Leggiamo su un noto mensile dedicato all’ecosostenibilità la notizia dell’istituzione di un percorso formativo a moduli, di durata annuale, istituito per conoscere gli ecovillaggi, capire come funzionano, avere consigli per crearne uno. Presentato come “percorso di conoscenza ed esperienza delle numerose pratiche di vita che caratterizzano la vita degli ecovillaggi”, ci sembra un’ottima iniziativa; incuriositi andiamo a guardarci dentro.
Il percorso di formazione è suddiviso in 5 moduli: visione del mondo, crescita personale, ecologia e ambiente, economia e questioni giuridico-amministrative, sociale e, come leggiamo nella presentazione dei singoli moduli, più precisamente:
- Crescita personale dal 28 febbraio al 2 marzo
- Ambiente-agricoltura dal 28 al 30 marzo
- Ambiente-agricoltura dall’11 al 13 aprile
- Ambiente-agricoltura dal 4 al 6 luglio
- Ambiente-abitare dall’11 al 13 luglio
Ci risulta che da fine febbraio a metà luglio siano cinque mesi, non ci è quindi chiaro il senso di quell’annuale. Ma fiduciosi proseguiamo. Ogni modulo si tiene nei fine settimana, ogni volta in un ecovillaggio differente e, citiamo: “Viene sviluppato riportando esperienze concrete degli ecovillaggi italiani e approfondito negli aspetti caratteristici dell’ecovillaggio stesso, così i partecipanti possono conoscere la filosofia e i metodi che orientano l’ecovillaggio ospitante. I membri dell’ecovillaggio che organizzano il modulo, possono far intervenire esperti e ospiti esterni, se dai residenti o altri ecovillaggi non giungono contributi“.
In che senso, se non giungono contributi? boh, proseguiamo nella disamina del programma.“Una comunità nella comunità… essendo la vita comunitaria la matrice fondante di ogni ecovillaggio, durante il periodo di formazione i partecipanti vivranno il proprio gruppo come una vera e propria comunità nella comunità: essi si impegneranno per collaborare, comunicare, esprimere le proprie attitudini, organizzare le attività della giornata all’interno dell’ecovillaggio, confrontarsi e condividere pratiche del vivere comune“.
Detto in altri termini si sgobba, e non solo in aula. Bene, visto che val più la pratica della grammatica. Ma, chissà perché, cominciamo a sentire fetore di worker, di cleaning meditation e di cazzeggio… andiamo avanti.
“I costi vanno da un minimo di 50 euro ad un massimo di 150 euro a modulo, a seconda dell’ecovillaggio ospitante“. Non poco. Rileviamo 150 indicati come apparentemente omnicomprensivi in una struttura, mentre una seconda prevede la sottoscrizione di una tessera associativa del costo di 10 euro oltre a contributo libero a partire da 50 euro.
Il terzo specifica: alloggio 110 € in tenda, 120 € a persona in camerata; vitto € 5,00 a pasto; corso € 70,00, quindi nell’ipotesi più economica 70+5×6+110=210. Le restanti location non danno indicazioni, quasi tutte le sedi chiedono ai partecipanti di portare materassino o sacco a pelo.
Ed ora passiamo a vedere a chi è rivolto il percorso formativo: “Il percorso formativo è sopratutto una opportunità per chi sta avvicinandosi al mondo degli ecovillaggi, con un progetto o semplicemente un’idea, di conoscere e sperimentare le numerose attività che essi svolgono, ricevere informazioni utili, costruirsi delle competenze sulla base delle esperienze di ecovillaggi più solidi. Le finalità del progetto sono diffondere strumenti di natura pratica e relazionale, far conoscere la cultura degli ecovillaggi, promuovere modelli di ecoreversibilità (favorevoli all’ambiente) e proporre un’esperienza di vita all’interno di un ecovillaggio“.Nel primo modulo, Crescita personale, si contempla:
Arrivo venerdì alle ore 15:00 e varie attività introduttive sino alle ore 20:00 quando si terrà Scambio trattamenti Reiki. Fondamentale. Segue pizza nel forno a legna.
Sabato e domenica impegnati in ascolto reciproco, comunicazione e counseling per giungere, dalle ore 16:00 alle 18:00, a Giochi per conoscere se stessi e costruire comunità. Imprescindibile. A seguire, Cerchio conclusivo di condivisione
Nel secondo modulo Ambiente-agricoltura, relativo ad agricoltura ed autosufficienza alimentare, si contempla:
Arrivo in concomitanza del pranzo di venerdì, presentazione e socializzazione e lezione itinerante di presentazione della comune per arrivare dalle 17:00 alle 19:00 a lezione su Agricoltura biologica ed altre tipologie agricolturali.
Si riprende il sabato con vigna, uliveta, bosco: coltivazione ed equilibrio ambientale (09:00-10:15) e attività pratiche: vigna, olivi, bosco (10:30-12:15). Dopo pranzo attività pratiche nell’orto e nella cucina, panificazione e, dalle 17:00 alle 19:00, cucina ed autosufficienza: alimentazione sostenibile.
La domenica attività pratiche in pollaio, conigliaia, porcile, stalla dalle 07:30 alle 09:00 e, dalle 09:30 alle 11:00, lezione su norme e pratica dell’allevamento oppure, in alternativa, orticoltura biologica e, dalle 11:30 alle 12:30 lezione su sottobosco, erbe selvatiche, api.
Si specifica che “Il programma potrà essere adattato anche in relazione degli interessi espressi dai partecipanti“. Segue dibattito?
E passiamo al terzo modulo Ambiente-agricoltura, che contempla tecniche di agricoltura naturale: agricoltura biologica e biodinamica, cenni di permacultura realizzazione di swales, organizziamo una piccola food forest, metodi di progettazione. Vediamo:
Arrivo per il pranzo del venerdì e presentazione dell’ecovillaggio ospitante e del programma formativo.
Dalle 16:30 alle 19:30 agricoltura biodinamica, storia dell’orto del giardino, come realizzare swales, realizzare aiuole perpendicolari alle curve di livello e realizzare palline di argilla per reinverdire in modo funzionale. In sole tre ore? Niente male…
Dopo la colazione del sabato sopralluoghi sui diversi tipi di orti, acquisizione di conoscenze sul campo, esperienza pratica, avvio di sentieri sensoriali con elementi naturali e, dopo pranzo, applicazione delle conoscenze acquisite mediante servizio in ecovillaggio legato all’agricoltura.
Domenica mattina dalle 09:00 alle 10:30 teoria all’aperto: come seminare e come trapiantare, come piantumare, come raccogliere, per proseguire dalle 10:30 alle 11:30 con sperimentazione conoscenze acquisite e concludere dalle 11:30 alle 12:30 con cerchio conclusivo di condivisione e consegna attestati.
Dopo pranzo e prima dei saluti, dalle 15:00 alle 17:00 servizio volontario nell’ecovillaggio.
Per inciso, questa è la location che prevede il contributo libero a partire da 50 euro.
E veniamo al quarto modulo di Ambiente-agricoltura, in una location che dispone di 1,3 ha di terreno con ulivi ed alberi da frutto, poco meno di mezzo ettaro adibito a frutteto ed orto sinergico e tradizionale, 10 galline ovaiole ed un fienile adibito ad attività olistiche e creative.
Il programma, non definito quanto ad orari ma che prevede il rilascio di dispense, prevede Introduzione all’orto sinergico: agricoltura naturale, sinergica, biodinamica e permacultura; Osservazione del sito: note sul clima italiano, geobotanica e indicatori botanici, i venti dominanti, giacitura e pendenze, esposizione del sito, qualità del terreno, autofertilità del suolo; Costruzione dell’orto: squadro del terreno, costruzione di una spirale, costruzione dei bancali; Note generali: compost, semenzaio, sinergia e consociazioni delle piante, lotta ai parassiti, elenco voci delle opere e forniture per la realizzazione di un orto sinergico, percorso floristico di riconoscimento specie forestali ed erbe selvatiche commestibili e medicinali.
Tutto questo in 15h30′ intervallati da canti e balli intorno al fuoco, preparazione cena vegetariana, cerchi di condivisione, al costo di 210 euro.
E concludiamo con il quinto ed ultimo modulo, Ambiente-abitare, che si tiene nella location del modulo precedente, si suppone quindi debba costare nuovamente 210 euro.
Bioedilizia: inserimento dell’ecovillaggio nel paesaggio, feng shui e geomanzia occidentale, presentazione tecniche alternative di costruzione in legno, paglia/legno, terra cruda, geocase, bioarchitettura, iter di concessione abitativa e percorso di autocostruzione;
Tecniche di analisi paesaggistica: evoluzione della vegetazione ed evoluzione dei paesaggi agro/forestali, metodi di valutazione del paesaggio, esempio di analisi paesaggistica;
Studio di ecovillaggio a scala territoriale: uso del suolo per agricoltura, forestazione e zootecnia, proprietà delle aree, collegamenti e trasporti, demografia e servizi, economia e turismo, opportunità culturali, peculiarietà e potenzialità;
Studio del paesaggio a vasta scala: clima, suolo, acqua, topografia, morfologia del terreno, esposizione e pendenze, vegetazione naturale e antropica, agricoltura, forestazione e zootecnia, fauna, valori e difetti;
Quali abitazioni per quali paesaggi?: ecovillaggi, cohousing, moduli abitativi e insediamenti umani sostenibili;
Teoria e pratica sulle tecniche alternative di costruzione: case in legno, paglia, terra, geocase;
Bioarchitettura: masse termiche, recupero acque, risparmio energia, materiali biocompatibili:
Normative: opportunità di accesso alla terra, percorso amministrativo per autorizzazioni edilizie:
Avviamento e coordinamento per l’autocostruzione abitativa.
il tutto in 15 ore intervallate come sopra da canti e balli intorno al fuoco, preparazione cena vegetariana, cerchi di condivisione.
Consegna attestati, saluti, baci e inevitabili abbracci di condivisione.
Signori, questa è fuffa. Allo stato puro e a caro prezzo.
In questi moduli, dove intanto si dà una mano nell’orto e nella stalla (povere le bestie che verranno munte da mani inesperte!) si sfornano illusi convinti, poiché per espressa dichiarazione di presentazione riportata in apertura vengono forniti strumenti, di sapere come si impianta un ecovillaggio, veleggiando amabilmente nello spazio di qualche ora condita di pressapochismo su argomenti che normalmente occorre qualche anno per sviluppare negli istituti per geometri e periti agrari o nelle facoltà di biotecnologia, architettura, ingegneria, agraria, medicina veterinaria. E in ulteriori anni di pratica, studio, sperimentazione.
Un esempio? Solo per costruire case in terra cruda è in atto da cinque anni un percorso formativo che si avvale di vecchi artigiani sardi e francesi, i soli che oggi da noi siano i depositari di quel sapere.
Se i moduli fossero stati proposti come: cinque week-end in campagna per dare un’occhiata divertendosi niente da dire. No, invece si dichiara espressamente: ricevere informazioni utili, costruirsi delle competenze. Competenze?
La questione è che, finché l’ecosostenibilità sarà appannaggio di questa gente alternativa che di alternativo ha solo notevole pochezza condita da altrettanto sussiego, la numerosa gente normale ma attenta alle questioni ecologiche si guarderà bene dall’accostarsi a siffatte istituzioni, temendo di finire in una comune fricchettona e lasciandole così preda di chi vive una realtà che, stando così le cose, sarà sempre e solo marginale e fuorviante.
Alberto C. Steiner