Completato il programma di abbattimento dei cinghiali nelle Selve Valtellinesi

Il grosso mammifero selvatico ungulato, non considerato specie autoctona nell’area delle Alpi lombarde, in cima al Lago di Como è addirittura considerato infestante.
La sua presenza in Valtellina, Valchiavenna e nelle valli laterali è dovuta a due ragioni: superficialità e dolo. La prima motivazione, che assumendocene la responsabilità non esitiamo a definire imbecillità, si sostanzia, nella sua terribile semplicità, in questo modo: a partire dal 2008/2009 alcuni residenti hanno importato cinghiali confidando di allevarli per macellarli ricavandone salumi pregiati. Non hanno considerato che il cinghiale non è un maiale, tantomeno un porcellino d’india, ma un selvatico invasivo, vorace, assolutamente distruttivo ed incontrollabile. Alcuni capi sono scappati dai recinti nei quali erano stati delimitati, altri sono stati liberati da qualche demente deluso e, grazie alla loro estrema prolificità (una femmina meticciata con il maiale è in grado di partorire sino a 14 cuccioli anche due volte l’anno) si sono diffusi come un’epidemia.

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Abitudine caratteristica del cinghiale, comune al cervo, è il cosiddetto insoglio. Esso consiste in un bagno di acqua e fango che gli animali hanno necessita’ di fare per liberarsi dai parassiti e dallo sporco o per rinfrescarsi durante i periodi caldi. Naturalmente lo effettuano nei torrenti, ammalorando ed inquinando le vene acquee.
Dal punto di vista alimentare il cinghiale è invece un onnivoro, con una dieta costituita da radici, tuberi, frutti, invertebrati, piccoli mammiferi, carcasse di animali e anche mammiferi di maggiori dimensioni feriti e quindi facili da predare in gruppo. Possiamo quindi immaginare i danni causati alle coltivazioni, ed in particolare alle viti, vera ricchezza di Valtellina.
Numerosi capi sono stati inoltre avvistati mentre circolavano, solitari o in branchi, nei centri abitati. Altri hanno creato problemi a cervi, camosci e ad altra fauna autoctona. Altri ancora si sono spinti oltre il crinale delle Orobie invadendo i boschi della provincia di Bergamo. Persino alcuni turisti accampatisi ai Piani Resinelli si sono svegliati circondati da cinghiali.
Del resto, magra consolazione, in Piemonte non stanno meglio: sul Mottarone pare vi sia una vera e propria colonia di cinghiali selvatici.
Tipico del cinghiale è infine il grufolare, vale a dire l’abitudine di cercare cibo nel suolo usando il grugno per rivoltare il terreno, che viene lasciato in condizioni assolutamente disastrose.
E veniamo alla seconda motivazione, assolutamente idiota: implementare cinghiali per permettere a certi soggetti di giocare ai Rambo della Valtellina, naturalmente in modo assolutamente illegale. Andate a giocare in Afghanistan, coglioni!

Risultato: 54 capi abbattuti nel 2010, 136 nel 2011 e 149 quelli effettuati da gennaio a settembre 2012, oltre ai circa 200 di quest’anno.
Anche noi abbiamo nostro malgrado partecipato, in quanto titolari di interessi sul territorio e nella consapevolezza che non è lecito far sì che siano altri a toglierci le castagne dal fuoco. Certo, non siamo stati noi, ma il senso della comunità è proprio questo: prima risolviamo il problema, poi penseremo a prendercela con i colpevoli.
Appurato che le regioni Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Sardegna e Marche, e persino Molise e Calabria hanno espresso il loro diniego all’accoglienza di capi catturati, a causa di irrisolvibili problemi di sovraffollamento, con la morte nel cuore ed in forza del nostro porto d’armi che ci consente di chiedere una licenza di caccia temporanea, ci siamo dati da fare. Imbracciato un Sauer S 303 prestato caricato con cartucce veloci abbiamo partecipato a battute e posti fissi.
Cesec,condivivere,malleuspenitentiariu,conghiale,valtellina,cartucce,consapevolezzaIl problema del cinghiale non è la sua aggressività se ferito, non è la sua irruenza e, tutto sommato, nemmeno la sua pericolosità. Il vero problema del cinghiale è il suo sguardo, quando lo hai nel mirino: è umano.

Alberto C. Steiner