda del nostro modo di organizzare il tempo, le città, la produzione, la soddisfazione dei bisogni, i rapporti sociali, l’economia privata e quella pubblica. In una parola richiedono il ripensamento dell’intera architettura economica e sociale. Qualcuno potrebbe anche ironizzare sbottando in un: hai detto niente…
No, affatto, l’abbiamo premesso che siamo ambiziosi… Sia chiaro: non stiamo proponendo di aprire tavoli o dibattiti, invitare illustri economisti, politologi, sociologhi e via enumerando, sinceramente sono almeno vent’anni che i dibattiti e i gruppi di studio ci hanno, per usare un garbato eufemismo, rotto le palle, perché si parla si parla e non si combina niente.
Quindi niente scorciatoie, tanto illusorie quanto pericolose, niente democrazie più o meno delegate o partecipate, tanto meno dittature ammantate di egologismo e spiritualità, dove il ducetto di turno fa il bello e il cattivo tempo travestito da guru. Al limite, crediamo nel cerchio, seguito immeditamente dopo da compiti e responsabilità individuali. E da incontri di verifica.
La nostra è una microsoluzione.  Però una microsoluzione ripetibile su vasta scala. C’è una carta, appartenente ad un mazzo di tarocchi molto particolare, ci piace molto e la sua denominazione è: una nuova visione.
Ecco, noi siamo per un diverso approccio alla vita, per guardare alla realtà dalla prospettiva della convivenza nell’abbondanza intesa come soddisfazione di tutte le dimensioni umane, di trovare soluzioni che tengano conto della complessità dei bisogni, dei limiti del pianeta, dei diritti delle generazioni che verranno. Ma senza deleghe, perché nei fatti costituiscono l’antitesi della democrazia. Se vuoi una cosa, prendila, rubala, comprala, costruiscila, inventala. Fai quello che vuoi, ma fallo tu. Ed assumitene la responsabilità.

Pensiamo solo all’economia: nulla influenza la nostra vita più dell’economia e nulla è posto fuori dal nostro controllo più dell’economia, segno che il potere non appartiene al popolo, ma ai mercati ed ai mercanti, insomma ai maghetti della finanza, che noi ci immaginiamo come miliardari sensali che si riuniscono, corrucciati ed ingobbiti, in qualche antro illuminato dalla fioca luce di mozziconi di candele. E i finanzieri d’assalto, quelli da copertine patinate accompagnati da panterone da urlo, chi sarebbero? Nessuno, semplicemente gli addetti alle pubbliche relazioni ed al marketing… Ecco i veri α e Ω di questo sistema che ci sta ribaltando perché non infinito, perché non può crescere indefinitamente, perché non tiene conto della dimensione umana, non tiene conto di chi sta meglio e di chi sta peggio.

Per necessità e per, necessariamente se intendiamo sopravvivere, ritrovata virtù, senza distinzione di professione, censo, titolo di studio, vestitino privato o pubblico, provenienza culturale e politica,  dobbiamo finalmente azzittire il rumore parolaio che ci circonda e ci sovrasta e rimboccarci le maniche per costruire la nostra nuova Società e tracciare il percorso lungo il quale farla avanzare.

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I nostri piccoli borghi recuperati dall’oblio, il nostro lavoro perché l’acqua sia e rimanga bene di tutti, le nostre comunità coresidenziali, il nostro interesse per il recupero degli spazi agricoli e per la tutela del territorio sono iniziative quanto mai concrete. E, oltre che nuovi e diversi spazi abitativi, significano anche lavoro. Certo, qui abiteranno venti famiglie, là sessanta, in quell’altro posto solo quattro. E con questo? Nelle nostre intenzioni si tratterà di comunità autonome, ma niente affatto isolate: saranno in contatto fra loro e con il resto del mondo, in ogni senso.
Ma vivranno all’insegna di ritmi nuovi, rallentati, soddisfacendo bisogni reali e non artefatti. Nel mondo, non in fuga dal mondo, solo un po’ più distanti dal suo inutile rumore. Sia chiaro, non abbiamo inventato nulla, ed è per questa ragione che non partiamo da zero: alcuni hanno riflettuto e scritto in proposito, altri hanno sperimentato su scala più o meno vasta, e le loro suggestioni ed esperienze costituiscono per noi un ottimo materiale su cui lavorare per attivare il necessario processo di elaborazione diffuso capace di portare ad una sintesi condivisa.
Ovviamente il percorso non è e non può essere completamente chiaro, l’importante è partire, strada facendo comprenderemo come proseguire il cammino.

Ci piacerebbe che di queste comunità ne sorgessero a centinaia, addirittura a migliaia, trasversali e diffuse ovunque, piccoli gruppi che si prendono il loro spazio per vivere finalmente una nuova vita, lasciando contemporaneamente tracce condivisibili delle loro esperienze in modo che emergano assonanze, differenze, similitudini.

Perciò invitiamo chiunque voglia coinvolgersi in questo percorso a comunicarcelo, scrivendoci un messaggio privato. Molto presto inizieremo ad organizzare degli incontri per valutare le possibilità di formazione di gruppi e stabilire come proseguire il cammino, in questa avventura di partecipazione dal basso.

Centro Studi Cesec – KryptosLife