Expo: la Carta (triplo velo) di Milano

Per chi dovesse domandarsi come mai Coca Cola è l’offical soft drink partner dell’Expo, abbiamo la risposta.
Proviene dal disclaimer che ne motiva la cooptazione: “In virtù del suo impegno sul fronte dell’innovazione e della crescita sostenibile capace di generare ricchezza per la comunità, tutelando le risorse utilizzate e incoraggiando consumi e stili di vita equilibrati…”.
Quindi, vediamo per una volta di non essere maligni, visto che caffeina e bollicine nutrono il pianeta e, tra un ruttazzo e l’altro, contribuiscono a risvegliare le fervide menti che hanno partorino nientepopò… come niente popò? No, non quel popò, lasciateci finire… nientepopodimenoche laCesec CondiVivere 2015.05.17 Carta di Milano 001Il documento elenca gli impegni che dovrebbero costituire l’eredità di Expo 2015 sulla lotta alla fame. Bene, e allora? si chiederanno i lettori… E allora non ci siamo. Non vi si parla di land grabbing e nemmeno di speculazione finanziaria sulle materie agricole. Insomma, l’ennesima dimostrazione che il problema dell’economia globale è la sudditanza del potere politico e delle istituzioni alle lobby finanziarie. Ricordate il nostro articolo Land Grabbing e vergini dai candidi manti pubblicato qui nel non sospetto 29 novembre 2013?Cesec CondiVivere 2015.05.17 Carta di Milano 002Torniamo al testo che, presentato a Milano alla vigilia dell’inizio dell’esposizione universale, contiene tutte affermazioni di buon senso, che chiunque salvo  forse Monsieur de la Palisse che ne rivendicherebbe lo spirito promotore, sottoscriverebbe (cliccare qui per il testo completo).
A leggerla bene, però, c’è un aspetto che in questa Carta di Milano lascia profondamente perplessi: è scomparso ogni riferimento al tema della finanza, che pure c’era nel Protocollo di Milano sull’alimentazione e la nutrizione, quell’iniziativa promossa dal Barilla Center for Food and Nutrition con la collaborazione di tante personalità e sigle della società civile, al quale la Carta di Milano si è ispirata e che cita espressamente fra le sue fonti. Come se l’uso del denaro non avesse nulla a che fare con l’alimentazione…
Più in generale è tutto il tema della crisi globale iniziata ormai nel 2008, e che ha pesato sui prezzi alimentari e quindi sull’accesso al cibo e la fame, a rimanere fuori dal documento, come se non c’entrasse nulla con la sfida Nutrire il pianeta energia per la vita.
Condividiamo l’opinione espressa da Leonardo Becchetti, professore di economia politica a Tor Vergata e promotore della Campagna 005: “È l’ennesima dimostrazione che il problema numero uno dell’economia globale è la sudditanza del potere politico e delle istituzioni a lobby finanziarie più grandi degli stati. Ci vorrà tempo prima di riavere un vero equilibrio dei poteri ma ci dobbiamo riuscire. E il tutto avverrà quanto più i cittadini impareranno a votare con il loro portafoglio per la finanza veramente al sostegno dell’economia reale. Intanto assistiamo allo scandalo di una parte del mondo finanziario arrogante ed autoreferenziale, che non si rende minimamente conto di come meglio potrebbero essere usate le immense risorse a disposizione per salvare vite umane e promuovere sviluppo sostenibile“.Cesec CondiVivere 2015.05.17 Carta di Milano 003Il tema del rapporto tra cibo e finanza è un grande nodo del mondo di oggi: la corsa ad acquistare terreni agricoli nel Sud del mondo e la volatilità dei prezzi nei mercati delle materie prime agricole, sono fattori che generano fame. E hanno a che fare con un certo modo di fare finanza, molto più vicino al nostro portafoglio di quanto crediamo.
È scritto nel Protocollo di Milano, varato il 3 aprile scorso: “Le parti si impegnano a identificare e proporre leggi per disciplinare la speculazione finanziaria internazionale sulle materie prime e la speculazione sulla terra, oltre che a proteggere le comunità vulnerabili dall’accaparramento della terra (land grabbing) da parte di entità pubbliche e private, rafforzando al contempo il diritto all’accesso alla terra delle comunità locali e delle popolazioni autoctone“.
Quell’impegno preciso non compare più tra quanto la Carta di Milano richiede con forza (!) a governi, istituzioni e organizzazioni internazionali, ma si parla solo genericamente di rafforzare le leggi in favore della tutela del suolo agricolo, per regolamentare gli investimenti sulle risorse naturali, tutelando le popolazioni locali. Non è esattamente la medesima cosa…
Anche nella sezione Impegni, esclusa una rapidissima evocazione della questione dell’accesso al credito, non compare nulla che abbia a che fare con la parola finanza. Quasi che questo mondo fosse un’entità a sé stante, le cui scelte non hanno ricadute concrete sull’agricoltura e sul mercato dei prodotti alimentari.
Vedremo che accadrà nel corso dell’appuntamento organizzato per il 22 prossimo a Milano dalla Campagna Sulla Fame Non Si Specula: noi speriamo solo che una manifestazione pacifica non finisca come un certo G8 di tristissima memoria.

Alberto C. Steiner

L’alchimia deve essere Selvatica

Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà, recita una delle più antiche regole circestercensi, e della quale scrivemmo il 24 ottobre 2014 nell’articolo Progettare cohousing con uno sguardo all’Eremo di Camaldoli pubblicato su queste pagine.
Interessante in proposito anche Troverai più nei boschi che nei libri pubblicato da Arcaniludi il 30 settembre 2014, nonché l’ultimo lavoro di Michele Giovagnoli: edito da Essere edizioni si intitola proprio Alchimia selvatica ed è ormai oggetto di commenti e conferenze tematiche.Cesec-CondiVivere 2015.05.17 Alchimia selvatica 001Il bosco, custode dell’universo emozionale, offre a chi lo osserva ed ascolta con amore e rispetto, infinite possibilità per il risveglio interiore, scrivevamo questa mattina per onorare la magia del bosco attraverso la nuova immagine scelta per la copertina del Blog.
Il bosco è un archivio vivente la cui azione, umile e potente, investe importanti aree di indagine: dal rapporto consapevole con il nostro corpo biologico, alla connessione ereditaria col nostro albero genealogico, dallo slancio verticale della realizzazione al contatto e al dialogo vigile con la dimensione archetipica.
Seguendo le ciclicità delle stagioni e in accordo con le fasi alchemiche, ci accompagna in un’affascinante percorso di esplorazione degli elementi selvatici suggerendo preziose pratiche utili alla crescita personale. Nulla di mistico, bensì un viaggio concreto, fatto di contatto fisico col suolo, di ascolto ed interazione, di esperienze insieme forti e delicate, guidate dal senso dello stupore e dalla necessità di conoscenza.
Ci riteniamo, nella modestia del nostro vissuto, testimoni del bosco come luogo perfetto e specchio dell’interiorità umana, e ci piace raccontarne con entusiasmo: siamo adulti e bambini, escursionisti ovvero viandanti, professionisti ed imprenditori.
E qui arriviamo alla conclusione: è possibile progettare il riuso di un immobile rustico, di un rudere, di un fondo. Ma anche il più sofisticato dei CAD non infonde vita, non disegna l’anima, non apre a fonti di interazione diretta con gli elementi selvatici. Insomma, per creare un insieme armonico non basta essere ingegneri, architetti del verde, bioteconologi, agronomi: occorre essere alchimisti.

Alberto C. Steiner