L’arte breve del fiammifero da cucina

Ovvero della conseguente attività meditativa et di consapevolezza insita nella preparazione di una sigaretta…
ManoscrittoSarà una domanda esiziale… ma me la sono posta più volte. Inquina di più il fiammifero o l’accendino?
Se utilizzassi i fiammiferi dovrei tenere in considerazione le notevoli quantità di legno impiegate per produrli, nonché il materiale costituito dalla capocchia infiammabile, prevalentemente zolfo, che rilascia gas tossici alla combustione. Inoltre vi è la scatola realizzata con carta.
Se l’accendino è usa e getta il gas che contiene non è metano, pertanto bruciando inquina rilasciando nell’atmosfera gas tossici; una volta esaurito il liquido interno rimane da smaltire  l’involucro realizzato in plastica non biodegradabile, metallo e pietra focaia.
Se l’accendino è ricaricabile il corpo è riutilizzabile ma si presenterebbe comunque il problema della bomboletta della ricarica: che sia gas o benzina origina in ogni caso vapori inquinanti.
Ricostruire tutte le conseguenze della produzione dei fiammiferi o degli accendini è, per me, praticamente impossibile ma, da qualche tempo e pur nella consapevolezza che l’accendino vince la gara in termini di comodità, ho scelto il fiammifero da un punto di vista morale, di inquinamento e, perché no? anche ritualistico e spettacolare…
Ritualistico e spettacolare? Certamente. Sono passato dalle sigarette al tabacco perché la sigaretta ha una componente di gesto compulsivo non controllato. Quante volte, per esempio mentre siamo al telefono, accendiamo una sigaretta e, poiché dobbiamo cercare una cosa o prendere appunti, la lasciamo consumare nel posacenere?TabaccoFumare tabacco presuppone manualità, ritualità e consapevolezza. Non solo devi essere dotato di tabacco, cartine, filtrini e, ovviamente, mezzi di accensione, ma in non pochi casi devi preparare il tabacco umidificandolo e, nel mio caso, anche aromatizzandolo: d’estate con bucce di limone, d’inverno con bucce d’arancia alle quali aggiungo talvolta una presa di cacao amaro in polvere o un goccio di brandy.
E poi ti devi preparare la sigaretta. Io non sono di quelli che se ne preparano il quantitativo necessario al fabbisogno giornaliero: tanto vale fumare le sigarette.
Per me fumare è un piacere, e preparare la sigaretta un rito. Devo fare solo quello, è una sorta di hic et nunc meditativo. Apro il sacchetto che contiene i filtrini e ne estraggo uno che tengo delicatamente stretto tra le labbra, ripongo il sacchetto e prendo la busta del tabacco, estraggo la cartina, estraggo una presa di tabacco e la dispongo nella cartina e, da ultimo, infilo il filtrino, rollata, leccata e via.
Non voglio sembrare esagerato ma prepararsi una sigaretta è un esercizio di consapevolezza e centratura, significa essere nel momento presente. Non vado oltre: ci abbiamo stati capiti…
Non da ultimo e ripensandoci, quando fumavo sigarette accadeva che un pacchetto non bastasse per l’intera giornata mentre con il tabacco fumo molto di meno. Per esempio se sto camminando non mi fermo per rollarmi una sigaretta, se sono al telefono non metto il mio interlocutore in viva voce per avere le mani libere… Il tabacco possiede infine una caratteristica dispettosa: sembra che ce ne sia ancora e invece improvvisamente, puff! finito. Quante volte è accaduto alla sera! e poiché il tabacco non è presente nei distributori automatici – ai quali comunque non mi rivolgo a prescindere perché non vedo la ragione di far sapere al Grande Fratello Stronzo attraverso l’inserimento del mio codice fiscale i miei gusti in materia di prodotti da fumo – non mi metto di certo in cerca del tabaccaio aperto di notte, mi rifiuto perché mi fa sentire un tossico.
Tornando a comburenti e combustibili, è pur vero che per produrre il fiammifero si usa il legno, ma se paragono i millenni occorrenti per degradare una accendino di plastica… e poi il fiammifero viene prevalentemente realizzato con gli sfridi di lavorazione di legno dolce non pregiato, cioè con legno destinato ad essere buttato o riciclato.
In realtà sto pensando ad un’alternativa: no, non a smettere di fumare, a quello non ci penso proprio… alla pietra focaia. Fa molto Corto Maltese… perché no?
E, al prossimo giro, potrei anche decidere di scrivere dello spritz o dell’arte biberatica…