764 -1 Bolzano: i numeri della speranza e del rispetto

Roma Termini, ore 23:00 di una sera qualsiasi: al binario 1 è pronto alla partenza l’Intercity Notte 764 che arriverà a Bolzano il mattino successivo alle 08:05 (qui un filmato della partenza da Roma).
Composto da cinque vetture a cuccette e da una con letti, fino a qualche mese fa era gremito da migranti e profughi che hanno una meta: la Germania. Oggi sono solo cinquanta, cento ogni volta.CC 2015.11.23 Bolzano 004Per queste persone la Germania non è una connotazione geografica o politica ma un’idea: “Germany, we go to Germany”, ripetono ossessivamente in tono serio, determinato, curioso con lo sguardo di chi ne ha viste troppe, ma nel contempo da prede braccate timorose degli inevitabili controlli della polizia che normalmente scorta il treno.
Non sanno bene com’è la Germania, come funziona la domanda d’asilo, che leggi troveranno ad aspettarli, dove dormiranno. Eppure il loro obiettivo è un chiodo fisso.
Arrivano mentre Bolzano, circondata dai monti color muschio, è avvolta da una nebbiolina grigia e lattiginosa. Scendono dal treno lentamente, a piccoli gruppi, e vengono, letteralmente, presi per mano da persone di ogni età che indossano una pettorina azzurra con scritte in inglese ed arabo: sono i volontari dell’Associazione Volontarius Binario 1 che porgono loro spazzolini da denti, sapone, salviette rinfrescanti, biscotti, scatolette di tonno, pane, frutta e acqua, latte, caffè, the o li accompagnano nella piccola infermeria o presso il minuscolo magazzino che custodisce abiti.CC 2015.11.23 Bolzano 002“Ogni giorno ne arrivano circa cinquanta, qualche mese fa ne arrivavano anche cento, centoventi”, spiega Luca De Marchi dell’associazione.
La polizia osserva a distanza e lascia fare, specialmente da quando le Ferrovie hanno concesso all’associazione l’uso di alcuni locali.
Questi volontari sono gente comune, una maggioranza silenziosa che si ribella a chi semina odio e paura dai giornali e dalle poltrone dei talk show, che non si sente rappresentata dalla politica, ma che di fatto fa le veci dello stato. Fanno quello che è giusto, e lo fanno bene.
È un servizio di assistenza a tutti gli effetti, completamente finanziato da privati cittadini, testimoni di un’immensa e spontanea solidarietà che si sono organizzati in turni, arrivano con spesa, soldi, vestiti,medicine, giocattoli per i bambini.
I migranti più impazienti, dopo essersi rifocillati, tornano immediatamente sui binari: il regionale 20710 per Brennero parte alle 09:01; gli altri sostano alla stazione per qualche ora prima di ripartire.CC 2015.11.23 Bolzano 001Il quotidiano locale Alto Adige tiene ossessivamente la conta degli arrivi, non mancando di evidenziare l’impiego delle forze di polizia, riferire di tensioni o risse, di gente che vaga per la città. Ma non può non scrivere anche della collaborazione ormai fissa prestata da Croce Rossa, Caritas e San Vincenzo, dei corsi di formazione istituiti in città per fornire informazioni di base, e persino di un concerto organizzato recentemente.
Tutto qui, un fatto semplice, una notizia che non viene diffusa a livello nazionale perché potrebbe interferire con il marketing della paura e sulla quale, in chiusura, propongo questo breve filmato pubblicato su Youtube da Video33video.

Alberto C. Steiner

Uno spettro si aggira per l’Europa: la fame.

Riprendo un breve articolo pubblicato  oggi (27 febbraio per chi legge) dal notiziario online Miglio Verde, che chiarisce la propria connotazione ideologica nel disclaimer dove si definisce indipendentista: Ecco il 50° segnale della ripresa: 4 bellunesi su 10 vogliono emigrare, di Luigi Cortinovis.Cesec-CondiVivere 2015.02.28 Emigrare 001“In attesa degli investitori alle frontiere con le valigie piene di soldi da investire in Italia, registriamo che continuano ad aumentare gli italiani che se ne vogliono andare dal ‘Belpaese’. E non sono solo cervelli in fuga o migranti vecchio stile provenienti da zone depresse. A puntare all’estero ci sono anche i bellunesi, ad esempio.
Riporta la stampa locale: più di 4 giovani bellunesi ogni 10 vogliono scappare, abbandonare la loro terra, anche se ne sono innamorati, perché non trovano lavoro e, soprattutto, i traspori sono un disastro. È quanto emerge dall’interessante progetto ‘Giovani e montagna: quale lavoro’ (Jugend, Berge und Arbeit) che ha dato come risultato un’indagine corposa svolta dal Gal Alto Bellunese e dalla Fondazione Angelini nell’Alto Bellunese (Cadore, Ampezzano, Agordino), in collaborazione con i partner Kammer für Arbeiter und Angestellte für Tirol per l’Osttirol e Bezirksgemeinenschaft Pustertal, Comunità Comprensoriale della Val Pusteria.
Gli intervistati credono che l’autogoverno della provincia potrebbe rappresentare una svolta a anche per loro. Ma dopo vent’anni di promesse e finché i veneti saranno solo mucche da mungere, con la complicità dei veneti stessi peraltro, a quei 4 e passa di cui sopra non resta che cercare un biglietto di sola andata.”Cesec-CondiVivere 2015.02.28 Emigrare 002Fin qui l’articolo, al quale mi sento di accodare due soli commenti. Per il primo, che ha il sapore del motto di spirito ma che non lo è affatto, mi limito a citare una parte del testo della canzone In fila per tre di Bennato:
A qualche cosa devi pur rinunciare
in cambio di tutta la libertà che ti abbiamo fatto avere
perciò adesso non recriminare
mettiti in fila e torna a lavorare
e se proprio non trovi niente da fare,
non fare la vittima se ti devi sacrificare,
perché in nome del progresso della nazione,
in fondo in fondo puoi sempre emigrare.Cesec-CondiVivere 2015.02.28 Emigrare 003Il secondo altro non è che un’autocitazione: da tempo andiamo affermando che il futuro è nelle piccole comunita, consapevolmente autosufficienti, legate da un forte senso identitario (Consapevolmente autosufficienti: vivere in piccoli borghi ci salverà dal Medioevo prossimo venturo, 5 ottobre 2014) e in grado di difendersi dal Medioevo prossimo venturo (Sopravvivenza: ultima chiamata, 17 febbraio 2015) e dal suo più grande spettro: la fame.

Alberto C. Steiner