Acqua pubblica: alla piccola Marta hanno tolto il diritto di sognare

“Toglieranno l’acqua da sotto la pancia delle anatre? Metteranno il cartellino con il prezzo a ogni goccia di pioggia? E quanto costerà la rugiada?” Queste ed altre domande se le poneva Marta, la bimba protagonista di Marta e l’acqua scomparsa, la favola bella, intelligente ed ecologica scritta da Emanuela Bussolati, della quale scrissi in uno degli articoli che considero più belli e toccanti: Quanto costerà guardare l’arcobaleno? pubblicato nel giugno 2013 sulla home page di Kryptos Life&Water e richiamato in queste pagine il 6 ottobre 2014.CC - 2015.12.23 Acqua pubblica 001Anche se da tempo non ne parlo, non ho mai abbandonato studi e progetti tendenti a favorire un uso consapevole dell’Oro Blu.
Torno oggi sull’argomento per il desiderio di fare una sorta di punto della situazione, per verificare dove siamo, come ci siamo arrivati, cosa accadrà nell’immediato futuro e quali saranno le ricadute economiche e sociali nel lungo termine. Nell’ultimo biennio il governo ha varato numerosi provvedimenti tendenti a perseguire l’evidente finalità di rilanciare la cessione al mercato dei servizi pubblici locali e dei beni comuni: decreto Sblocca Italia, legge di stabilità, riforma della pubblica amministrazione, spinta impressa a livello internazionale a favore dei trattati T-tip e Tisa.
Il decreto Sblocca Italia evidenzia un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio di grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, nuove regolamentazioni concernenti l’incenerimento dei rifiuti, ammissione delle perforazioni per la ricerca di idrocarburi, costruzione di gasdotti, semplificazione e deregolamentazione della procedura delle bonifiche.
Nell’ambito edilizio, quello che mi interessa più da vicino, lo stesso programma che verrà discusso a gennaio in materia di consumo del suolo è già superato nei fatti da numerose norme regionali – Lombardia e Piemonte costituiscono in questo senso un chiaro esempio – che ammettono nei fatti il disboscamento selvaggio, ampliando le superfici fruibili riducono le distanze e statuendo un’autocertificazione farsa.
Limitando l’analisi all’acqua, si impone una precisazione: cresce lo stress idrico e oltre due miliardi di persone non hanno acqua, poiché questo bene primario che dovrebbe essere considerato pubblico e agevolmente disponibile, lo è invece sempre più in funzione delle capacità economiche e tecnologiche. Mi astengo da commenti e giudizi politici o di merito, mi limito a segnalare che alla Borsa di Chicago sono quotate società finanziarie che speculano, letteralmente, sulla sete. E non sono io a dirlo: girovagate nel Web e troverete innumerevoli riferimenti, oltre a proposte di investimento nei paesi del Sud del mondo.Cesec-CondiVivere 2014.09.30 Marta e l'acqua scomparsa 003Bene, anzi male. Ciò premesso tutte le norme e le direttive presenti e future sono destinate a creare un meccanismo per cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali collocati in Borsa: la milanese A2A, le emiliane Iren e Hera, la romana Acea potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i campioni nazionali in grado di competere sul mercato globale. In pratica regrediremmo ai primi del Novecento, quando a gestire acqua, elettricità e servizi pubblici erano pochi monopoli privati.Cesec-Condivivere 2014.10.20 Squali della finanza sostenibileIntendiamoci: rimango un sostenitore del modello più impresa e meno stato, e non certamente dei carrozzoni pubblici o, peggio, pseudo cooperativistici marcatamente ispirati al modello paternalistico tanto caro a preti ed ex-comunisti. Ma il mio è un concetto di impresa etica, un concetto che prevede la responsabilità morale dell’imprenditore.
Lasciamo stare le utopie, e torniamo a considerare come sia evidente che il governo intenda indicare la direzione della privatizzazione dei servizi pubblici, attraverso esplicite dismissioni di quote detenute dalle amministrazioni locali comuni e favorendo economicamente soggetti privati e processi di aggregazione. Detto in altri termini: costruendo il palinsesto di un ricatto nei confronti degli enti locali che, una volta strangolati dai tagli, verrebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario e relegati ad un esclusivo ruolo di controllo: esterno, formale, inutile.
Se qualcuno pensa che io esageri, basta guardare i numeri per avere la certezza del colpo mortale inferto all’esito referendario del giugno 2011, nel totale disprezzo per la volontà dei cittadini e – va detto – nella totale indifferenza dei cittadini zombies. Della serie: ciascuno raccoglie quel che semina.
Sto parlando dell’aprile scorso, quando passò sotto silenzio la mirabile sintonia fra Hera, Acea, governo  e orientamenti della grande maggioranza delle amministrazioni locali incentrate sul Pd, in primis quelle emiliane del triangolo rosso, nell’intento di procedere entro la fine di quel mese, con il piè veloce che sembra essere la cifra di questa stagione controriformatrice, a far scendere la quota di proprietà pubblica dal 57 per cento al 38, arrivando così per la prima volta sotto la maggioranza assoluta, da sempre propagandata come elemento di garanzia per il controllo pubblico delle aziende.
Queste manovre creano un muro destinato a dividere la società: da una parte le grandi aziende, i mercati finanziari e gli istituti bancari, dall’altra i cittadini non più degni di tale appellativo ma tornati ad essere servi della gleba. E non trascuriamo di osservare come, all’interno di questa divisione, sia evidente come le istituzioni nazionali ed europee si prodighino diligentemente nell’applicare politiche di austerità che si traducono in tagli al welfare e ai diritti, ed in cessione di porzioni di sovranità al mercato.
In questi anni i vari movimenti per l’acqua hanno combattuto quotidianamente per affermare il diritto all’acqua pubblica, ponendo la massima attenzione al ciclo integrato di questo bene e costruendo il referendum attraverso il quale la cittadinanza si è espressa contro la privatizzazione e per una gestione pubblica dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Da noi non se ne parla, presi dall’interesse per qualche bifolco miliardario in mutande che tira calci ad un pallone o dal perché Belen e Stefano si siano lasciati, ma anche negli altri paesi europei vi sono persone che continuano ostinatamente ad affermare quei principi, costruendo nuovi legami e relazioni sui territori, costruendo una conoscenza diffusa, studiando e progettando modelli alternativi, ponendo le basi per un modello sociale che superi la dicotomia tra pubblico e privato.
Sulla base di queste considerazioni è stato organizzato l’evento nel quale il 7 e 8 novembre scorsi si è argomentato, non per slogan ma scientificamente e come momento di confronto e riflessione di “Diritto all’acqua, diritto al futuro – Agorà dell’acqua e dei beni comuni”. Ne avete sentito parlare? No, vero? Ne ero sicuro.CC - 2015.12.23 Acqua pubblica 002Ma è ovvio: alla stampa serva non serviva riferire che qualche suonato ha affermato a livello europeo la necessità della fuoriuscita dalla finanziarizzazione dell’economia e della società, ad intendere un sistema naturale in maniera olistica, che va tutelato specialmente di fronte ad una crisi ambientale senza precedenti come quella attuale. E a che serve la serva se non serve? recita una famosissima battuta di Totò.
Insomma, tanto per cambiare concludo con una delle affermazioni che mi sono tanto care: il medioevo prossimo venturo è già iniziato. Però questa volta parlo del medioevo delle coscienze.
Pipipì-pì-pì-pò-sgnòff-tirititì-ping-ping-ping-sbrang …. no scusate è un’interferenza: è il fanciullo che è in me, ha sette anni e sta pistolando in metrò sull’i-phone sotto lo sguardo amorevole di mammà, tronfia di guardare fingendo di nulla se qualcuno osserva invidioso il fiammante ritrovato tecnologico in mano al creaturo. Così è, se vi pare.

Alberto C. Steiner

Quanto costerà guardare l’arcobaleno?

“Toglieranno l’acqua da sotto la pancia delle anatre? Metteranno il cartellino con il prezzo a ogni goccia di pioggia? E quanto costerà la rugiada?”Cesec-CondiVivere 2014.09.30 Marta e l'acqua scomparsa 002Queste ed altre domande se le pone Marta, la bimba protagonista di Marta e l’acqua scomparsa, la favola bella, intelligente ed ecologica scritta da Emanuela Bussolati ed edita da Terre di Mezzo per riflettere sull’importanza delle risorse naturali, in particolare di quel bene vitale, di tutti e irrinunciabile che è l’acqua. Che improvvisamente scompare poiché c’è chi pensa di poterla vendere e comprare.Cesec-CondiVivere 2014.9.30 Marta e l'acqua scomparsa 001E’ quello che scopre Marta quando, un giorno, va a trovare la nonna e trova la fontana del giardino secca come la gola di un uomo nel deserto. Che è successo? L’acquedotto, spiega la nonna, è diventato di proprietà della Compagnia delle acque libere e, d’ora in poi, chi vorrà l’acqua dovrà comprarla.
“Una compagnia padrona dell’acqua? Ma non è giusto! Cosa accadrà” si chiede la bimba “durante i temporali?”
Del libro colpisce un’immagine: l’espressione della bambina all’interno dell’auto, mentre con la punta della lingua cerca di leccare le goccioline d’acqua che si rincorrono sulla parte esterna del vetro. Nemmeno l’umidità che appanna un po’ il vetro riesce ad offuscare la fiducia di quello sguardo incorniciato in un caschetto di capelli neri. E’ uno sguardo con tutti i suoi limiti: le gocce sono fuori, Marta non puo intercettarle ma proprio grazie a ciò lo sguardo resta aperto al mondo esterno. E pazienza se poi il mondo riserva brutte sorprese, come quella di chiudere la fontana nel cortile della nonna perché bisogna collegarla all’acquedotto: tra breve la sorgente non sarà più di tutti ma di una sola Compagnia e chi vorrà l’acqua dovrà pagarla.
Nel libro, un disegno molto evocativo ritrae la mamma di Marta di spalle sull’uscio di casa mentre la nonna sale le scale. La porta è aperta: sarà anche solo suggestione, ma il bianco candido dell’interno contrasta così tanto con l’incombente oscurità dell’esterno da risultarne persino minacciato. E in calce al disegno si legge: Non è giusto! – esclama Marta – L’acqua è di tutti!
Alla bambina questa cosa proprio non va. I grandi stanno zitti come la fontana che non canta più e nemmeno il sonno tranquillizza la bambina, che invece, tra un incubo e l’altro, si chiede se le nuvole diventeranno come banche gonfie di pioggia, se l’arcobaleno diventerà un bene di lusso, se la Compagnia metterà il cartellino del prezzo ad ogni goccia che cade. E poi c’è un problema… come faranno a far pagare i passeri che bevono l’acqua sull’incavo dei rami, sulle foglie e nelle gronde?Cesec-CondiVivere 2014.09.30 Marta e l'acqua scomparsa 003Insomma, un racconto ecologico e appassionato sull’acqua come bene di tutti.
Di chi è l’acqua? chiede sempre l’autrice ai bambini, prima di leggere loro Marta e l’acqua scomparsa. Ma quasi nessuno risponde: E’ di tutti. Abituati al fatto che le cose siano di qualcuno, non pensiamo che la Terra e le sue risorse fondamentali, tra cui l’acqua, siano un bene comune.
Spesso i libri per l’infanzia propongono modelli positivi di comportamento: non sprecare, non sporcare. Ma poi si cresce e ci si dimentica quello che si è imparato.
Perché allora non lasciar spazio all’immaginazione, potente qualità che può trasformarsi in azione? Che cosa succederebbe se l’acqua fosse in vendita? Qualcuno vorrebbe accaparrarsela, e si metterebbe in vendita perfino la visione dell’arcobaleno. Le nuvole sarebbero legate, perché non se ne vadano da altri affaristi, e via di seguito.
Ho proposto questa favola come necessario complemento alle iniziative di cohousing che pronuovo e come personale protesta con le purtroppo sempre più attuali minacce di privatizzare l’acqua. E so bene di non essere una Cassandra…

ACS

Metropolitana Milanese? Una meraviglia: fa acqua da tutte le parti.

Questo articolo nasce dalla nostra partecipazione al Forum per l’Acqua Pubblica, che ha avuto luogo a Milano sabato 18 gennaio, a dimostrazione che a volte pubblico non è affatto bello.KL-Cesec - MM Acqua 003
L’acqua di Milano, tra le più buone d’Italia, arriva in città da una falda alimentata dalle acque che scendono a valle dalle Prealpi. Oltre 2.295 km di tubi, 28 centrali e 400 pozzi portano nelle case un’acqua controllata ogni due settimane dai gestori del servizio idrico ed approvata mensilmente dalla Asl attraverso 190mila analisi per il controllo dei parametri chimici, chimico-fisici e microbiologici. Vogliamo mettere la differenza tra aprire il rubinetto e la fatica di dover portare fino a casa le bottiglie acquistate al supermercato, senza trascurare il costo e lo smaltimento una volta svuotate?
Paradossalmente però i milanesi hanno scoperto l’Acqua del Sindaco solo in concomitanza della crisi economica, che ha fatto lievitare i consumi con impennate anche del 40 per cento.
Ma com’è veramente l’acqua milanese e, soprattutto, chi sono gli uomini in blu che se ne occupano, spesso mentre i cittadini dormono?KL-Cesec - Acqua 006Dal 2003 il servizio idrico è gestito da Metropolitana Milanese, la stessa che si occupa delle quattro linee metropolitane cittadine a livello tecnico ed impiantistico, ma che non ha competenza sull’esercizio, affidato ad Atm.
MM pianifica, progetta e realizza nuove reti e impianti, curando la manutenzione di quelli esistenti nonché la captazione, la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua. Raccoglie infine le acque dagli scarichi fognari coordinandone la depurazione prima del rilascio all’ambiente.
Dal 6 dicembre 2012 è on line MilanoBlu, il sito dell’acqua di Milano dove i cittadini, digitando il proprio indirizzo, possono conoscere in tempo reale la qualità dell’acqua che arriva alle loro case.KL-Cesec - MM Acqua 001Perseguendo criteri di efficienza ed economicità, MM ha la finalità di gestire il servizio idrico integrato di Milano per soddisfare i fabbisogni idrici dei cittadini, in modo quantitativamente adeguato e qualitativamente ottimale, operando responsabilmente nel rispetto dell’ambiente, con una struttura organizzata in tre direzioni: Acquedotto e Acque Reflue si occupano della gestione del ciclo dell’acqua, mentre Strategia e Pianificazione garantisce la realizzazione del Piano investimenti e gestisce i rapporti con enti terzi.
Il Comune di Milano, proprietario di reti e impianti, è responsabile dell’operato di MM, che pubblica un Bilancio di Sostenibilità volto a rendere trasparente le dimensioni economica, sociale e ambientale al fine di condividere con il pubblico i principi che governano l’atteggiamento e le azioni della società nel ruolo di gestore e custode del patrimonio idrico della città e di erogatore di servizi fondamentali per la persona.
MM, e conseguentemente l’acqua milanese, ha acquisito nel 2011 la certificazione UNI EN ISO 14001:2004 Sistema di Gestione Ambientale e, nel luglio 2013, la Certificazione Energetica Uni EN ISO 50001:2011 Certificazione di Sostenibilità di Prodotto Make it Sustainable Plus relativamente alla gestione del servizio idrico integrato.
La rete di distribuzione idrica ha una lunghezza complessiva di circa 2.295 km e l’acquedotto assicura l’approvvigionamento idrico della città, attingendo dalla falda sotterranea mediante un sistema a doppio sollevamento costituito da 28 stazioni di pompaggio e da 400 pozzi mediamente attivi che alimentano la rete di adduzione e distribuzione, per un totale di 230 milioni di metri cubi di acqua potabile distribuita annualmente.
Le centrali dell’Acquedotto sono tutte telecomandate mediante un complesso sistema di telemetria composto da quattro centri, ciascuno dei quali comanda mediamente 7-8 centrali. E’ possibile controllare e comandare l’avviamento dei pozzi e dei gruppi di spinta, oltre a regolare la portata distribuita in funzione della richiesta dei clienti.KL-Cesec - MM Acqua 002Milano è sempre stata una città d’acqua, anche sotterranea, se il Bonvesin della Riva riporta la notizia che già nel 1200 esistessero 6.000 pozzi di “acqua viva” nel territorio di Milano grazie all’abbondanza e alla superficialità della falda, a soli 2 o 3 metri dal piano campagna, la cui scarsa profondità li esponeva però a contaminazioni umane e animali.
Fu però solo durante l’epopea dei massicci insediamenti industriali che la città ebbe necessità di coordinare e regolamentare la gestione idrica, oltre che di individuare fonti di approvvigionamento. Nel 1877 venne indetto un concorso pubblico per la realizzazione di un acquedotto e, nel 1881 fu prescelto il progetto della Società Italiana Condotte d’acqua che prevedeva di trasportare a Milano le acque sorgive del fiume Brembo.
Ma i bergamaschi si opposero ed il progetto venne abbandonato a favore di quello proposto dall’Ufficio Tecnico comunale, che proponeva di proseguire nell’attingimento dalla falda sotterranea con pozzi di idonea profondità.
I primi due pozzi sperimentali vennero realizzati nel 1888 presso l’Arena a servizio del quartiere residenziale che stava sorgendo fra piazza Castello, Foro Bonaparte e via Dante. Per regolarizzare la pressione di erogazione furono costruiti due grandi serbatoi di accumulo, nascosti all’interno dei torrioni del Castello Sforzesco.
La municipalità decise che la falda sotterranea doveva restare l’unica fonte di rifornimento idropotabile, scartando altre ipotesi di approvvigionamento da fontanili extraurbani, allora molto numerosi e alcuni anche con portate elevate, o da sorgenti montane. Fu in quel periodo che, grazie all’abbondante disponibilità idrica, vennero realizzati i primi bagni e servizi pubblici: consentivano l’accesso a prezzi popolari a stabilimenti balneari non proprio eleganti, ma funzionalmente non diversi da quelli che la popolazione milanese più agiata già da molti anni utilizzava, per esempio il prestigioso Kursaal Diana a Porta Venezia.
Venne presto costruito il secondo impianto di pompaggio, presso l’attuale piazza Firenze, al quale nel 1903 si aggiunsero la centrale Parini, presso l’attuale piazza della Repubblica, e la Armi: edificata nel 1904 è la più antica tra quelle ancora esistenti.
Alla fine degli anni ’20, quando gli impianti erano 17 con una capacità di pompaggio complessiva di circa 6.000 l/s, cominciò un modesto abbassamento della falda che costrinse a modificare il sistema di estrazione. Attraverso elettropompe ad asse, l’acqua veniva immensa in apposite vasche, da dove veniva successivamente pompata in rete.
Nel 1948 entra in funzione la centrale di San Siro su progetto di Gio Ponti e, negli anni Sessanta, iniziò ad evidenziarsi il problema relativo alla qualità dell’acqua, pesantemente contaminata da scarichi industriali non depurati. Col passare degli anni a causa del progressivo indiscriminato sfruttamento pubblico e privato, la falda cominciò a dar segni di “affaticamento“, fenomeno che si sarebbe invertito a partire dal 1975, conseguentemente alla chiusura degli stessi grandi stabilimenti che erano stati la causa principale del deterioramento dell’acqua di falda. In questo periodo nascono problemi legati all’innalzamento della falda, che ha portato fra l’altro a fenomeni di allagamento di sotterranei, parcheggi, metrò.
Citiamo di passaggio il caso Olona, che da decenni costituisce un grave problema in occasione di allagamenti dovuti a piene o piogge abbondanti.
Nel 1988, nel centennale della nascita della rete idropotabile, esistevano 34 centrali per una potenzialità di spinta di circa 30.000 l/s e l’acquedotto inizia ad introdurre tecnologie di potabilizzazione per garantire la qualità dell’acqua e assolvere agli adempimenti sempre più restrittivi della normativa europea in tema di limiti alla concentrazione di sostanze inquinanti nell’acqua. Il primo impianto di filtrazione, a carbone attivo, viene costruito nella centrale Vialba ed entra in funzione nel febbraio del 1992, e nel 1994 entrano in funzione le torri di aerazione nelle centrali Novara, Comasina, Suzzani, Chiusabella e Cimabue. Risale invece al settembre 2007 l’introduzione dell’impianto a osmosi inversa presso la centrale Gorla.
MM è responsabile della qualità dell’acqua distribuita e agisce nel rispetto delle disposizioni previste dal D.Lgs 31/01 del 2003. Attraverso il suo laboratorio di analisi, Metropolitana Milanese analizza ogni anno circa 190.000 parametri. I risultati vengono messi a disposizione dei clienti ogni trimestre attraverso la bolletta e il sito web. Il controllo continuo della qualità dell’acqua, principalmente in uscita dalle centrali e l’attuazione delle procedure interne consentono di attuare tempestivamente gli interventi necessari a garantire con ampio margine il rispetto dei valori di parametro prescritti.
Attraverso il sito milanoblu.com i cittadini possono prenotare una visita gratuita alle centrali di potabilizzazione o ai manufatti fognari:  vi assicuro che è un’esperienza emozionante che non ha nulla da invidiare all’analoga parigina!
KL-Cesec - MM Acqua 004Per finire, in organico ai servizi idrici milanesi vi sono ben 481 draghi: sono verdi e invece che fuoco e fiamme buttano acqua. Si, sono le fontanelle pubbliche, chiamate draghi verdi o vedovelle per il fatto che piangono costantemente dai cittadini ambrosiani, decisamente pudibondi rispetto ai piacentini che le appellano in ben altro modo…
Sono realizzate in ghisa nel tipico colore verde ramarro e vennero disegnate nel 1931 in concomitanza all’inaugurazione della Stazione Centrale. La prima venne posta in piazza della Scala e, tuttora esistente, differisce dalle altre per il fatto di essere in bronzo.
Non disponendo di rubinetto molti pensano che i draghi verdi generino spreco, ma non è così anzitutto poiché la quantità d’acqua erogata è irrisoria in confronto alla portata d’acqua distribuita dall’acquedotto: a fronte di un flusso totale istantaneo medio erogato di circa 7500 litri/secondo, la portata dell’insieme delle fontanelle è pari a circa soli 10 litri al secondo, inoltre il flusso d’acqua continuo dei draghi svolge l’importante funzione di mantenere l’acqua sempre in movimento, preservandone la freschezza e la buona qualità in corrispondenza delle tubazioni terminali cieche, le cosiddette “teste morte”.
Ricordo infine che la portata in uscita dalle fontanelle non viene inutilmente dispersa ma, attraverso la fognatura, raggiunge i depuratori e viene impiegata dai consorzi agricoli per l’irrigazione dei campi a sud della città.

Malleus

Milano: Per il diritto all’acqua, convegno promosso dal Forum Italiano Movimenti per l’Acqua

KL-Cesec VedovellaMilano: domani 18 gennaio dalle ore 14:30 alle 18:30 presso la sala convegni della sede provinciale ACLI in via Della Signora 3 avrà luogo il convegno Per il diritto all’acqua, promosso dal Forum Italiano Movimenti per l’Acqua e dedicato alla costituzionalizzazione del diritto all’acqua mediante la piena attuazione dei referendum del 2011. Durante i lavori, che prevedono di concludersi con un dibattito pubblico, si parlerà anche di un nuovo e legittimo sistema tariffario oltre che delle forme di finanziamento del servizio idrico.
Secondo gli organizzatori: “oggi, con l’approfondimento della crisi economica e sociale, il tema del diritto all’accesso all’acqua torna ad essere di stringente attualità anche in Italia. L’applicazione dei referendum, oltre ad essere elemento sostanziale del rispetto della volontà popolare, è un primo passo fondamentale nella direzione della piena realizzazione di tale diritto.
Per questo risulta decisivo avviare la discussione parlamentare e approvare la legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” e constestualmente ridefinire un sistema di finanziamento del servizio idrico integrato che utilizzi, oltre alla leva tariffaria, anche la fiscalità generale e la finanza pubblica“.
Il convegno si propone pertanto da una parte l’obiettivo di denunciare come il diritto all’accesso all’acqua sia, anche in Italia, messo in discussione a partire da un sistema tariffario illegittimo e da un sistema di finanziamento del servizio idrico non equo e insostenibile e, dall’altra, di avviare un ragionamento sulla costituzionalizzazione di tale diritto.
Previo saluto di un rappresentante del Comune di Milano e del Comitato Milanese Acqua Pubblica, al convegno interverranno:
Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano del Contratto Mondiale dell’Acqua, sul tema:
Il diritto all’acqua come battaglia globale
Corrado Oddi, del Coordinamento nazionale Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, sul tema:
Contro il sistema tariffario dell’AEEG, per il riconsocimento dell’esito referendario
Marco Bersani, giornalista e scrittore autore fra gli altri di Acqua in movimento, ripubblicizzare un bene comune e CatasTroika, le privatizzazioni che hanno ucciso la società, sul tema:
Il ruolo della finanza pubblica nel diritto all’acquaCome raggiungere il convegno