Beati gli ultimi perché faranno i primi: Avanzi di galera

Nella centralissima zona Magenta, a Milano, a pochi passi dalla basilica di Sant’Ambrogio, esiste un luogo pensato per 800 coperti, ma che ogni giorno riesce invece ad allestirne 1.500. Ma non è il ristorante di un elegante resort, è il carcere di San Vittore.Cesec-CondiVivere 2015.06.03 Avanzi di galera 001Nel 2005 per i tipi dell’editore Tommasi alcuni detenuti hanno pubblicato Avanzi di Galera, 190 pagine nel formato 12×22 in cui raccontano, in modo spesso umoristico ed autoironico ma senza filtri, la difficoltà di combinare il pranzo con la cena nel microcosmo carcere, dove non esistono le mense alle quali ci hanno abituati i film americani ma i detenuti prendono i pasti nelle celle. E chi può permettersi di fare la spesa cucina su fornelli da campeggio nella minuscola cucina che è anche il bagno, gli altri mangiano il carrello, ovvero quel che passa il convento, di qualità non esattamente eccelsa.
Alcuni attrezzi di cucina non sono ammessi, compresi i coltelli che vengono spesso ricavati dai coperchi delle scatolette di tonno ed altre conserve e l’inventiva la fa da padrona. L’approntamento dei forni o dei frigoriferi, per esempio, costituiscono apoteosi di creatività.
Il carcere, dove non si butta via niente perché tutto serve, come paradigma del riciclo: di cibo e di oggetti.
Un libro molto più utile all’ecosostenibilità e, in una babilonia di odori, sapori e culture, all’integrazione culturale di quanto non lo siano certi testi dell’alternativa patinata.
Temo che il libro, che ha persino un premio attribuito da una giuria presieduta da umberto Eco, sia ormai introvabile: ho avuto l’opportunità di leggerlo perché me lo ha prestato un amico e… prefazione di Renato Vallanzasca, mica pizza e fichi.

Lorenzo Pozzi

Beati gli ultimi perché faranno i primi: Avanzi di galeraultima modifica: 2015-06-03T08:09:46+02:00da cesec
Reposta per primo quest’articolo