Cesec-CondiVivere

Etica e sostenibile: la Finanza può esserlo

Dal 5 al 12 novembre si svolgerà in diverse città italiane la Settimana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile, un’iniziativa promossa e coordinata dal Forum per la Finanza Sostenibile.
Approfittiamo dell’evento, al quale prenderemo parte sia pure limitatamente ad incontri che si terranno a Milano, Bologna e Venezia, per esprimere alcune considerazioni circa la finanza, che può ed anzi dovrebbe essere etica e sostenibile. Si ma come?

Anzitutto riteniamo che la finanza debba generare un profitto. E’ dall’origine e dalla misura dello stesso, oltre dall’utilizzo che se ne fa che si esprime la vocazione etica e solidale dell’operatore.
Infatti, non casualmente la cosiddetta finanza sostenibile vanta, oltre ai suoi convinti seguaci, anche i suoi acerrimi oppositori. Tra i due estremi una variegata zona d’ombra di tiepido interesse, di moderato scetticismo e di chi semplicemente sta alla finestra a guardare. Insomma, come in tutte le cose terrene.
Giusto per esprimerci con la chiarezza che ci contraddistingue, e per non smentirci, ricorriamo ad alcuni esempi.

Questi esempi, compreso il primo farneticante, sono inoltre tutti accomunati da un aspetto: non vi si parla di immaterialità. Patate e pomodori, acqua e case sono tutti beni concreti. In questo senso la nostra non tanto ipotetica attività finanziaria è la conseguenza di un lavoro reale, di produzione, di costruzione. Non di fantasie o scommesse su questa o quella catastrofe, sul fatto che i pomodori di Tizio potranno valere X e allora li acquistiamo ben prima della maturazione a X-60%, anzi già che ci siamo acquistiamo anche quelli di Caio, Sempronio e Mevio. Così abbiamo il monopolio della produzione di quell’anno e siamo noi a fare il prezzo. Siamo trogloditi finanziari? In effetti non siamo esperti di finanza o, peggio, guru; siamo solo professionisti e imprenditori che ad un certo punto hanno scelto di muoversi in un modo piuttosto che in un altro, nella consapevolezza che la decrescita non può essere legata agli abracadabra del pil: o è pil o è decrescita. E la decrescita o, se preferite, la consapevolezza, è ora più che mai necessaria se decidiamo di sopravvivere al futuro che ci aspetta. E decrescita non significa affatto tornare al medioevo o al paleolitico.

Ciò detto, appare quindi ovvio come gli investimenti finanziari, in quanto tali, implichino rendite. E’ vero, non è detto che tali rendite abbiano sempre origine diretta dal lavoro ma si sostanziano come etiche allorché seguono precisi parametri nell’ottica di un’equa riditribuzione della ricchezza generata.
In un mondo perfetto… afferma sempre uno di noi. Ok, il mondo perfetto non esiste, e se si aspetta la perfezione non ci si muove mai. Quindi ci muoviamo, programmando ma contemporaneamente navigando a vista pronti a correggere la rotta ogni volta che sia necessario od opportuno. Ma ponendoci costantemente la questione di affrontare questi temi secondo una matrice di sostenibilità e con meno iniquità possibile.

Ed è qui che accogliamo pienamente la teoria del male minore che, in una logica di sano pragmatismo, costituirà il filo conduttore della Settimana dell’Investimento Sostenibile.
In questa settimana coloro che interverranno: operatori finanziari, imprenditori, esponenti del mondo accademico non parleranno di aria fritta ma di engagement come nuova opportunità per gli investitori istituzionali, di cambiamento climatico e dei rischi connessi, delle nuove frontiere dell’impact investing e del responsible property investing, della possibile svolta sostenibile del mercato retail e, temiamo con poche speranze di successo, del ruolo dei decisori politici nella promozione di una cultura della sostenibilità in Italia.
L’Investimento Sostenibile Responsabile” spiegano i promotori dell’iniziativa  “è la pratica in base alla quale considerazioni di ordine ambientale o sociale integrano le valutazioni di carattere finanziario che vengono svolte nel momento delle scelte di acquisto o vendita di un titolo o nell’esercizio dei diritti collegati alla sua proprietà. L’ISR si esplica attraverso la selezione di titoli di società, per lo più quotate, che soddisfano alcuni criteri di responsabilità sociale, cioè svolgono la propria attività secondo principi di trasparenza e di correttezza nei confronti dei propri stakeholder tra i quali, per esempio, i dipendenti, gli azionisti, i clienti ed i fornitori, le comunità in cui sono inserite e l’ambiente. Investitori sostenibili e responsabili possono essere sia i singoli individui, che operano direttamente o attraverso la mediazione dei gestori, sia le istituzioni: fondazioni, fondi pensione, enti religiosi, imprese o organizzazioni non-profit“.

Etica e sostenibile: la Finanza può esserloultima modifica: 2013-11-03T12:01:58+01:00da
Reposta per primo quest’articolo