Aumenta tutto in Italia, ma nulla batte le sofferenze bancarie.

Stanno crescendo a ritmi superiori al 20%: sono le sofferenze delle banche italiane, passate in pochi anni da 40 miliardi a 200.
Una montagna di crediti con scarsa probabilità di recupero integrale, diventata l’oggetto del desiderio di investitori esteri specializzati nei cosiddetti NPL, Non Performing Loans, che se ne stanno in agguato a pelo di melma come i coccodrilli, pronti a balzare sulla preda: osservano immobili e silenziosi, valutano sapendo che le banche italiane prima o poi dovranno disfarsene per ripulire i bilanci.CC 2015.10.12 Sofferenze 002I fondi esteri stanno solo aspettando che le valutazioni tra chi compra e chi vende si avvicinino, perché sino ad oggi la distanza eccessiva tra i valori netti scritti dalle banche (dedotto quel 40-55% di rettifiche) e i prezzi offerti dal mercato era troppo ampia.
Se fossero stati applicati i prezzi di mercato le banche avrebbero subito eccessive minusvalenze nei bilanci. E questa, solo questa, è quasi certamente la vera ragione che ha impedito la volontà comune di creare una bad bank italiana, sulle orme di altre estere: non potevano sopportare altre perdite, alcune avrebbero perso troppo capitale. E proprio l’ipotesi di una bad bank, tornata di moda recentemente per le aspettative sull’esito degli stress test, è lo spauracchio degli acquirenti di NPL, che si vedrebbero sottrarre di colpo il ghiotto pasto al quale si stanno preparando da tempo.
Perché il mercato delle sofferenze è così attraente per gli investitori? Prima di tutto perché è gigantesco, poi perché questo potrebbe essere il momento migliore per comprare, prima che la ripresa cominci e che risalgano le percentuali di recupero dai debitori, oggi alquanto modeste.
Perciò non stupitevi di leggere che Fortress abbia dichiarato recentemente di volere fare grandi investimenti in Italia, che lo specialista dell’immobiliare REAG abbia annunciato l’entrata nel mercato NPL, o che il fondo Tages con Fonspa stia facendo di tutto e di più pur di mettere le mani sui 3-4 miliardi di sofferenze esplose nel bilancio di Banca Marche. Poi c’è anche Saviotti: attende di rimettere sul mercato Release, la società che contiene tutti i disastri di Italease e Unicredit. Ma la lista è molto più lunga e i valori in gioco importanti.
La corsa alle sofferenze italiane era già stata segnalata nel 2013 dagli specialisti, e nello scorso luglio da un articolo di Bloomberg Business Week. Le operazioni stanno cominciando, probabilmente a partire da portafogli selezionati con maggiori garanzie e più elevata probabilità di recupero.
Intanto la fabbrica delle sofferenze produce a pieno ritmo, continuando a sfornarne ogni mese. Che sia colpa degli imprenditori poco abili o delle banche che li hanno fatti indebitare e poi non hanno saputo frenare il tracollo poco importa. La situazione del sistema bancario italiano è spaventosa, anche a confronto con il resto d’Europa e alcune banche si segnalano per una posizione estremamente vulnerabile.
Tutte le banche italiane, ad eccezione del virtuoso Credem hanno capitalizzazioni di borsa inferiori al valore contabile di libro, e la pattuglia tricolore – in questo caso veramente acrobatica – si segnala per valore molto elevati di crediti deteriorati sul patrimonio tangibile a fine 2013. In evidenza, da anni, la gravissima posizione di Montepaschi.
Ma di sofferenze sono imbottite anche le banche di seconda fila, con enormi differenze tra banche pluri-regionali come l’eccellente Credem e come Banca Marche. Carige e Banca Etruria notoriamente in difficoltà, insieme con Popolare Vicenza e Veneto Banca. E persino i piccoli Crediti Cooperativi su base locale piangono, alcuni fiumi di lacrime.
Perciò i fondi aspettano soddisfazioni anche in provincia, visitando e rivisitando i contenziosi delle banche e facendo offerte che non avranno mai pubblicità né sui prezzi preventivati né su quelli concordati. Forse la combinazione di un’altra tornata di alte rettifiche e la fine della recessione potrà aiutare a fare esplodere sul serio e una volta per tutte questo anomalo, triste e tristo mercato.
E noi, in questa bufera, dove siamo? Noi, con il nostro piccolo legno, abbiamo ammainato e disalberato, barra libera quanto basta e andiamo dove ci portano i marosi: scopriremo sicuramente Fuochi di Sant’Elmo e mari in amore, coste arroccate e spiagge sommerse.CC 2015.10.12 Sofferenze 003Accosteremo sfilando giganti e carrette del mare, spesso vere navi fantasma. Abbiamo acqua e viveri, brandy e sigarette, qualche gioco per trascorrere in Quadrato il tempo libero dai turni.
Nel frattempo stiamo portando avanti una complessa valutazione di cespiti immobiliari agricoli, da anni privi di mercato. Li accorperemo ad un fondo, di dimensioni assolutamente minuscole se parametrato ai colossi e che non prevede la rinegoziazione prima che sia trascorso almeno un triennio. Ma prevede una progettualità all’insegna della realizzazione di complessi abitativi coresidenziali, ecovillaggi ed aziende agricole d’eccellenza, stutture destinate ad accogliere attività a sfondo sociale.
Per ora è tutto. Quando sarà il momento ne riparleremo.

Alberto C. Steiner

Aumenta tutto in Italia, ma nulla batte le sofferenze bancarie.ultima modifica: 2015-10-11T22:01:29+02:00da cesec
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