Autocostruzione: scusate l’immagine, ma di mani pulite non ne ho trovate.

Fra le automobiline Politoys con le quali giocavo da bambino vi erano anche mezzi militari e, tra questi, un autoarticolato che trasportava Honest John. Ad onta del nome, Honest John era un missile.Mani sporcheHo scelto di introdurre così l’argomento dell’autocostruzione tradita. Non mi dilungo, se non per dire che, quando nacquero, i progetti di autocostruzione assistita parevano una modalità edilizia inedita, interessante, intelligente e socialmente utile: con il lavoro condiviso e la supervisione di personale specializzato si otteneva il risultato di offrire una casa ad un costo equo a famiglie giovani, selezionate per reddito all’interno di bandi pubblici, e contemporaneamente si favoriva l’integrazione sociale del condominio attraverso il lavoro condiviso di gruppi di famiglie, spesso con caratteristiche di multietnicità.
Sono un sostenitore dell’iniziativa privata, l’ho più volte affermato. Tutto ciò che è pubblico mi risuona di camarilla, malcostume, clientes, patente per respirare, malaffare. E infatti neppure l’autocostruzione è sfuggita al cooperativismo militante, all’onnegismo, ai bandi, alle graduatorie, ai concorsi, al blabla dei convegni tenuti da equosolidalilluminati. Naturalmente di rigorosa osservanza ecoeticosocialbiobau, e quanto all’appartenenza politica ciascun lettore ci metta quella che preferisce.
Perché dico questo? Semplice, perché poi succede che una Ong venga scelta per condurre progetti di edilizia sociale, e dopo avere intascato i finanziamenti pubblici e quelli delle famiglie, se ne vada senza più dover rendere conto a nessuno. E se a qualcuno dovesse soergere il dubbio che si tratta di casi isolati rispondo: è vero, ad oggi i casi isolati sono 22. Isolati come si fa con i virus? Nemmeno per sogno…
Oltre 200 famiglie truffate della propria casa, cantieri incompiuti sparsi un po’ ovunque lungo lo Stivale, 50 milioni di finanziamenti pubblici buttati e oltre un anno di silenzio da parte del Governo, che non ha ancora risposto ad una interrogazione posta da M5S in Senato dalla senatrice Elisa Bulgarelli su Alisei Ong, finanziata quando già era sottoposta a fermo amministrativo.
Intendiamoci bene: Alisei rappresenta la punta dell’iceberg e probabilmente non è esente da responsabilità (ma questo sta alla magistratura stabilirlo, non a me) ma sono molteplici le Ong e le Onlus che ricevono finanziamenti pubblici per opere che nel migliore dei casi si perderanno nella nebbia, mentre nessuno controlla il loro operato e, nel mondo della cooperazione italiana, nessuno denuncia questo malaffare. E, sia detto almeno una volta fuori dal coro, le responsabilità sono da ricercare anche e soprattutto nei comuni e nelle Aler.mani in pastaNon so se qualcuno tema che emergano scomode verità, o che altro e, sinceramente nemmeno mi interessa. Perché, e lo sosterrò sino a prova contraria, finché esisteranno persone disposte al lamento e all’implorazione: e lo Stato mi deve dare, fare, dire, assegnare, tutelare invece che consociarsi in un ambito di iniziativa privata, mettere in comune quel che si ha nel portafogli, poco o tanto che sia, andare in una banca – non necessariamente etica – per parlare di finanziamenti o ricorrere ad investitori privati o business angels (e ce ne sono), rimboccarsi le maniche e vangare invece che aspettare che siano altri a farlo, ed a metterci i quattrini, non potranno che avere luogo blablabla e malaffare. Inutile poi andare a piangere in televisione o sui giornali.
Diversamente finisce che si potrebbe pensare che l’autocostuzione sia definita assistita, in quanto lo è dagli avvocati dei truffati.
A proposito: sono quasi nove anni che non ho la televisione, ma ho saputo che sull’argomento mercoledì 5 novembre era andato in onda un servizio de Le Iene, visibile seguendo questo link.

Alberto C. Steiner