Non è successo sul lago di Tiberiade ma su quello d’Iseo, grazie ad una passerella galleggiante a pelo d’acqua, installata da uno dei più grandi esponenti di una corrente artistica detta Land Art che, guarda caso, si chiama Christo.
No, pare che ai panini per la folla non abbia pensato nessuno. E in verità in verità vi dico che questo non è bene.
Io la trovo un’oscenità ributtante in ragione dell’impatto ambientale, del pericolo che può costituire per natanti e visitatori e della sua assolutà inutilità culturale.
E intanto leggo su Il Giornale di Brescia di oggi (ieri per chi legge – NdA): «In quattro giorni di apertura di The Floating Piers si sono registrati circa 250mila visitatori. E la passerella, fa sapere la cabina di regia, necessita di lavori di manutenzione straordinaria.
Ci sarà quindi una selezione nei punti di ingresso: Il residuo ponte fruibile – spiega l’organizzazione – consentirà la presenza di non oltre 1.000 persone, mentre la parte di terraferma interessata consentirà l’accesso di sole 1.000 persone.»
Dall’intellighenzia inculturale nostrana gli è stato concesso di scegliere il Sebino per imbrattarlo con detta passerella che, dal 18 giugno al 3 luglio, permette anche ai non credenti di camminare sulle acque per una lunghezza di tre chilometri. Realizzata con 200mila cubi di polietilene ad alta densità che formano pontili galleggianti larghi 16 metri, è rivestita da 70mila metri quadrati di scintillante tessuto arancione. Il percorso, da Sulzano a Monte Isola, si svolge tra terra e acqua includendo l’Isola di San Paolo.
Rispondendo alle lamentele dovute alle estenuanti file per poter accedere all’impagabile opera l’artista ha chiosato, stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica: “L’attesa è parte della mia opera, o avete pazienza o non venite.” Vale, come sempre, il mai abbastanza usato gavte la nata citato da Eco nel Pendolo.
ACS