Quando noi italiani pensiamo alla pulizia etnica ci raffiguriamo normalmente i Balcani, l’Africa post-coloniale o, andando a ritroso nel tempo, gli Armeni, i Nativi Americani, i Catari.
Quasi mai arriviamo a considerare che anche la nostra Penisola fu teatro di simili efferatezze, eppure i Celti – o, per meglio dire, le tribù di matrice celtica – primi abitanti della Lombardia e fondatori di Milano, furono dapprima sterminati fisicamente dai Romani e, successivamente, la religione cristiana tentò in ogni modo di cancellare le tracce delle loro credenze religiose basate su una Natura Madre e su un intimo contatto con foreste, acqua, animali, montagne. Ma non vi riuscì: possiamo ancora ritrovare, vivissimi e presenti, i segni di quell’arcaico e arcadico modo di intendere la vita nella tradizione, nelle leggende, nei miti, nelle feste popolari, nelle filastrocche, e nelle testimonianze oggettive.
Come in tutte le comunità arcaiche anche in quella celtica le donne occupavano un posto di rilievo nell’economia della tribù e del villaggio: furono le prime contadine, preparavano il cibo, curavano i malati, determinavano i tempi della festa e del piacere, della vita e della morte, amministravano il rapporto con gli spiriti, prevedevano il futuro e interpretavano le voci dell’aldilà. Sappiamo bene come tale cultura venne ad un certo punto demonizzata e distrutta da Chiesa e Stato: in tal senso la caccia alle streghe fu la prima “soluzione finale” della storia europea.
Ma anche in questo caso non tutto il loro sapere è andato perduto, anche se certe capacità e conoscenze sopravvivono ancora oggi, alcune rivalutate pubblicamente, altre in maniera sotterranea.
Il corso sopra menzionato si occupò ache di tale aspetto: nella cornice del Parco Nord furono realizzate alcune aule verdi nelle quali vennero attuate delle sperimentazioni basate sull’antico uso delle erbe officinali, creando nel contempo spazi dedicati ai colori dei fiori, ed in special modo ad alcuni di essi,i che da sempre la tradizione assegna all’uso rituale sacralizzato.
Il corso non trascurò di far conoscere, mediante audiovisivi ed altri supporti, la storia della stregoneria in Europa, il censimento delle tradizioni popolari locali e la ricognizione degli orti esistenti, coinvolgendo inoltre nelle lezioni sull’uso delle erbe e degli orti donne che se ne occupavano.
Alberto C. Steiner