Alla locanda della Luna Nera, tra echi dei Templari e l’ombra del Graal

Berceto è nel mio cuore perché fu qui che nell’autunno del 2009 iniziai ad occuparmi del recupero di appezzamenti agricoli e boschivi, edifici rurali e borghi abbandonati, progettando una fattoria didattica. E scoprendo così un mondo, il cui fascino mi fece lasciare progressivamente perdere il trading di immobili urbani.Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto R001Per chi non lo conoscesse, Berceto è un comune antichissimo posto a 808 metri di altitudine lungo la valle del fiume Taro.  Importante centro di comunicazione in quanto situato lungo la via Francigena che tuttora dà luogo ad un importante afflusso turistico, vanta un Duomo risalente al XII secolo ed i resti della torre di un castello edificato nell’anno 1210.Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto DuomoStrane energie circolano in questo luogo, gemellato dall’11 settembre 1988 con la Nazione Lakota-Sioux: pur essendo stato il 27 gennaio 2012 epicentro di un terremoto di 5.4 gradi della scala Richter, non si sono lamentati danni di entità significativa.
La vocazione di Berceto, noto per porcini e tartufi e la cui superficie comunale si estende per 131,58 km², è agricola, turistica e artigianale. Un luogo niente affatto fuori dal mondo ma dove è possibile ritrovare spazi di silenzio e un vivere rallentato, che vanta un notevole e consolidato afflusso turistico di qualità all’insegna del contatto con la Natura.Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto R002Relativamente alle cronache recenti Berceto è nota per essere la città il cui Sindaco si è presentato in piazza Montecitorio, a Roma, in fascia tricolore d’ordinanza e… mutande, per protestare contro l’eccessivo aggravio fiscale.
Per esperienza personale Berceto è un luogo da esplorare e respirare tra le quattro e le sei del mattino. Oggi ne parlo per segnalare un edificio in vendita, del quale ho già avuto modo di occuparmi all’inizio dello scorso inverno e che ospitava un ristorante: è situato nel centro storico, in una di quelle stradine arroccate che ripercorrendo proprio l’antico tracciato della Via Francigena, sfocia davanti all’ingresso principale del duomo, al cui interno il gioco sottile di luci ed ombre sembra quasi voler velare e svelare arcani segreti di questo antichissimo edificio e della sua storia risalente all’VIII Secolo. Particolarissimo è ad esempio il Gesù crocifisso che presenta gli occhi aperti a simboleggiare rinascita e conoscenza, affascinante la raffigurazione dei cavalieri alla ricerca del Graal che, si dice, si trovi proprio qui dopo esservi stato trasferito da una chiesa bretone per salvarlo dall’avanzata di eserciti pagani.Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto R003Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto RplanIl ristorante, un tempo in modo decisamente evocativo denominato La Luna Nera, era compreso in un antico edificio su tre piani per una superficie complessiva di 179 m2 come da immagini e planimetrie, che sarà posto in vendita il 10 dicembre prossimo presso l’Ufficio Notarile Associato di Parma, situato in piazzale Corte D’Appello ad una base di 62mila Euro.
Il 30 aprile scorso, e quella fu la ragione per cui me ne occupai, il ristorante andò in asta ad una base di 80mila Euro a fronte di un valore peritale di 200.500 fissato nell’aprile 2011 a fronte di una procedura esecutiva iniziata nell’anno 2009.
Sulla scorta della mia esperienza professionale ritengo che una trattativa negoziale condotta a saldo e stralcio con la banca creditrice possa spuntare un prezzo anche sensibilmente inferiore alla base d’asta.
Il ristorante potrebbe non costituire un’entità a sé, qualora venisse accorpato ad un podere di circa dieci ettari in corso di esperimento nella medesima località, e magari ad uno analogo situato nella vicina Bedonia, altra località dal fascino arcano e particolare dove si trova un edificio sviluppato su circa 250 m2 con poco più di due ettari di terreno circostante.Cesec-CondiVivere 2014.10.27 Lago delle LamePoderi e relativi edifici potrebbero costituire l’abitazione e l’attività di un piccolo gruppo di persone determinate a far rivivere la Terra attraverso il reimpianto di coltivazioni particolari, magari legate alla memoria del territorio, ed all’apertura di un’attività ricettiva di charme. Ed il ristorante potrebbe divenire, magari nella nuova veste di risto-libreria, la logica conseguenza di tale attività, oltre che punto di aggregazione culturale per un turismo di nicchia. Considerando che Berceto è luogo tranquillo, ma niente affatto fuori dal mondo: ci si arriva comodamente con l’autostrada della Cisa e con la ferrovia, sarebbe bello se qualcuno volesse provarci.

Alberto C. SteinerCesec-CondiVivere 2014.10.27 Berceto Geo

Agriturismo, anche no.

In ragione della mia attività professionale mi occupo di immobili ed appezzamenti di terreno suscettibili di essere interpretati nell’ambito di una visione agroalimentare, ricettiva, didattica o del cohousing rurale. Se fino a ieri non avevo alcuna ritrosia ad inventare soluzioni o progettare attività nel comparto agrituristico, oggi tendo a dissuadere clienti ed investitori che sento non particolarmente forti nell’intento dall’imbarcarsi in tale avventura, in particolare se neofiti e soprattutto se intendono acquistare un immobile ed un appezzamento di terreno appositamente per svolgerla.Cesec-CondiVivere 2014.10.08 Agriturismi anche no 002Non sono un benefattore e non vivo di prana, sia chiaro: semplicemente ritengo corretto non sottacere i rischi che inventarsi oggi tale lavoro comporta, soprattutto quello di essere costantemente presi a tirare la cinghia, non poter effettuare investimenti per restare al passo e quindi perdere terreno rischiando il fallimento. Preferisco consigliare altre opportunità, più remunerative del capitale investito e che consentano una maggiore serenità.
Non è più il tempo dello spontaneismo, bensì è piuttosto arrivato il momento delle attività polifunzionali riunite sotto lo stesso tetto da soggetti diversi, ciascuno con la propria specificità, sinergiche in un contesto pensato e progettato sulla base di una concreta analisi dei bisogni del territorio sul quale insisterà il nuovo insediamento. Ciò significa altresì che, se si vuole campare rivolgendosi al mercato, termine in un certo contesto assai vituperato ma unico giudice in grado di sentenziare se è possibile svolgere l’attività da tanto tempo sognata in modo da poterla sviluppare e consolidare, è più che mai necessario sceglierne con estrema attenzione l’ubicazione tenendo conto di numerosi fattori, in particolare di quelli logistici.Cesec-CondiVivere 2014.10.08 Agriturismi anche no 003Scrivevo il 28 febbraio scorso, in un articolo intitolato Come gestire una fattoria didattica, che secondo i dati Confcommercio-Confagri nel corso del 2013 sugli oltre 20mila agriturismi censiti ha cessato l’attività il 22% mentre il 16% risulta inoperante. Analizzando le aziende agricole in vendita giudiziaria ed i dati diffusi dalle numerose associazioni di categoria per superficie di terreno disponibile, tipo di coltivazioni o allevamenti, capacità ricettiva ed offerta di attività aggregate emergeva una constatazione: gli agriturismi che hanno chiuso erano prevalentemente alberghi di campagna con l’orticello, non aziende agricole che all’attività principale abbinavano la capacità ricettiva.
Poiché dal 2007 al 2012 la crescita degli agriturismi sembrava inarrestabile, ho voluto in quell’occasione riprendere un’indagine svolta da Agriturismo.it nel settembre 2012 su un campione di 310.000 persone e che aveva raccolto 2.778 risposte, rapportandola con una analoga svolta dall’Istat l’anno successivo, per sintetizzare un aspetto che si sta sempre più delineando nel mercato della ricettività agrituristica.
Per non appesantire il testo riporto esclusivamente i valori riferiti all’anno 2013, rimandando per nozioni più appprofondite ai siti agriturismo.it e istat.it .
Dal 53% degli intervistati l’agriturismo veniva percepito come un luogo dove trascorrere una o più notti piuttosto che come un ristorante con prodotti tipici, ed il 44% dei turisti rurali ricercava proprio l’ambiente familiare e l’ospitalità offerti dalle aziende agrituristiche. Nel 30% dei casi si ritenevano migliorate la percezione generale nei confronti dell’agriturismo e l’idea che potesse evolversi mantenendo lo spirito iniziale, pur se un preoccupante 34% lamentava menu banali e non legati al territorio ed il 24%, vale a dire quasi un quarto dei clienti, la poca chiarezza sui prezzi.
Tra le mete più gettonate calavano Toscana ed Umbria, rispettivamente dal 64% al 58% e dal 44% al 35% delle preferenze, mentre le altre restavano sostanzialmente invariate.
La crisi ha inciso sul 70% degli intervistati: nel 2007 il 69% andava in agriturismo almeno quattro volte l’anno, ma già nel 2009 solo il 54% dichiarava di soggiornarvi più di una volta, ed all’epoca dell’indagine lo faceva solo il 41 per cento, vale a dire che si è perso il 41% dei fruitori.
Nel frattempo si è elevata nel quinquennio l’età media degli agrituristi, registrando un forte aumento degli over 50 ed un sensibile calo degli under 35, che passavano dal 20 al 10% mentre i primi crescevano dal 30 al 39 per cento. Questo dato non sta a significare che l’agriturismo è una meta per vecchietti, piuttosto che tra gli under 35 risiede massimamente la fascia di coloro che hanno poco lavoro ed ancor meno denaro. Significativo infatti come gli over 50 siano caratterizzati nel 31% dalla minore attenzione al budget rispetto ai più giovani.
Che l’utenza invecchi lo dimostra anche il tipo di compagnia scelta per la vacanza: se nel 2007 il 67% privilegiava un partner anche occasionale, nel 2009 il 57% sceglieva decisamente il partner fisso ed oggi nel 65% preferisce soggiornare in agriturismo con tutta la famiglia, bambini compresi, che nel 55% dei casi hanno meno di 10 anni.
Ciò comporta che il 67% degli intervistati senza figli dichiari che preferisce evitare l’agriturismo, o quanto meno certi agriturismi, proprio per non ritrovarsi in un Kinderheim. Il dato sembra veritiero se gli stessi intervistati, rispondendo ad una domanda di verifica, dichiarano che preferiscono evitare, nel 56% dei casi, di trascorrere vacanze con amici che hanno figli, ma ciò non costituisce una novità: coloro che hanno figli tendono a frequentarsi tra loro per uniformità di tempi, argomenti ed esigenze.
Il cliente alberghiero e della ristorazione senza figli è tradizionalmente quello maggiormente disposto a spendere; l’abbandono di chi non ha figli, anche se non motivato da ragioni economiche, ma magari semplicemente perché portando il bambino a cavalcare nella fattoria sotto casa vi si trova bene trascorrendovi la giornata, costituisce pertanto un dato da osservare nella dinamica del fatturato degli agriturismi. Soprattutto considerando che numerosi pacchetti prevedono il soggiorno gratuito o semigratuito per i bambini, e che numerosi agriturismi hanno investito molto per attrarre famiglie con figli piccoli.Cesec-CondiVivere 2014.10.08 Agriturismo anche no 001Ma passiamo alle motivazioni: gli italiani scelgono l’agriturismo all’insegna del mangiar sano nell’84% dei casi e del risparmio nel 91%, mentre la possibilità di immergersi nella natura stimola il 38% degli ospiti anche se solo il 16% tende a provare un po’ tutte le possibilità offerte da questo tipo di vacanza: natura, enogastronomia, relax, attività olistiche per il benessere fisico e spirituale. Corsi ed altre iniziative proposte dentro e fuori l’agriturismo seguono a distanza, segno che chi le frequenta non le vive come una componente del pacchetto vacanza bensì come la ragione per recarsi nel luogo dove vengono tenute, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di un agriturismo.
Gli stranieri cercano invece nella vacanza in agriturismo la tranquillità (84%) e l’attenzione all’ambiente (79%) oltre che la possibilità di visitare attrazioni naturalistiche o storiche nei dintorni (36%) e svolgere attività nell’azienda (24%) comprese quelle legate all’agricoltura ed all’allevamento.
Italiane o straniere, le famiglie sono nel 48% dei casi  attente agli agriturismi che offrono un ambiente familiare e nel 38% spazi e attività dedicati ai bambini. Fra le attività possibili l’equitazione è quella preferita dal 34% degli intervistati mentre le altre seguono in ordine sparso.
I profili sin qui descritti non sono quelli dei trentenni con figli piccoli, bensì quelli dei 40-50enni: va tenuto presente che oggi i figli si hanno massimamente non prima dei trentacinque anni di età.Cesec-CondiVivere 2014.10.08 Agriturismi anche no 004Oggi l’agriturismo è scelto anche per festeggiare matrimoni, cresime e comunioni, purché situato in un contesto d’atmosfera e non lontano dalla città.
Nell’estate del 2013 sono stati 3 milioni gli italiani che hanno scelto di trascorrere almeno quattro giorni di vacanza in uno dei ventimila agriturismi, con una flessione del 17 per cento rispetto alle aspettative dei gestori.
I prezzi andavano dai 14 ai 27 euro per un pasto e dai 22 ai 49 per un pernottamento, con punte di 90 che riguardavano però resort assolutamente particolari. Un’analisi a campione da me svolta nello scorso mese di settembre su 109 insediamenti distribuiti fra Lombardia, Toscana e Umbria, Emilia, Veneto e Trentino Alto Adige mi ha fatto comprendere come i prezzi abbiano subito un incremento medio del 19 per cento con punte del 27 nelle province di Arezzo, Belluno, Bolzano, Brescia, Perugia e Verona.
Tornando all’indagine precedente, il 74% degli intervistati dichiarava di considerare eque tariffe giornaliere non superiori ai 36 euro comprensive di pernottamento e trattamento di mezza pensione.
Non va dimenticato che un importante indotto per l’agriturismo è rappresentato dalla vendita dei prodotti tipici: ortaggi ma soprattutto vini, formaggi, salumi e prodotti dell’artigianato locale. Ma anche in questo caso il calo delle vendite nel 2013 è stato del 39%, un abisso.
E quando finisce l’estate ci si prepara all’autunno, ancora clemente, e poi al freddo, mai amico.Cesec-CondiVivere 2014.10.08 Agriturismi anche no 005Se, secondo l’Istat, nel 2013 gli italiani hanno effettuato 63.154.000 viaggi e pernottamenti nazionali (-19,8% rispetto al 2012) e se gli agriturismi subiscono per forza di cose una sosta forzata almeno trimestrale, è chiaro come i dati delle frequentazioni e delle aspettative, parametrati ai costi, lascino intendere come l’attività di agriturismo non sia più da considerare remunerativa.
E i dati disponibili a fine settembre di quest’anno non incoraggiano: complice il tempo inclemente le aspettative estive dei gestori si sono concretizzate solo nella misura del 53 per cento. Un disastro. Di pari passo i contenziosi bancari per mutui o finanziamenti non pagati si sono incrementati del 29% in un solo quadrimestre; e l’ipotesi, per nulla irreale, che entro un anno un ulteriore quota di aziende possa chiudere e le proprietà finire nei canali delle vendite giudiziarie, dove peraltro le vendite del settore languono da anni per mancanza di acquirenti, è tutt’altro che remota.
L’unica possibilità di fare agriturismo rimane pertanto, a ben vedere, quella di abbinarla ad una reale attività agricola, agroalimentare o di allevamento costituente la fonte primaria di reddito. E ancora meglio se edifici e terreni sono di famiglia da generazioni, soprattutto se si è sorretti dall’ormai imprescindibile capacità di reinventarsi ogni giorno.
Come dire che siamo tornati all’ottocentesco detto toscano senza lilleri un si lallera? Temo sia così, in una visione non catastrofista ma soltanto improntata a maggiore consapevolezza: è meglio tenerli stretti, i lilleri, perché il tempo degli sprechi è finito. E’ arrivato il tempo di badare all’essenziale.
E questo vale a maggior ragione per chi intende aprire attività in territori impervi o di montagna non facilmente raggiungibili dai clienti.

ACS

Tra Ceno e Taro, ma solo per chi ha gambe, fiato, Amore e Rispetto

Stiamo finalmente tornando alla consapevolezza che la montagna non è un oggetto nazionalpopolare accessibile per diritto divino e carta di credito, ma solo per capacità di gambe, fiato, amore e rispetto.
In questo senso ci piace il gruppo Guide Ambientali Escursionistiche delle valli del Taro e del Ceno, formato da esperti appassionati muniti delle necessarie abilitazioni rilasciate dall’AIGAE, Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, che con passione e competenza organizza escursioni nei posti più sperduti e meno noti dell’Appennino Emiliano, in particolare fra le province di Piacenza e Parma.
Per l’8 marzo hanno organizzato: Luoghi perduti della Val Ceno, le cascate di Brazza e i villaggi dispersi della val Noveglia e, per il giorno successivo, L’altra parte della val Mozzola. Ma, a parte la ciaspolata di fine inverno fissata per domenica 23 marzo, l’itinerario più interessante tra quelli proposti per le prossime settimane è, a nostro avviso, quello fissato per sabato 12 aprile: La Cascata dell’Aquila, lungo i sentieri di caccia dell’uomo preistorico.KL Cesec CV 2014.03.05 Cascata dell'AquilaL’escursione origina dal passo delle Pianazze si sviluppa lungo il crinale che divide le province di Piacenza e Parma per poi inoltrarsi nella valle del torrente Lardana, fino a raggiungere l’abitato di Cassimoreno, sull’Appennino piacentino, per entrare nell’ambito protetto del Monte Ragola attraversando una spettacolare faggeta ancora accesa dai colori autunnali e raggiungere infine le pendici del monte Camulara dove, nell’enorme distesa di pietre lavorate dal tempo, precipita la Cascata dell’Aquila.
Emozionante la vista della Rocca dell’Aquila, un’imponente rupe nera ofiolitica che incombe dall’alto dei suoi oltre 100 metri!OLYMPUS DIGITAL CAMERASulla via del ritorno si sosterà al Lagazzo, una torbiera residua di un antico lago ora interrato, sulle cui rive si muoveva l’uomo del mesolitico e dove recentissimi scavi hanno portato alla luce un accampamento preistorico di 30.000 anni fa, tra i più antichi dell’intero Appennino.KL Cesec CV 2014.03.05 Mesolitico PiacenzaDurante l’escursione sarà possibile avvalersi delle conoscenze di Stefano Segadelli, geologo della regione Emilia Romagna ed egli stesso Guida Ambientale Escursionistica.
L’escursione non è alla portata di chiunque svolgendosi lungo itinerari impervi e scarsamente antropizzati, dove l’attraversamento di corsi d’acqua può avvenire a guado, senza particolari pericoli ma percorribili solo da persone sufficientemente allenate ed in ottime condizioni di salute, che non soffrano di vertigini e che siano equipaggiati in modo adeguato e specifico. Ci piace pertanto che le guide si riservino di escludere prima della partenza chiunque non ritenessero idoneo per condizioni o equipaggiamento, ai fini della tutela della sicurezza della persona stessa e di quella del gruppo. E anche della tranquillità dei partecipanti, aggiungiamo noi, che non si devono così sorbire le lagne di rompipalle sfiniti perché credevano di partecipare alla gita dell’oratorio.
Perché è ora di riscoprire che la montagna non è un oggetto nazionalpopolare accessibile per diritto divino e carta di credito, ma solo per capacità di gambe, fiato, amore e rispetto.

Malleus

A Berceto vogliono che l’acqua sia limpida. In ogni senso.

Nel piazzale della stazione ferroviaria di Ghiare di Berceto campeggia dal 2012 un erogatore di acqua del sindaco, naturale e gassata, molto apprezzata dai cittadini e dai numerosi villeggianti e che si aggiunge a quello presente dal 2010 nella piazza del duomo.
L’acqua ha un nome, Fonte Romea, dal toponimo della strada che ripercorre il tracciato dell’antica via Francigena.
Luigi Lucchi, per diverse ragioni decisamente un sindaco con le palle pur se  nascoste nelle mutande – unico capo di abbigliamento da lui indossato unitamente alla fascia tricolore d’ordinanza facendosi in tale mise fotografare per protestare contro l’insostenibile aggravio fiscale deciso dal governo romano – ha dichiarato: “L’installazione serve anche per far riflettere sul consumismo, gli sprechi e le cattive abitudini che impoveriscono l’ambiente. C’è stata e ci sarà una notevole riduzione delle bottiglie di plastica e anche un apprezzamento dei prodotti a chilometro zero.KL Cesec CV 2014.02.13 Berceto Acqua pubblica 001In ragione dell’attività che svolgiamo relativamente alla tutela delle risorse idriche ben sappiamo come l’Acqua sia destinata a diventare motivo di conflitto nel mondo e bottino dei sostenitori della finanza creativa: sono previsioni formulate da tempo. Non a caso il motto di Kryptos Life&Water è: Compriamo l’acqua per salvare l’acqua.
Non siamo nell’area subsahariana, pertanto da noi i conflitti per l’acqua non si combattono a colpi di Kalashnikov, non ancora,  bensì di carta bollata.
Ma non per questo sono meno accese e drammatiche le battaglie legali fra le comunità locali che accampano l’assurda pretesa di gestire a modo loro la loro acqua, e organismi sovraordinati che difendono altri interessi.
Nel principale centro della Val di Taro, ricchissima d’acqua e per tale ragione estremamente appetibile, sta accadendo proprio questo: un progetto avviato già nel 2010, che con il referendum pro acqua pubblica del 2011, oltretutto corroborato da un secondo referendum locale (754 voti contro 169 su poco più di duemila abitanti tra i quali infanti e minori che non hanno ancora diritto al voto rappresenta un dato estremamente significativo) aveva chiesto di interrompere il rapporto con Montagna 2000, la multiutility locale, e passare ad una gestione autonoma delle risorse idriche. Sembrava prossimo alla realizzazione, ma a sbarrare la strada a Berceto è sceso in campo Atersir di Bologna, ente regionale che ha assunto le competenze degli Ato, l’agenzia che regola i servizi idrici e i rifiuti. Un conflitto istituzionale sul quale è stato chiamato ad esprimersi il Tar di Parma. Atersir ha fatto ricorso contro gli atti dell’amministrazione bercetese, contestando la sua decisione di chiudere i rapporti con Montagna 2000.
Fra Comune di Berceto e Montagna 2000 c’è una convenzione che scadrà solo nel 2025, come deciso dall’Atesir (ex Ato) per uniformare la durata di tutte le convenzioni analoghe nel parmense. Ma l’amministrazione comunale bercetese sostiene che quella convenzione, scaduta nel 2007, è stata prolungata da Ato senza chiedere il parere del Comune. Quindi il contratto è a pena di nullità.
Sembra che il sindaco Lucchi ed i suoi assessori vaneggino, in realtà pretendono che Montagna 2000 riconosca 1,6 milioni di euro a rimborso di mutui pagati per coprire i costi di investimento nella rete idrica usata dalla utility, che a sua volta contesta la richiesta, sulla base dei contenuti della convenzione che ha con Ato. Il Comune sostiene poi che Montagna 2000 non ha fatto gli investimenti promessi e che diversi suoi cittadini siano malamente serviti. Infine, che gestendo da soli la loro acqua, ai bercetesi costerà meno.
Tutte motivazioni certamente strumentali e capziose, si dirà: in effetti i bercetesi accampano l’assurda pretesa di ritorane a riprendersi la propria acqua egestirla in autonomia. Ma il ritorno ad una gestione in autonomia dell’acqua è possibile solo superando diverse dighe giuridiche. Ce la farà Berceto a risalire la corrente degli interessi del ciclo idrico?KL Cesec CV 2014.02.13 Berceto Acqua pubblica 002Interessante il testo, che qui riportiamo pressoché integralmente, di una lettera chiarificatrice a firma del sindaco, inviata ad una testata online che argomenta di questioni locali:
“Signor direttore,
mi permetta di chiarire la posizione del Comune di Berceto nei confronti di Montagna 2000 s.p.a che gestisce la distribuzione dell’acqua in tutto il territorio comunale.
Ho piacere, come premessa, di ripetere, ancora una volta e pubblicamente, la mia stima come persona, tecnico e dirigente all’arch. Gloria Resteghini che è presidente della società. Stima che me la accomuna con il direttore Mauro Bocciarelli.
Come montanaro ho modo di assicurare che ce ne vorrebbero di dirigenti come questi per aiutare a far rinascere la montagna. Nulla, quindi, di personale ma una battaglia, la mia e dei bercetesi, per sopravvivere e cercare di migliorare grazie alle nostre risorse e nostre forze. Il giorno 16 aprile, con grande e giusto risalto, la Presidente è intervenuta in difesa della società e ha anche sminuito, per doveri d’ufficio, i gravi fatti che mi hanno indotto ad emettere, come Sindaco, ordinanze per i cittadini di Castellonchio e Roccaprebalza che imponevano, in considerazione delle analisi dell’Ufficio d’Igiene, di bollire l’acqua prima dell’uso. Questo divieto è l’ultimo di una grande serie di disservizi che i cittadini del Comune di Berceto subiscono da anni per una gestione che è impossibilitata a migliorare e il cui destino è solo quello di peggiorare e continuare ad essere una palla al piede, come tutti i carrozzoni pubblici nati da miopi visioni politiche, per la montagna e per il Comune di Berceto in particolare.
E’ doveroso che io riaffermi, con profonda convinzione, che l’acqua non deve essere, in nessun modo e per alcun motivo, privatizzata. I cittadini hanno dei diritti inalienabili e tra questi l’uso dell’acqua e dell’aria. Montagna 2000 nata nei primi anni 90 come società pubblico/privata per gestire la distribuzione dell’acqua nei 15 comuni della Comunità Montana s’è rivelata, ben presto, come gli acquedotti del meridione, più adatta a dare da “mangiare” piuttosto che da bere. Sarebbe interessante conoscere e sommare i costi, lo spreco del nostro denaro, il ruolo di freno in ambito degli investimenti e programmazione che questa società ha avuto per le Terre Alte. In lire sono cifre mostruose e tali restano anche in euro.
Ora, per volontà dell’ex Presidente della Comunità Montana Carlo Berni, Montagna 2000 è una società interamente pubblica. Per combattere la casta, ora, i politici hanno ridotto drasticamente l’appannaggio del Presidente e degli Amministratori e Gloria Resteghini, primo Presidente del nuovo corso pubblico, può essere presa a male parole, almeno nelle riunioni pubbliche di Berceto, per pochi euro com’è, in effetti, il suo emolumento. In pratica è una masochista.
Avere ridotto gli appannaggi, però, è un imbellimento da sepolcri imbiancati proprio perché Montagna 2000, come posso dimostrare per il Comune di Berceto, è una società che costa tantissimo e pare fatta apposta per peggiorare i servizi. In definitiva i cittadini, anche per l’acqua, si trovano a dover pagare, in pochi anni, anche aumenti del 200% (duecento x 100) rispetto alla gestione comunale del passato, con servizi nettamente peggiori: Corchia è servita da autocisterne come il Castello di Lozzola e altre località; la depurazione del 70% del capoluogo, nonostante un depuratore, è affidata al vecchio sistema delle fosse Himoff che giustamente rigettano anche nei Paesi Africani e in quelli dell’Est; strade come quella principale di Via Marconi, come altre, attendono il rifacimento dell’acquedotto e della rete fognaria dal 2002; gli agglomerati urbani di Case Brusini e altri scaricano a cielo aperto in canali che poco sotto alimentano nuovi acquedotti che distribuiscono un’acqua imbevibile; la manutenzione dell’intera rete acquedottistica è affidata a due pensionati che per fortuna essendo stati operai del comune conoscono il loro mestiere ma debbono lesinare i metri di tubo da sostituire ancor più di quando facevano lavorando per il Comune e c’erano i famigerati decreti Stammati; l’ordinaria pulizia dei bacini e delle prese d’acqua rientra in lotterie che hanno meno probabilità d’essere prescelte rispetto al sei milionario del super enalotto. Ho evidenziato, vi assicuro, solo pochi casi e neppure quelli più clamorosi. E’ una situazione insostenibile e non resterò, come Sindaco, passivo.
Ho la fortuna di non essere ricattabile n’è politicamente, n’è personalmente e allora posso e debbo fare solo gli interessi dei miei amministrati e del mio Comune. A ben vedere questo diventa una forza enorme che i miei predecessori e i miei oppositori non possono mettere in campo e non hanno messo in campo altrimenti, nel 2001, avrebbero, nel contratto di servizio a Montagna 2000, delibera n. 2 del 12 gennaio 2001, fatto rispettare la Legge Galli. Il mancato rispetto della Legge danneggia notevolmente ogni bercetese e crea una situazione ridicola simile a quella che avrà provato l’ignaro turista dopo aver acquistato la Fontana di Trevi da Toto.
In effetti, regaliamo l’acqua, regaliamo gli investimenti fatti dal Comune che ancora gravano per circa 90.000 euro l’anno sul nostro bilancio come hanno gravato dal 2001 ad oggi (1.000.000 d’euro regalati dai bercetesi a Montagna 2000 e ai borgotaresi), paghiamo gli aumenti come se fossero state fatte migliorie agli impianti che non sono state fatte e aggiungiamo, inoltre, come quest’anno, 392.000 d’euro per pagare le bollette dell’acqua. 392.000 che diventeranno, tenuto conto dell’ulteriore aumento del 5% sul 2010 euro 411.000. Questi 411.000 euro, nello scalcinato e drammatico bilancio del Comune di Berceto, per quello che riguarda le entrate dei primi tre titoli rappresenterebbero il 10% E’ tantissimo.
Tutte queste cose che affermo e posso dimostrare, già nei primi giorni dopo la mia elezione a Sindaco dell’8 giugno 2009, essendo un uomo di compromesso, le ho illustrate a Gloria Resteghini e Mauro Bocciarelli in diversi e amichevoli incontri voluti per arrivare a qualche soluzione meno gravosa per il Comune e i bercetesi. Ho avuto un muro. Un niet come quelli per cui era famoso il ministro degli esteri Sovietico ai tempi di Breznev. Ora serve, com’è suo dovere, l’intervento del Presidente della Provincia, dell’Assessore Provinciale all’Ambiente, del Presidente dell’Ato (Ambito territoriale ottimale) per arrivare ad una soluzione che smetta di penalizzare in modo tanto gravoso ogni singolo utente di Berceto. Per mettere fine, insomma, ad un’ingiustizia che non possiamo più accettare. Ho cercato e cerco di far intervenire Luigi Bassi Presidente della Comunità Montana ma è del tutto sordo, muto e non vedente come le famose tre scimmiotte. A Bassi, però, come Sindaco di Varano, tenuto conto che lui è portato ad esaltare tanto Montagna 2000 e ad affidargli anche la raccolta e smaltimento dei rifiuti oltre i finanziamenti che dovevano andare ai singoli comuni proprio nel settore rifiuti, chiedo di comprare, come Comune, le quote di Montagna 2000 detenute da Berceto tenuto conto che lo considera un affare.
Un affare che come Berceto facciamo volentieri meno di fare. Possiamo anche regalargliele. Per concludere faccio pubblicamente, a voce alta, due conti: I cittadini di Berceto, nel 2010, pagheranno 411.000 euro per le bollette dell’acqua, a questo importo sottraggo 56.000 euro che immagino il costo di due operai comunali nel settore acquedottistico al 5° livello, detraggo, inoltre, anche il costo del mutuo oggi ingiustamente pagato dal Comune al posto di Montagna 2000, euro 90.044, resterebbero, per fare investimenti circa 264.955 euro l’anno. Cifra molto, ma molto efficace per il nostro drammatico bilancio comunale al quale si aggiungerebbero i benefici d’avere più cespiti, di presentare meno ricorso all’anticipazione di cassa della Tesoreria e l’aumento dell’occupazione in loco oltre ad un giro virtuoso e locale del denaro dei bercetesi. Volendo fare, per la grande passione, bene il Sindaco di Berceto mi prefiggo, in ogni modo, di raggiungere questi risultati oltre il risultato strategico di captare e accumulare molta buona acqua da vendere anche agli altri Comuni. Sono un fautore degli aiuti alle Terre Alte ma visto che non ci sono quantomeno non privateci delle nostre risorse. Non fateci mantenere carrozzoni inutili come la Comunità Montana, Montagna 2000, l’ASP, l’ACER, l’ATO. Continuate pure, insomma, a non darci nulla, a tenerci nel sottosviluppo, ma non rubateci più e come bercetesi saremmo ricchi. – Luigi Lucchi
Non aggiungiamo nemmeno un sospiro, una virgola, un’interpunzione a questa lettera, che ci sembra oltremodo significativa di un sentire, e che non riteniamo affatto frutto di localismi esasperati.

Malleus