BreBeMi, un fallimento annunciato

Secondo i dati diffusi da Legambiente e Aiscat nel 2015 la media dei passaggi non avrebbe superato i 35mila veicoli giornalieri. Che la BreBeMi fosse un’autostrada non molto frequentata era apparso chiaro sin dai primi giorni della sua apertura, ed ora i numeri ne certificano il fallimento. CC 2016.02.25 BreBeMi 001Addirittura un tracollo, visto che l’autostrada non solo non raggiunge i 120mila veicoli giornalieri preventivati in sede di progetto, ma neppure quei 60mila auspicati dai vertici della Società per garantirne il minimo fisiologico. A fare da contraltare i numeri in crescita sulla A4, dove  il traffico è aumentato fino a toccare nel tratto Milano-Brescia i 290 mila veicoli/giorno.
“Sono numeri imbarazzanti per un’autostrada che doveva essere pagata tutta dai privati ma che invece è già costata alla collettività 2,4 miliardi contro gli 800 milioni preventivati” ha dichiarato il responsabile trasporti di Legambiente Dario Balotta, aggiungendo che “si tratta di soldi ai quali vanno aggiunti i 280 milioni, 60 dal Pirellone e 180 dallo Stato, che BreBeMi riceverà nei prossimi 20 anni.”
La Società concessionaria però smentisce, dichiarando sul proprio sito una media giornaliera di 40mila veicoli nei giorni feriali e ricordando che il volume di traffico prefissato sarà raggiunto una volta terminati i lavori sul nodo di Brescia.
Per Balotta la soluzione è una sola: lo Stato attraverso l’Anas deve riprendersi la concessione e offrire il servizio gratis ai cittadini che l’autostrada l’hanno pagata già tre volte: con le tasse, con le tariffe e con i 900 ettari di suolo cementificato.
“Il fallimento di BreMeMi lo dovranno pagare i privati, i costruttori e le banche perché BreBeMi è l’emblema di un disastro economico e ambientale voluto dai privati e dalla connivenza con amministratori complici del potente di turno”, ha commentato il consigliere regionale M5S Violi.CC 2016.02.25 BreBeMi 002Sin qui la notizia, che può essere verificata con una semplice ricerca su Google e non necessita di commenti. Mi sorgono però spontanee alcune considerazioni: circa il trasporto merci su strada Siemens ha condotto a termine con successo l’esperimento di trazione elettrica, attrezzando alcuni autocarri Mercedes con motore elettrico bimodale ed un tratto stradale con bifilare per l’alimentazione. Nulla di nuovo, intendiamoci: da noi esisteva dal 1940 al 1958 la Filovia dello Stelvio, impiantata in Valtellina dall’AEM, Azienda Elettrica Milanese, da Tirano a Bormio e sino al bacino artificiale di Cancano per la costruzione delle dighe. Una volta conclusasi l’attività cantieristica l’impianto, della lunghezza di circa 40 km ed in grado di superare pendenze proibitive venne smantellato nonostante ipotesi per un suo riutilizzo.pirippiQuanto al concetto di trasporto, mentre in altri Paesi vengono potenziate linee ferroviarie e tramviarie anche al servizio di centri minori, da noi si insiste nell’illusione personalistica del trasporto individuale, camuffandolo con veicoli ibridi e car-sharing, chiudendo o lasciando andare in malora strutture esistenti.

Alberto C. Steiner

Acqua e Luce: in mostra la storia milanese dell’energia rinnovabile

Entri e, nell’oscurità, l’enorme muraglione di una fortezza gotica incatena milioni di metri cubi d’acqua mentre le nubi sullo sfondo, dopo aver sfiorato severe montagne, sembrano avventarsi su di te che hai osato avventurarti in uno spazio sacro che non ti appartiene.Cesec-CondiVivere 2015.06.05 Acqua e Luce 001Succede in piazza Po, a Milano, dove fino al 30 settembre è allestita presso la Casa Dell’Energia e dell’Ambiente la mostra Acqua e Luce, un viaggio lungo un secolo che ripercorre la storia dell’energia idroelettrica al servizio di Milano.Cesec-CondiVivere 2015.06.05 Acqua e Luce 004Dalle valli bergamasche alla Valtellina l’interesse per la sostenibilità ambientale, compreso quello per le tecnologie che la rendono possibile, si sviluppa attraverso una serie incredibile di immagini, disegni, piantine, cimeli, a partire dalla prima centrale di via Santa Radegonda a quella di piazza Trento, costruita dal Comune per contrastare il monopolio della Edison. Ampio spazio è lasciato alle centrali valtellinesi, a partire da quella di Grosotto con le sue turbine Pelton ed alle dighe, in particolare alla prima, quella del Fusino risalente al 1928, la prima in Valtellina. Non mancano entusiasmanti foto, disegni e documenti – alcuni finalmente inediti – sulla filovia dello Stelvio, realizzata in tempi incredibilmente ristretti per portare in alta valle il cemento necessario alla costruzione della diga di Fraele, l’impressionante muraglia lunga un chilometro ed alta più di 90 metri che a monte del lago di Cancano, a quota 1.947 metri sullo spartiacque danubiano generò un invaso di oltre 64 milioni di metri cubi.Cesec-CondiVivere 2015.06.05 Acqua e Luce 002La mostra va anche apparentemente fuori tema, con digressioni sulle altre notevoli presenze in valle: quelle della Falck, diventata successivamente Sondel e Arvedi con i suoi impianti e le sue ferrovie decauville, e della Edison tra corsi e ricorsi.Cesec-CondiVivere 2015.06.05 Acqua e Luce 003L’evento, organizzato dalla Fondazione Aem – Gruppo A2A e che avrebbe dovuto concludersi il 31 luglio, racconta anche l’evoluzione del territorio valtellinese, completamente ridisegnato dalla tecnologia idroelettrica e la cui metamorfosi è ottimamente documentata attraverso la visione dei segni impressi sul paesaggio.Cesec-CondiVivere 2015.06.05 Acqua e Luce 006La seconda sezione della mostra, maggiormente versata sul fronte cronologico del dopoguerra, è proprio quella che celebra il progresso sociale, scientifico, economico del capoluogo Lombardo durante tutto il Novecento.
Le foto provengono dall’archivio storico della Fondazione Aem e da altri archivi, tra questi quelli della Banca Popolare di Sondrio e della Fondazione Isec.

Lorenzo Pozzi